Ma che diamine..?
Daphne era andata a letto, o meglio, aveva passato tutta la notte sveglia a leggere fanfiction, con la convinzione che la mattina dopo non si sarebbe dovuta svegliare prima delle 10:00, sapeva che Alex doveva andare a scuola e per questo non si preoccupava di dovergli fare compagnia, infondo era in vacanza. E invece, erano le 5:30am, e lei era già sveglia a causa di rumori molesti provenienti dalla camera di fianco, ovvero quella del suo migliore amico.
Ma che cazzo stava facendo alle cinque di mattina?
Comunque, Daphne si alzò dal letto, si lavò la faccia e si mise la vestaglia con gli unicorni rubata anni prima ad Alex. Uscì da camera sua e scese le scale, la casa era avvolta da un silenzio totale (eccetto che per la camera di Alex), anche se erano solo le cinque il padre del suo amico era già uscito per andare a lavoro e la madre si sarebbe svegliata a breve per preparare la colazione. La ragazza si preparò un caffè e andò a berlo in veranda. Era primavera e le giornate erano fresche, almeno di mattina, con giusto quel po' di vento che non dava mai noia. Inoltre il prato e le siepi erano interamente coperti di brina. Daphne amava la primavera, non solo perché c'erano le vacanze, ma anche perché il clima era imprevedibile, una giornata di sole poteva trasformarsi in una tempesta, o viceversa, e tutto ciò a lei, contrariamente ad altre persone, non disturbava, anzi lo trovava piacevole. Daph si sedette sul dondolo che c'era in giardino,guardandosi intorno mentre finiva il caffè, dopo qualche minuto il suo sguardo ricadde sulla moto rossa parcheggiata poco lontano dall'entrata. La moto di Lottie. Si chiese cosa avrebbe pensato la ragazza una volta che, uscita di casa, non avrebbe trovato la sua preziosissima Harley Davidson ad aspettarla, probabilmente si sarebbe arrabbiata parecchio. Sperava solo che Dorian l'avesse avvertita. Poi si accorse di una cosa ancora più drammatica. Ancora un po' più in là stava parcheggiata un'altra moto. Quella di Dorian.
Ma che ci faceva Dorian qui a quest'ora?
Non ci stette a pensare più di tanto perché ormai erano già le 6:00 e quindi decise che era meglio andare a chiamare Alex, se era vero che Dorian era qui probabilmente sarebbero arrivati entrambi in ritardo a scuola. Dopo essere tornata in cucina per appoggiare la tazza del caffè e aver salutato la signora Sophie, che nel frattempo si era alzata e si era messa a preparare la colazione, salì in fretta le scale e si diresse verso la stanza del suo amico. Questa volta però si fece il favore di bussare. Non ricevette subito una risposta, ma dai rumori che attraversavano la porta, quali frasi del tipo <<D...dorian smettila, è m...mia mamma dobbiamo prepararci>> oppure <<Seriamente, sì, siamo in ritardo>> o anche <<Alex...ti sei scordato le mutande>>, si capiva che nessuno dei due era preparato all'eventualità che lei fosse davvero sua madre. Dopo un paio di minuti la porta si aprì e sulla soglia comparve Alex, con i soliti jeans aderenti, le converse rosa e una felpa bianca taglia xxxl con su scritto CRY BABY . Aveva tutti i capelli in disordine, le occhiaie erano ben visibili sotto gli occhi e un succhiotto violaceo faceva capolino dal colletto della felpa.
Quando il ragazzo si accorse che era solo lei tirò un sospirò di sollievo e la fece entrare.
-Scusami Daph pensavo fossi mia madre-
-Sì lo so, non è che la porta sia fatta di metallo-
Alex sorrise ingenuamente.
Dopo qualche secondo l'anta dell'armadio si aprì e ne uscì Dorian, che indossava solo i un paio di pantaloni stracciati, era scalzo e i capelli li ricadevano disordinati sulle spalle.
-Potevi anche dirmelo che era solo lei, così evitavo di morire soffocato nel tuo armadio- disse il ragazzo rivolto ad Alex.
-A proposito della morte, tu hai detto a Charlotte che la sua moto è qui vero?- chiese la ragazza.
Dorian non rispose, si limitò a prendere il telefono e digitare qualcosa mentre si infilava una maglietta grigia scollata di Alex che a lui stava stretta, facendolo sembrare un ballerino di Magic Mike.
Dopo due secondi ributtò il cellulare sul letto, e si voltò sorridendo verso la ragazza.
-Ma certo-
Sì, come no.
Dorian si sedette sul letto e si infilò gli anfibi, una volta pronto si voltò verso gli altri
-Allora- disse, indossando la giacca di pelle e avvicinandosi alla finestra -io ti aspetto giù, te muoviti-
Una volta terminata la frase fece un cenno con la mano in segno di saluto e si buttò giù dalla finestra.
Ad Alex e Daphne prese un colpo, ed entrambi corsero ad affacciarsi preoccupati, solo per vedere il ragazzo che, non essendosi fatto niente, si dirigeva furtivo verso la sua moto, cercando di non farsi vedere dalla madre di Alex che stava in cucina.
-Il tuo ragazzo è un pazzo- constatò Daphne.
-Lo so-
-Perché non fate fuga anche oggi? Da quanto ho capito ormai non dovrebbe essere un problema per voi-
-Oggi non possiamo-
-E perché no?-
-Abbiamo un assemblea in onore della nuova preside-
-Oh wow, quindi non farete comunque niente per tutto il giorno-
-Pare di sì- Alex sospirò, la questione della nuova preside lo metteva un po' in ansia, sperava di non trovarsi ad avere troppo problemi.
Verso le 7.00am il ragazzo uscì da camera sua, entrò in cucina e si infilò nello zaino un paio di merendine sia per lui che per Dorian, bevve un bicchiere di succo di frutta e uscì svelto salutando Daph e sua madre, facendo in modo che quest'ultima non si accorgesse del succhiotto e delle occhiaie evidenti.
Daphne lo vide correre fuori dalla porta, e pochi secondi dopo si sentì il rumore di una moto che partiva. Grazie al cielo la signora Sophie non parve collegare le due cose.
Dieci minuti dopo sentì un'altra moto dare gas, così uscì a controllare. Vicino alla 1200 Custom stava una ragazza alta circa 1.70, indossava una gonna nera sopra delle calze a rete e un paio di Demonia con le fibbie di metallo, un giubbotto di pelle con delle borchie sulle spalle e un casco nero che le copriva il volto, ma che lasciava intravedere i lunghi capelli corvini. Stava imprecando contro Dorian, lamentandosi del fatto che l'aveva avvertita in ritardo e che ora sarebbe arrivata tardi a scuola, e che le facevano male i piedi visto che aveva camminato fin qui con gli stivali. Daph diede per scontato che fosse Lottie, così le si avvicinò. La ragazza, che era già in sella alla moto, alzò la visiera del casco e la guardò. Gli occhi celesti erano contornati da un pesante trucco nero ma il suo sguardo non era comunque molto diverso da come l'aveva visto il giorno prima.
-Scusa per aver- iniziò a dire Daph.
-Non ti preoccupare, adesso quello stronzo mi sente-
Nonostante questa fosse una palese minaccia verso Dorian, Lottie non sembrava davvero arrabbiata, sembrava più che altro annoiata, come sempre del resto.
-Uhm, ok, comunque la tua moto è fantastica-
Lottie le sorrise, o almeno, sembrava un sorriso visto che aveva addosso il casco.
-Ci vediamo- disse, dopodiché partì.
Daph aspettò che la moto fosse scomparsa dalla sua vista, per poi rientrare in casa.
Una volta dentro si buttò subito sul divano, aveva appena acceso la TV che subito la signora Sophie comparve alle sue spalle.
-Cara, ti dispiacerebbe andare a fare la spesa??-
Evviva le vacanze.
-Ma certo, vado subito- rispose ostentando un sorriso e alzandosi per andare a cambiarsi.
***Okkei, scusatemi tantissimo, lo so che in questo capitolo non succede niente di interessante, però dovevo far evolvere un po' le cose (lo so,è la scusa che uso sempre, ma perdonatemi, è che a volte mi perdo in cose inutili e poi non riesco più ad andare avanti) vi giuro che i prossimi capitoli saranno più belli, ho in mente un paio di cosette, di cui spero di riuscire parlare, molto kawaii e yaoi. A proposito di yaoi, questo capitolo lo racconta Daph, ma dai prossimi torneranno i miei amati Dorian e Alex. Scusatemi ancora se vi ho fatto sprecare tempo. Grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa storia, vi adoro u.u***
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Goodbye Agony -COMPLETO-
RomanceAlexander si è appena trasferito a Cleveland, Ohio. Il suo primo giorno di scuola non è tra i migliori se non fosse per Dorian, un ragazzo di un anno più grande che sembra provare uno strano interesse nei suoi confronti... ATTENZIONE: questa è una...