10. Palestra

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"Le tue occhiaie sono preoccupanti".

"Non guardarmi in faccia, allora".

"Niall, è stato tuo figlio a dirmi questa frase su di te".

Io sospirai e puntai gli occhi su Liam, spostandoli da mia moglie. "Non so che fare, Li" la mia voce tremava. Riuscivo a malapena a tenere il contatto visivo con lui.

"Cosa vuoi fare, Ni? Devi solo aspettare".

Mi gettai i capelli indietro e tornai a guardare Spencer. Sembrava sempre più pallida ogni giorno. Sempre più magra. Sempre più lontana da me. "Non ce la faccio più ad aspettare. Più passa il tempo, più la speranza si affievolisce, lo sai?".

"Se perdi la speranza, è finita. Per te, per Thomas e per Lucas".

"Non sono mai stato positivo, Liam". In quei giorni tutta l'amarezza mi stava investendo tremendamente ed entrambi i miei figli se ne erano accorti.

Lucas mi stava praticamente appiccicato e Thomas mi aveva anche chiesto di fare pratica insieme nel canto. Avevamo provato degli acuti, come se potessero servirci da scarico, da sfogo. Ma in realtà mi avevano solo fatto stare peggio. Non pensavo ci fosse rimedio a quel dolore, a quell'angoscia che stavo provando. Solo il risveglio di Spencer avrebbe potuto sistemare tutto.

"Allora fingi, Niall".

Io ero un cantante, non un attore. Come avrei potuto fingere davanti ai miei figli? Sforzati. Glielo devi.

"Se non riesci a reggere tu, loro si autodistruggeranno con una forza maggiore. Lucas è solo un bambino, Niall".

"Che ha bisogno di Spencer" sussurrai senza guardarlo. Liam aveva così dannatamente ragione.

"E Thomas è ancora un adolescente".

"Che ha bisogno...".

"Di te, Niall" terminò lui senza lasciarmi finire la frase.

Voltai la testa per guardarlo. "Dici che dovrei andare da uno psicologo anche io? Rispondi seriamente".

Liam sollevò un sopracciglio. "No. Insomma, se pensi che possa farti stare meglio... ma tu hai me, Jane, Louis, Harry, Jake... se hai bisogno di parlare con qualcuno, siamo pronti ad ascoltarti".

Io mi misi le mani in testa e ridacchiai senza allegria. "Mi sento uno di quei depressi... Spencer non mi sopporterebbe".

"No, Niall. Spencer non sopporterebbe di vederti soffrire in questo modo".

Mi pressai le mani sugli occhi. Fingi. Fingi. Fingi. Fingi, dannazione. Liam ha ragione. Rimasi in silenzio per un po', con l'oscurità creata dalle mie mani davanti agli occhi che cercava di risucchiarmi.

Le mani di Liam si poggiarono sulle mie spalle, ma io non mi mossi. "Sai cosa mi ha detto Thomas?".

A quel punto mi voltai per guardarlo. "Perché mio figlio parla più con te che con me?" gli chiesi indignato.

Lui fece un mezzo sorriso. "Perché io sono lo zio saggio e non il papà depresso". Giusto. "Beh, mi ha detto che vuole provare ancora una cosa con te. E io sono d'accordo. Potrebbe farvi sfogare un po'".

"Se stiamo parlando di golf..." iniziai, ma lui mi interruppe.

"No, Niall. A nessuno importa della tua mazza...".

"Detto così è proprio brutto, amico" lo sbeffeggiai e lui sollevò gli occhi al cielo.

"Del tuo sport da vip. Così va meglio?".

Annuii. "E allora cosa?".

"La palestra. Da quanto tempo non andate a tirare un paio di cazzotti alla Payne voi due, eh?".

Avrò Cura Di Te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora