19. Che vergogna

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Mi sedetti di peso sulla poltrona davanti a papà nella nostra stanza di musica. Era da mesi che né io né lui mettevamo piede lì dentro. Ma da quando la mamma si era svegliata papà ci era tornato e ci passava anche ore intere.

Lui non mi degnò di uno sguardo, concentrato su ciò che aveva davanti a sé.

Dio, non riuscivo a credere che mi ero deciso di farlo davvero. Beh, però ero ancora in tempo per cambiare idea.

Papà non mi rivolse neanche la parola. Probabilmente stava aspettando che dicessi qualcosa. Oppure era talmente preso da ciò che stava facendo, che non si stava preoccupando di me.

"Papà".

"Sì?" mi chiese, senza sollevare lo sguardo.

"Posso farti una domanda?".

"Certo". Lo vidi disegnare un pentagramma a mano e ovviamente mi lasciai distrarre volontariamente.

"Stai scrivendo nuove canzoni?" gli chiesi. Era da poco prima dell'incidente della mamma che non aveva più scritto nulla.

"Mmh mh" annuì.

"Posso aiutarti? Ti prego" lo supplicai, avvicinandomi un po', ma lui sollevò lo sguardo e io mi bloccai.

"Da quanto non scrivi qualcosa?" mi chiese e io mi morsi il labbro.

"Ehm... da quattro mesi?".

"Bene, allora non puoi aiutarmi" disse, riabbassando la testa con un sorrisino antipatico.

"Ma andiamo! Che significa?" protestai.

"Significa che se non ricominci a scrivere, io non ti permetto di aiutarmi" rispose lui tranquillamente.

"Ma papà! Non ha senso!" continuai ad andargli contro, cercando di ottenere ciò che volevo. Non capivo neanche il perché della sua decisione.

"Accumula tutto ciò che hai provato in questi ultimi mesi e scrivimi una canzone. Solo allora ti lascerò tornare a lavorare con me".

"Cos'è? Un compito a casa? O una punizione?" sbuffai infastidito, tornando a sedermi sulla poltrona di prima.

"Vedila come vuoi". Restammo qualche minuto in silenzio, lui intento al suo testo e io fermo con il broncio. "Era solo questo che volevi chiedermi?" mi chiese alla fine e io arrossii.

"No".

"Ti ascolto allora".

Io mi portai l'unghia del pollice alla bocca, indeciso su cosa fare. Dovevo dirlo? Papà stava attendendo in silenzio, proprio come aveva fatto quando ero entrato nella stanza.

Forse era un bene che non mi stesse guardando. "Quando hai dato il tuo primo bacio?". La sua testa si sollevò e i suoi occhi sorpresi si puntarono su di me. Ovviamente mi ero sentito andare a fuoco, ma non riuscivo a muovermi, né ad abbassare il viso.

"Bacio a stampo?" mi chiese.

"No. Bacio... bacio". Oh dannazione.

"A quattordici anni. Con Holly, la ragazza che avevo quando sono entrato ad X-Factor" mi rispose e io mi sentii sprofondare. Abbassai il viso.

"Capisco" dissi deglutendo.

"Perché?". E ovviamente dovevo aspettarmi quella domanda.

"Solo curiosità" borbottai, guardandomi le mani. Dannazione, dovevo smetterla di arrossire.

Papà spostò la roba che aveva davanti a sé e incrociò le braccia sopra al tavolo. "Bene, chiacchieriamo un po'" mi disse e io mi sentii mancare.

Avrò Cura Di Te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora