33. Mio

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Mia cognata è arrivata da almeno due ore, ma ha detto che si fermava da un'amica dell'università e mi avrebbe raggiunto per pranzo.

Mentre cerco di dare un senso a una frase, ricevo il messaggio di Marco

- hai tempo per pranzare con questo rompiscatole?- dice e posso sentire la sua voce divertita come se fosse qui

- ho sempre tempo per mangiare – rispondo senza pensarci oltre, ma visto che ha deciso che con me può fare l'enigmatico quanto li pare, non ricevo altro per cui mi limito a rileggere l'articolo per consegnarlo poi a Luca che lo deve rivedere.

<< zia >> mi sento chiamare dalla voce di mia nipote Giulia. Giusto per puntualizzare, ha una voce acuta e sottile come un canarino e ti rende alquanto sorda se piange.

<< ehi, piccola. Fai bella ogni giorno di più lo sai? >> la prendo in braccio e inizio a baciarla tra le sue risate

<< anche papà me lo dice >> dice con quelle guance morbide e paffute

<< lo so >> mormoro pensando a mio fratello che, poverino, non ci parlo da settimane

<< mamma non sta bene >> dice scendendo dalle mie braccia per andare da mia cognata Rebecca che, come posso vedere, ha un viso spento

<< ti ha fatto male il viaggio joker? >> chiedo andandole incontro, ma non sembra molto propensa all'umorismo oggi. Si muove verso la scrivania sedendosi con la testa appoggiata al tavolo

<< wow, è così che mi vieni a trovare? >> dico incapace di trattenere il sarcasmo

<< non so cosa mi prende >> mormora

<< cos'ha mamma? >> chiede Giulia, con gli occhi fissi su di lei

<< non lo so tesoro >> le dico piegandomi per arrivare alla sua altezza

<< che hai? >> le chiedo a mia volta incapace di trovare una spiegazione da sola

<< non lo so..io..stavo bene, poi guidando..gira tutto >> mormora con la voce smorzata

<< hai guidato in queste situazioni? >> quasi urlo, girandomi verso la bambina che traffica con il mio telefono. Avevo dimenticato la sua mania

<< no, stavo bene >> dice ma capisco che sta mentendo. Mi chiedo a cosa è dovuta questa sua testardaggine, a volte non capisco proprio perché le persone si ostinano a nascondere le cose. Perché si ostinano a farsi vedere forti quando non lo so.

<< Io.. ho paura >> Dice cercando ancora il mio sguardo, che viene interrotto quando qualcuno bussa alla porta. Per meglio dire, Marco bussa.

Entrambe lo guardiamo sorprese, con gli occhi spalancati di trovarcelo qui, ognuna per ragioni diverse.

<< Ma tu sei Marco che canta? >> chiede ingenuamente Giulia, che per merito mio ovviamente conosce benissimo chi è.

<< Sono proprio io, disturbo? >> chiede ancora fermo sulla porta. In mano ha una busta e alla schiena il suo immancabile zaino nero. Capisco il suo voler pranzare, sotto forma di sorpresa a quanto pare.

<< No, vieni. Lei é mia cognata Rebecca e lui è Marco.. >> faccio per presentarli, ma lei mi interrompe ridendo.

<< ok che sto male, ma so benissimo chi è. È un piacere conoscerti >> stringe la mano a Marco, che educatamente ricambia il saluto.

<< Non pensavo che intendessi questo per pranzare >> mormoro a Marco che mi fissa in cerca di qualcosa da dire. Io, sotto il senso di colpa per aver tenuto all'oscuro Rebecca, e anche gli altri in effetti, faccio finta di non avvertire il suo sguardo su di me.

Se sei come sei (Marco Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora