31. La quiete prima della tempesta

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"Come? Ma papà, è tra meno di un mese!" commentai, poggiando la chitarra per terra e guardandolo negli occhi. Perché ultimamente mio padre doveva rendermi partecipe di ciò che accadeva decisamente in ritardo?

"Lo so, Thomas".

"Ma sono appena iniziate le vacanze. Non puoi andare via adesso!" dissi, mettendo su il broncio.

I One Direction sarebbero tornati in tour. Avevano deciso di iniziare ad agosto e continuare fino a marzo. Adesso che tutti erano a posto e le cose erano tornate alla normalità, confermare quella notizia non era stato più un problema.

"Lo sai che siamo già in ritardo. Avremmo dovuto iniziare ad aprile" mi ripeté papà per l'ennesima volta. "Adesso tocca a voi scegliere, Tom. Potete venire con me per un mese o restare qui".

Ero ferito. Ero veramente dannatamente ferito.

"Io voglio venire con te, papi" si intromise Lucas, appena tornato nella stanza soltanto con le mutande addosso e una maglia tra le mani. Fece per indossarla ma si incastrò, non trovando l'apertura corrispondente. Era una maglia a maniche corte e mi chiesi se il caldo stesse dando alla testa di mio fratello, data la semplicità di quel compito.

"Vieni qui, Lu. Ti aiuto" gli disse nostro padre, ma Lucas si lamentò ed esclamò: "Ce la faccio, ce la faccio!". E ovviamente non ci riuscì, tanto che sbuffò prima di urlare: "Mi sono incastrato. Aaah".

Io mi misi a ridere, mentre Lucas raggiunse papà, che lo aiutò a indossarla facendogli passare le braccia e la testa nelle aperture giuste. Si trattava della maglia di un qualche giocatore dell'Arsenal che avevano comprato alla partita della settimana prima. Alla fine il fortunato proprietario del secondo biglietto di quella eclatante partita era stato proprio nostro padre. Avevano deciso di far scegliere l'accompagnatore a Lucas, che si era quasi messo a piangere dalla gioia quando aveva ricevuto il suo regalo di compleanno, e con sorpresa di tutti aveva scelto di portare con sé papà piuttosto che mamma.

"Dove hai lasciato i pantaloncini, Lu?" chiese l'uomo più grande e mio fratello si grattò la testa con la mano.

"Non lo so, non me lo ricordo. Ma c'è caldo. Possiamo andare in piscina?" chiese gettandosi sulla gambe di papà che gli passò una mano sui capelli un po' sudati. In effetti avrebbe dovuto tagliarli, ma Lucas si ostinava a dire di non averne bisogno.

"Sì, la mamma sta tornando a casa. L'aspettiamo e andiamo. Tom?" alla fine si rivolse di nuovo a me. Lo guardai semplicemente, in attesa. "Verrai in tour con me ad agosto o no?".

Io sospirai. Sapevo che Mya sarebbe rimasta in città e non avrebbe mai accettato di venire con noi se glielo avessi chiesto. "Non lo so. Devo pensarci, ok?".

E mio padre annuì soltanto, nonostante gli leggessi in faccia che non si aspettava da me quel tipo di risposta.

-

"Saresti dovuto andare con tuo padre". Era da una settimana che Mya continuava a ripetermelo.

"No, sto bene qui" borbottai, scacciando una formica dal telo che avevo steso per terra in giardino.

"Bene? Oh, Thomas io non credo proprio. Da quando tuo padre è andato via, sei sempre abbattuto. E adesso che anche tua mamma e Lucas lo hanno raggiunto, bene è l'ultima parola che dovresti usare".

Io non volevo litigare con la mia ragazza, davvero. Ma perché non capiva che se ero lì, l'avevo fatto solo per lei? Che mi ripetesse continuamente quanto stessi male non mi serviva a niente.

E comunque non aveva tutta la ragione, dato che avere casa libera e stare da solo per otto giorni non mi dispiaceva affatto. In Australia ci sarei andato un'altra volta.

Avrò Cura Di Te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora