Nadine chi?

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Mi urla rabbioso e stento a riconoscerlo mentre elaboro ciò che mi sta dicendo. Non riesco davvero a comprendere cosa intende perché continua ad urlare istericamente frasi senza senso. Sembra non avercela con me in realtà. Lui... Lui sta urlando alla bambina? Continua a fissarla e gridare.
"Lei non è Nadine! Non è Nadine.. Non è Nadine.. Non è Nadine!"

Continua a ripeterlo come un mantra e inizia a farmi paura. Porta le mani alla testa e strilla tirandosi i capelli. Ma che sta succedendo?! Mio dio è straziante. Cerco con lo sguardo gli occhi di Adrian per aiutarmi a capire ma è terrorizzato e trema mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime sforzandosi di non farle venir giù.
D'un tratto Ernest solleva nuovamente il capo e lo vedo venire spedito verso me e la bambina. D'istinto la stringo più forte cercando di rassicurarla ma la figura dinanzi a me mi intimorisce. Mi guarda fisso negli occhi facendo sbarrare i miei.

"Lei è figlia del diavolo! È colpa sua!"
"Ernest ma cosa sta dicendo!? È solo una bambina! Perché parla in questo modo? Che colpe può mai avere?"
"Devi mandarla via! Io non la voglio vedere!"
Questa volta è ad Adrian che si rivolge ma sono io a rispondergli prima che possa parlare.
"Come può mandarla via!? È sua figlia! Non può abbandonarla come ha già fatto sua madre!"
Purtroppo le mie parole sembrano risvegliare ancora di più la sua ira e io sono stravolta dal modo in cui Adrian è rimasto completamente paralizzato da questa situazione.

"No! Non lo devi dire! Non lo devi dire! Lei non è sua figlia! È colpa sua!"
"Papà basta! Lei è mia figlia e non la abbandonerò, hai capito?!"
Finalmente Adrian pare ridestarsi dal suo mutismo e risponde animatamente a suo padre che sembra essere completamente impazzito!
"No! No! Non è tua figlia cazzo! È colpa sua se la mia Nadine è morta!"
"Morta? Ma che sta dicendo Ernest! Lei è qui proprio tra le mie braccia! Adrian... Ma che sta succedendo... Di cosa parla?"

Solo ora mi accorgo che anche Hanna è qui nella stanza. È rimasta in silenzio sconvolta da suo marito proprio come suo figlio. Tuttavia è proprio lei a parlare.
"È solo il dolore a farlo parlare... Ti prego, lo devi scusare..."
Anche Hanna ora è in preda ai singhiozzi mentre Ernest si sporge ancora per aggredire me e la bambina.
"Doveva morire lei!"
Spalanco gli occhi dalla mostruosità uscita dalla bocca di quest'uomo. Non mi importa quanti anni ha. Non importa quanto ha sofferto e come il dolore lo abbia consumato. Non gli permetterò di dire che la mia bambina dovrebbe morire! In un moto di impeto, mentre con un braccio tengo ancora Nadine, con l'altro lascio partire uno schiaffo con tutta la forza e la rabbia che ho dentro, in direzione di questo pazzo di fronte a me. Rimangono tutti scioccati dal mio gesto ma ancor più dalla reazione di Ernest che si accascia a terra stringendosi le ginocchia al petto e iniziando a tremare. Sta piangendo come un bambino e non può che farmi pena perché appare sconfitto e disperato.

"Ri-rivoglio la mia bambina....."
Ma che sta dicendo?
"Ridatemi indietro la mia bambina... Lei non è mia figlia..."
Mio dio sta vaneggiando.
"Non è la mia bambina... Lei non è la mia bambina.. Non è figlia sua! Lei è figlia della mia Nadine.."

Come? Ho una gran confusione in testa e non riesco a comprendere bene cosa sta succedendo davvero. Ernest sembra inghiottito dal dolore ed Hanna silenziosa cerca di farlo rialzare per riportarlo in camera da letto. Adrian affianco a me continua a tacere rimanendo col capo chino.
Nella mia mente balena un'ipotesi che spiegherebbe molti miei dubbi. Una domanda che forse avrei dovuto fargli già tempo fa ma che per paura non gli ho mai rivolto.

"Adrian... Come si chiamava tua sorella?"
Alza il capo e senza rispondere indirizza lo sguardo verso sua figlia.
"Si chiamava Nadine?"
Annuisce ma non parla e io ho necessariamente bisogno di chiarimenti, per cui gli chiedo chi è la madre, sospettando a questo punto la risposta.
"Tua sorella Nadine è la madre della bambina?"
Tace facendo ancora cenno di si con la testa.
Oh mio dio. Ma allora....
"Quindi lei non è tua figlia ma è tua nipote?"
"No! Lei è mia figlia! Io gliel'ho promesso!"
"Adrian ti prego, permettimi di capire cosa è successo nella tua vita... Ne ho bisogno..."
"Lei... Lei è morta poche ore dopo la nascita di Nadine... Prima di morire però mi ha fatto promettere di prendermi cura di lei come se fosse mia figlia. All'inizio ero così disperato per la sua morte che ho iniziato a drogarmi e bere. So che non è una giustificazione e non ho intenzione di arrancare scuse, ma lei era la mia vita. La mia gioia. La mia metà perfetta. E quando se n'è andata una parte del mio cuore ha smesso di battere proprio come il suo."
"Amore mi dispiace così tanto... Scusami.. Io non immaginavo minimamente che potesse esserci tutto questo dolore dietro."
"Mio padre non riesce a darsi pace. Si ritiene responsabile di tutto e non sopporta la presenza di Nadine perché le ricorda tanto mia sorella. Eravamo gemelli e chiaramente hai visto somiglianze anche in me, ma lei... Lei è identica a sua madre. Ma questo per lui sembra rappresentare una condanna. Quando mi ha tirato fuori dal carcere e ho preso la decisione di crescerla come fosse mia, lui ha deciso di escludere entrambi dalla sua vita."

Ora mi è più chiaro perché lui difendesse così tanto la madre della bambina, e purtroppo ora so che il motivo per cui non avrei dovuto temere che lei tornasse a riprendersela è perché è morta. Ancora però non riesco a capacitarmi della crudeltà con cui si è accanito su questo esserino indifeso che non ha nessuna colpa.
"Adrian... Che fine ha fatto il padre.... Non è mai venuto a cercarla?"
"No Lara. Ti sbagli. Sono io il suo unico padre."
"Amore lo so... Scusami. So che è tua figlia e sai che per me è come se fossimo già una famiglia. Ma mi chiedevo soltanto se il padre biologico fosse a conoscenza della sua esistenza."
"Ha abbandonato entrambe appena ha saputo che lei era incinta. È solo un vigliacco e io..."

Osservo il suo viso contrarsi in una smorfia di rabbia. Contrae entrambi i pugni fino a far diventare bianche le nocche delle sue mani ed in quel momento capisco che ha bisogno di tornare in se. Mi avvicino a lui con ancora Nadine in braccio e strofino il mio viso su e giù lungo il suo collo.
"Avrei voluto solo che me lo avessi detto. Che avessi condiviso il tuo dolore con me."
"Io volevo solo che tu la accettassi come mia figlia perché per me è quello che rappresenta."
"E l'ho fatto... Poi perché non me ne hai parlato allora?"
"Sono solo un codardo... Non avevo il coraggio di affrontare il dolore. Però credimi piccola, non era per mancanza di fiducia che te l'ho tenuto nascosto."
Lo stringo teneramente a me rassicurandolo. Dietro il suo aspetto da duro continua a nascondere sempre le sue fragilità.
"Shhhh... Lo so amore. Dovevi pensare al bene di tua figlia prima di tutto."
"Gliel'ho promesso."
"Lo so.. Ora ho capito."

Attimi di silenzio si susseguono per qualche minuto. La situazione è tesa ma cerco di smorzare un po' i toni mentre trascino Adrian sulla sedia a dondolo all'angolo della stanza e lo faccio accomodare mentre mi adagio su di lui cullando Nadine tra le mie braccia.
"Mi dispiace di aver dato uno schiaffo a tuo padre... Penso che non vorrà vedermi più dopo oggi."
"Ti apprezzerà ancora di più per esser stata così sfrontata e coraggiosa.... E io ti ringrazio e ti amo per aver difeso Nadine in quel modo... Lui... Non è cattivo, è solo che non ha superato la morte di mia sorella... Ma del resto è troppo presto e nessuno di noi l'ha fatto."
So che non è il momento ma questi fatti venuti alla luce penso che un po' abbiano cambiato la situazione in generale.
"Ci dovremmo nascondere ancora?"
Sospira forse non sapendo bene cosa fare.
"Non lo so... Te l'ho detto, la mia è solo prudenza, ma penso che non sia ancora il momento di dirlo apertamente a tutti. Abbi solo un altro po' di pazienza. Passerà presto, promesso..."

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