25. So tutto

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Thomas sbuffò dal sedile posteriore, mentre Lucas ridacchiava da quello anteriore. Non avevo neanche capito perché avessero fatto quel cambio rispetto al solito, ma non avevo commentato in nessun modo.

"Odio risentire le stesse cose duecento volte" borbottò Thomas.

"Allora tappati le orecchie, perché io voglio sapere. Lu, cosa è successo di così eclatante?" chiesi al mio minore, che da quando era salito in macchina era tutto sorrisi e risolini. E aveva esordito anche con la frase: "Papà, non sai cosa è successo oggi!".

"Indovina".

Avevo sempre odiato indovinare. Quello era più un gioco da Spencer. Evidentemente Thomas lo sapeva, perché venne in mio soccorso. "Lucas, se non ti muovi glielo dico io" lo minacciò e il più piccolo si girò a guardarlo con un dito sulle labbra.

"No! Ssh" reagì Lucas con la voce decisamente più squillante del normale. "Lo devo dire io".

"Lucas, amore. Cosa è successo?" chiesi ancora, impaziente di sentire ciò che aveva da dire.

"Ho un nuovo compagno di banco!" esclamò elettrizzato, continuando a ridacchiare.

"Davvero?" chiesi con un sorriso, nonostante non capissi perché quel fatto lo facesse gioire tanto. "E come si chiama?".

"Derek" mi rispose, prima di fare una smorfia buffa e stropicciarsi di conseguenza il naso con la mano.

"È nuovo?".

"No, papà! La scuola sta finendo. Perché dovrebbe venire a maggio? È arrivato all'inizio dell'anno. E adesso lo hanno fatto sedere accanto a me".

"E come mai sei tanto contento?" chiesi, voltandomi a guardarlo dopo essermi fermato al semaforo prima dell'incrocio che ci avrebbe condotti a casa. Semaforo che puntualmente e incredibilmente trovavamo rosso. O almeno, io trovavo rosso. Spencer invece, che aveva sempre guidato come una pazza, riusciva a trovare sempre il momento del verde, dichiarando che la sua era un'arte. Rabbrividii pensando a quella notte di mesi prima, quando mi aveva chiamato al cellulare dicendomi che i semafori quella sera sembravano essersi alleati contro di lei. E sì, forse lo avevano fatto.

"Perché è tanto simpatico. Non parla molto, ma mi ascolta e ride alle mie battute. Lo sai che ride un po' come te?" Lucas mi rispose con un sorriso luminoso.

"Ah sì?".

"Aiuto, ti immagini un bambino con la risata di papà? Inquietante" si intromise Thomas da dietro.

"Che vorresti dire, scusa?" sollevai gli occhi al cielo, prima di ripartire e proseguire verso la nostra abitazione.

"Che quando sarà più grande non si potrà sentire mentre ride" continuò il mio maggiore.

"Mi stai ferendo, Thomas. Sappilo" dissi, aspettando che il portone di casa si aprisse e noi potessimo entrare.

"Non è vero, papà. A me piace un sacco la tua risata" mi difese Lucas, che si stava già slacciando la cintura di sicurezza, ancor prima che parcheggiassi nel vialetto.

"Grazie, babe".

"E anche quella di Derek". Lucas ridacchiò e si fiondò fuori dalla macchina. "Devo dirlo alla mamma".

Io e Thomas scendemmo poco dopo. Recuperai lo zaino di Lucas e affiancai il mio maggiore.

"Dovresti preoccuparti più di Lucas che di me, papà" mi disse Thomas, battendomi una mano sulla schiena.

"In che senso?" chiesi confuso. Preoccuparmi di cosa?

"Non dirmi che non hai capito che Lucas è innamorato cotto di quel bambino" mi disse, sollevando gli occhi al cielo.

Avrò Cura Di Te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora