Mi prende per il braccio e mi tira verso il ring.
La rabbia provata qualche minuto fa inizia ad affievolirsi.
Probabilmente se vedessi Will in questo momento, non riuscirei a controllarmi, lo butterei a terra e gli sfigurerei la faccia a furia di pugni.
Sento che mi sto trasformando in una persona nuova.
Pochi giorni fa non avrei mai pensato di concepire la rabbia.
Non sapevo neanche cosa fosse.
In realtà, avevo provato qualcosa di simile la sera prima della cerimonia della scelta, quando ero a tavola con la mia famiglia.
Ho sbraitato contro mio padre e ho rovesciato la sedia, quella volta.
Ma non era rabbia, era qualcosa di diverso, era frustrazione, paura.
Arriviamo sul ring.
"Colpiscimi" dice Logan posizionandosi davanti a me.
"Ma io non..."
"Dai, colpiscimi"
Non è facile.
Prima mi sono accanito contro un sacco, o meglio, contro quello che volevo immaginare fosse Will, adesso dovrei colpire il mio migliore amico.
C'è una gran differenza.
Non reagisco, e per quanto ci provi, non riesco neanche ad alzare il pugno per colpirlo.
Sono praticamente immobilizzato.
Lui mi provoca con dei colpetti alla spalla.
Io rido, perché sono colpi davvero leggeri, ma lui invece rimane serio e impassibile.
Smetto di ridere.
I colpi diventano sempre più duri e sempre più forti, fino a quando non mi porto una mano alla spalla per alleggerire il dolore.
"Reagisci" ordina Logan.
Nonostante le sue provocazioni non sento l'impulso di colpirlo.
Neanche se imitasse Will come ha fatto prima, lo colpirei.
"Scusa" dice lui abbassando lo sguardo.
Io lo guardo confuso. Perché si è appena scusato?
"Per cosa?"
"Per questo" risponde lui dandomi un pugno nello stomaco.
Questa volta il colpo è potente, e per un attimo sento che potrei cadere a terra.
Lui mi colpisce all'orecchio e mi fa perdere l'equilibrio.
Io cado e mi ritrovo sul pavimento, guardandolo confuso.
"Che stai facendo?"
Lui risponde con un calcio agli stinchi.
"Non voglio farlo. Ma devi reagire"
So che mi sta colpendo, so che mi sta facendo male, ma so anche che è solo un allenamento, che lui è Logan, non una persona qualunque.
Nonostante si sia chinato su di me e mi stia tirando pugni sempre più forti all'addome, non riesco a reagire.
Non riesco a colpirlo, non riesco a difendermi, non da lui.
È un blocco mentale, me ne rendo conto.
Noto la sua faccia mentre mi aggredisce.
È così diversa la sua espressione dal solito.
È affranta, dispiaciuta.
Chiude gli occhi mentre continua a colpirmi.
Non vuole vedermi soffrire, non vuole credere che mi sta facendo del male, seppure in un allenamento, a cui tra l'altro, gli ho pregato io di sottopormi.
Se lui può dimenticarsi di chi sta picchiando, lo posso fare anche io.
È questo che vuole no? Vuole che lo colpisca, non gli farei del male, giusto?
L'addome inizia a bruciare.
"Mi dispiace Logan" sussurro io.
Lui apre gli occhi, ma prima che possa rispondermi io lo spingo via da me con un calcio.
Lui barcolla e si allontana da me.
Io mi rialzo e mi metto con i pugni alzati davanti alla faccia.
Lui sorride, è compiaciuto che alla fine abbia reagito.
Ma l'allenamento di oggi ha un altro scopo.
Vuole che attacchi.
Cerco di concentrarmi sull'immagine di Will.
Cerco di identificarlo in Logan.
Mi tornano in mente tutti i supplizi subiti a causa sua.
Rivedo il coltello, l'acqua, il sangue.
Questo metodo però, non funziona.
Nello stesso momento in cui ripenso e focalizzo davanti agli occhi il mio corpo seviziato e torturato, la mia mente vede anche Logan che si prende cura di me, mi fascia il ginocchio, mi guarisce le ferite, si addormenta accanto a me in in infermeria.
Non posso pensare di fargli male.
Allora penso che il modo migliore per riuscire in questa impresa, sia non pensare affatto.
Ho una persona davanti a me, non importa che sia Will o Logan, ciò che conta, è che mi ha aggredito.
Svuoto la mente.
Se i Divergenti possono controllare le simulazioni, non dovrebbero avere problemi a controllare le proprie emozioni, il proprio cervello.
Mi butto su di Logan.
Lui però riesce a respingermi.
Adesso ha le braccia stese davanti a se, quindi ora la parte più esposta è la testa.
Sarebbe una mossa troppo prevedibile.
Fingo di assalirlo all'addome, invece lo colpisco all'orecchio con un movimento così veloce, che per un attimo mi chiedo se sono davvero io quello che sta lottando.
L'ho colpito forte e lui si massaggia la tempia.
Per un attimo ha un' espressione di dolore sul volto, ma poi sorride.
Questo mi sprona ad andare avanti.
Lui muove una mano per colpirmi, ma io gliela devio, proprio come avevo fatto durante la lezione precedente.
Provo a colpirlo a mia volta allo sterno, ma lui con un movimento scattante, riesce a schivarmi.
"Ricorda" dice lui mentre mi prende per il braccio.
Si ferma un attimo per continuare la frase.
"Un colpo a vuoto costa molta più energia di un colpo messo a segno"
Detto questo mi solleva sopra la sua spalla e mi sbatte a terra.
"Devi colpire solo quando sei sicuro di ciò che stai facendo"
Prova a tirarmi un pugno alla testa, ma io mi alzo troppo in fretta perché lui possa farlo.
Sembra ammirato dal mio gesto.
La mossa di fargli credere che lo stessi colpendo da una parte, per poi attaccarlo da un'altra, prima ha funzionato.
Credo si chiami finta.
Andiamo avanti così per circa un'ora.
Verso la fine dell'allenamento, lui mi sbatte di nuovo a terra, io faccio per rispondere ma lui mi fa cenno di fermarmi.
Siamo entrambi grondanti di sudore, e mi fa piacere vedere che anche lui lo è, perché vuol dire che battermi, non è poi così facile come sembra.
Vuole dirmi qualcosa.
"Ora ascolta" inizia lui mentre si trova in piedi accanto alle mie gambe, e io sono disteso sul pavimento.
"Hai imparato come colpire, hai imparato come difenderti, ma non sai ancora come reagire se fossi in una situazione talmente difficile da non riuscire a fare niente. Questa è la situazione"
Apro la bocca per chiedergli il motivo, ma poi capisco.
Io sono disteso a terra, invece lui è in posizione stante vicino ai miei piedi.
Potrebbe fare qualsiasi cosa ora, e io riuscirei a difendermi solo se mi colpisse con le mani.
"Will ti ha steso. Ormai pensi di avere perso. Tutti lo pensano. Stanno per consegnare la vittoria a lui. È in piedi vicino a te, potrebbe fare di tutto, potrebbe non avere intenzione di fermarsi. E siccome sappiamo che è un vile codardo, non ti colpirà con le mani, perché sa che tu potresti difenderti e rispondere. Lui proverà a darti un calcio."
Pone un piede in mezzo alle mie gambe, e alza l'altra gamba sopra al mio ventre, come se volesse calpestarmi.
"Cosa faresti adesso?"
Ci penso.
Non posso usare le gambe perché me le ha bloccate.
Non posso usare le mani perché se ne accorgerebbe e toglierebbe la gamba.
Non posso usare i piedi perché sono troppo lontani.
E allora cosa?
Forse non devo usare solo due di queste parti del corpo.
Forse devo usare tutto il corpo.
Lui si aspetta una risposta verbale, invece io rotolo di lato il più velocemente possibile e lo faccio cadere di fianco a me.
Aveva i piedi tra le mie gambe, sono riuscito a intrappolarli.
Lui ride cadendo a terra.
"Esattamente"
Rimaniamo distesi per qualche minuto.
Ci siamo allenati più del solito, e non era certo una lezione facile questa.
"Sono pronto?" Chiedo io con un sibilo.
Lui per qualche secondo non risponde.
"Si" dice alla fine.
"Ma dovrai continuare ad allenarti. Repetita iuvant*"
"Cosa?" Chiedo io ridendo.
"Lascia stare. Parole da Erudito" risponde lui ridendo a sua volta.
Continuiamo a guardare il soffitto distesi l'uno accanto all'altro.
"Ti ha dato fastidio, vero? Quando Will...cioè io ho insultato la tua fazione e la tua famiglia. E te stesso."
"Abbastanza" rispondo.
Lui si appoggia sui gomiti per riuscire a guardarmi negli occhi.
"Come? Solo abbastanza? Non si direbbe a giudicare da come hai colpito quel povero sacco"
Rido.
In realtà mi ha dato molto fastidio. Ma non me ne ero accorto, perché mi infastidiva, anzi, mi imbestialiva , molto di più quando insultava lui.
"Non era niente in confronto a quando hai detto che Logan Henderson era uno stupido fallito che non sarebbe mai diventato un Intrepido" dico io.
Lui accenna un sorriso e distoglie lo sguardo dai miei occhi.
"Nonostante queste parole gentili, non credere che ti lasci mangiare anche stasera la mia razione di riso e fagioli"
Ci guardiamo di nuovo e scoppiamo a ridere.
Non è una battuta così divertente in se, però è così bello essere qui, ci si sente così bene, che anche la barzelletta più stupida risulterebbe esilarante in questo momento.
Mi sento esattamente come quando abbiamo corso spingendoci per arrivare alla sede.
Eravamo liberi, felici e soli.
Mi mordo il labbro e rabbrividisco al pensiero che non gli ho ancora rivelato l'esito del test.
Avevamo promesso di dirci tutto da piccoli e quella promessa è tornata a galla quando gli ho rivelato di ciò che mi stava facendo passare Will.
Penso che questo sarebbe il momento perfetto per dirglielo.
In fondo sono solo due parole.
"Sono Divergente"
È semplice, no?
Solo due parole.
Ma quale potrebbe essere la sua reazione?
Potrebbe essere sorpreso, all'inizio, poi magari mi direbbe che a lui non importa, che non cambierà nulla tra di noi, che farà di tutto per proteggermi e per aiutarmi a nascondere questo segreto.
Non sarebbe meraviglioso?
Condividerlo con qualcuno.
Non chiedo altro.
Ma se la sua reazione fosse diversa?
Se si spaventasse, se mi odiasse per ciò che sono, se scappasse lontano da me, se mi lasciasse solo come farebbero tutti gli altri?
Se lo dicesse agli istruttori?
Se fosse proprio lui a spingermi in fondo al baratro?
No, lui non potrebbe.
Non potrò nasconderglielo per sempre, comunque.
"Logan..."
Dico con un sussurro.
"Si?"
Ha ancora il sorriso lasciato dalla risata di prima.
Perché rovinare un momento così bello?
Perché non posso stare zitto?
Glielo dirò, glielo dirò, ma non adesso.
Siamo così felici in questo momento, perché rompere questa serenità?
Mi mordo di nuovo il labbro.
"Niente" sentenzio alla fine.
-
*repetita iuvant: ripetere giova, in latino. Logan usa questa formula per ricordare a Kendall che nonostante abbia fatto notevoli progressi, dovrà continuare ad allenarsi per mantenere il suo miglioramento costante.
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//Kogan//Divergent//
FanfictionSiamo in una città del futuro dove i ragazzi raggiunti una certa età devono scegliere la loro fazione, una categoria che li accompagnerà per il resto della loro vita. Le categorie sono: -Abneganti, gli altruisti. rifiutano tutto ciò che comporta ego...