Settantadue. Ne sono passate settantadue. Non sto parlando di minuti. No. Sto parlando di ore. Tre fottutissimi giorni passati ad aspettare di rivederlo. Una chiamata. Un messaggio. Un cazzo di segnale di fumo o un fascio di luce nella notte come Batman. Mi aspettavo qualcosa ma non è arrivato un bel niente. Domani è il mio compleanno e a questo punto non so nemmeno se saremo insieme a festeggiarlo. Avrei potuto chiamarlo tramite il suo numero segretissimo adibito per le ristrettissime emergenze del cazzo che mi ha gentilmente elencato più e più volte anche mentre scopavamo. Ma non l'ho fatto. Non ho chiamato. Il motivo? Può veramente andarsene affanculo questa volta. Il mio compleanno. Domani è il mio compleanno cazzo! Se si azzarda a dimenticarsi di me quel giorno, ha chiuso. Stavolta per sempre, lo giuro! Può tenersi le sue mega scopate da infarto. Può tenersi il suo corpo magnifico e scolpito nel marmo. Non cederò. Non se dimentica il mio compleanno! E non me ne frega un cazzo di niente nemmeno se dietro a tutta questa merda ci sia la CIA o il KGB. Fanculo pure i servizi segreti e tutti i suoi fottuti segreti in generale.
Sento dei rumori provenienti dalla cucina. Qualcuno è entrato in casa. Jessy è fuori fino a domani a pranzo. Luke dorme da Alan. O è Adrian o è qualcun altro che vuole rapirmi e torturarmi in qualche garage o casale di campagna abbandonato, ma sfortuna vuole che sono così incazzata che farò il culo a chiunque dei due si presenti davanti ai miei occhi!
"Amore...."
Ah è il mio dolce fidanzato. Amore un cazzo!
Rimango in silenzio mentre si avvicina a me e poggia un ginocchio sul letto sporgendosi per baciarmi. Accidentalmente gli faccio sbagliare mira. Cosa pensa di venire qui dopo settantadue ore di silenzio e pretendere di baciarmi come se niente fosse?
"Piccola cosa c'è?"
Ah se n'è accorto almeno che c'è qualcosa che non va! Strano che mi abbia salutata! Di solito viene e mi scopa senza nemmeno dire ciao!
"Va tutto bene? Ti fa male la pancia?"
Ma perché delle volte è così coglione!?
"Forse hai mangiato troppo?"
I miei occhi saettano nei suoi e lo inceneriscono. Come osa dirmi che ho mangiato troppo! Se anche lo avessi fatto è davvero l'ultima cosa che un condannato a morte come lui dovrebbe dire per migliorare la sua situazione. Si sta guadagnando un posto sulla sedia elettrica molto velocemente.
"Ok... Forse parlare di cibo non è un buon argomento. Mi dici cos'hai? Parlami.... Dimmi qualcosa o fammi per lo meno un segnale di fumo!"
Occhi inceneritori. Lo odio. È ufficiale.
"Sai Adrian, è strano che proprio tu parli di segnali di fumo..."
Lo dico lentamente cercando di sottolineare le ultime parole, mal celando il mio scontento.
"I segnali di fumo sono esattamente il minimo che tu avessi potuto fare per me negli ultimi tre giorni. Giorni molto silenziosi in cui non solo non ci siamo visti ma tu hai accuratamente evitato ogni metodo di comunicazione con l'emisfero Lara."
"Piccola lo sai che non posso e...."
Occhi inceneritori. Occhi inceneritori. Occhi inceneritori.
Si ferma. Saggio da parte sua.
"Ho controllato ogni giorno il mio cellulare. La mia mail. La cassetta della posta. Il davanzale."
"Il davanzale?"
"Si. Il davanzale, in attesa per lo meno di un cazzo di piccione viaggiatore che portasse tue notizie!"
"Non fare così ti prego..."
Occhi inceneritori. Abbassa lo sguardo. Bravo bambino. All'improvviso scatta.
"Sei diventata proprio una despota!"
Spalanco gli occhi ma mi riprendo subito serrando le labbra in una linea dura e arricciando il naso incattivita.
"Tu! Piccolo stronzo!"
Mi lancio addosso a lui facendolo finire rovinosamente per terra e mordendogli una spalla affondando i denti in profondità. Non se l'aspettava e dopo i primi istanti concitati cerca in qualche modo di farmi mollare la presa strattonandomi di qua e di la per capovolgere la situazione. Ma sono così arrabbiata che ho l'adrenalina a mille è l'unica cosa che riesco a pensare e ha mordere più forte!
"Lara basta!"
Urla mentre scoppia a ridere. Ride!
Mollo la presa sistemandomi meglio sul suo bacino con i palmi aperti sul suo petto.
"Non ti ho nemmeno fatto male!"
Lui nega con testa sorridendomi con quella faccia tosta.
"Sei bellissima..."
Alzo gli occhi al cielo.
"Non puoi dirmi che sono bellissima!"
"Ma lo sei....."
"Certo che lo sono! Non essere ridicolo... Ma non è questo il punto! Non può bastare per farsi perdonare!"
"Veramente io pensavo anche di...."
"Non può neanche bastare scoparmi se è quello che vuoi lasciarmi intendere velatamente muovendo in questo momento i fianchi!"
"Certo che no! Non lo sto facendo mica velatamente!"
"Oooh! Falla finita Adrian!"
Sollevandomi da quella posizione lo sento digrignare i denti contrariato. Ma che si aspettava... Che lo accogliessi a braccia aperte? Anzi a gambe aperte a quanto pare!
Dopo interminabili minuti di silenzio in cui ha pensato bene di tacere lo informo della decisione che ho preso in questi giorni.
"Ho intenzione di acquistare un appartamento."
Siamo distesi uno accanto all'altro col viso rivolto al soffitto e le mani tenute in grembo, mentre lui volta il suo viso verso di me per scrutarmi.
"A che ti serve un appartamento? Tra qualche mese andremo a vivere al Resort."
"Non ho intenzione di vivere in un albergo tutta la vita!"
"Non so se offendermi perché lo hai chiamato albergo e non vuoi viverci o sentirmi felice perché pensi che vivrai con me per tutta la vita..."
"Potresti anche non esserci più tu in quell'albergo e io continuare a viverci lo stesso!"
Alzo le spalle con fare ovvio giusto per innervosirlo un po' ma non sembra funzionare anzi, sembra avere un effetto diverso e completamente inaspettato.
"Potremmo vivere nella dependance. Libellula sembrava piacerti molto... Potresti sistemarla come più ti piace..."
Questa volta sono io a voltare il viso nella sua direzione. Ed è così che ci troviamo faccia a faccia mentre entrambi spostiamo il busto uno di fronte all'altro.
"Adoro Libellula.... È perfetta così com'è..."
La sua mano grande e calda scivola sul mio viso ora più rilassato tracciandone i contorni nella semi oscurità della mia stanza. C'è silenzio tra le mura di casa e si sentono solo i rumori di qualche auto che sfreccia in tarda notte ad una velocità un po' troppo sostenuta. Sono stranamente rilassata adesso e le carezze di Adrian mi fanno sentire tranquilla e rassicurata.
"Adrian... Secondo te cosa dovrei farci ora con centocinquantamila sterline?"
"Non lo so... Potresti comprare scarpe e vestiti, o gioielli, o..."
"Ma sono centocinquantamila sterline!"
"E non ti serviranno visto che diventerai mia moglie. Penserò io a te d'ora in poi quindi perché non usarli per un po' di shopping?"
"Un po' di shopping? Cent-.."
"Si lo so. Centocinquantamila sterline. Un auto?"
"Ho già un auto a che mi serve?"
Non capisco il motivo della sua risata in questo momento ma penso che dovrei coglierlo come un'offesa.
"Quella non è un auto. È un surrogato di un mezzo di locomozione. Dovresti comprare una Maserati. Quella è un auto."
"Non spenderò un patrimonio solo per una macchina!"
"Potresti acquistarla di seconda mano... Centocinquantamila non sarebbero comunque bastati."
"Cosa?! La tua auto costa più di centocinquantamila sterline?! Ma che avete nel cervello voi fottuti ricchi!"
"Puoi prendere la mia se vuoi. Ne comprerò un'altra... In fondo diventerà tua comunque dopo il matrimonio."
Questa consapevolezza mi stravolge per un momento. In quanto sua moglie metà dei suoi beni saranno praticamente miei e io sono assolutamente contraria a questa visione del matrimonio. Amo Adrian e non nascondo che la sicurezza economica è importante e mi rassicura per il futuro, ma non voglio i suoi soldi. Amo lui e non il suo conto corrente a tanti zeri. Tantissimi zeri a quanto pare se parla di acquistare auto che costano quanto appartamenti neanche fossero pacchetti di chewing-gum.
"Non voglio la tua auto. Non ne ho bisogno. Ho già un'auto. Cos'ha che non va?"
"È una Smart."
"Ehi... Non dirlo con quel tono. È un'auto comoda e pratica."
"È piccola e non è sicura. I nostri figli non saliranno su quella trappola mortale!"
I nostri figli. Nostri. Non avevo mai concretamente pensato che avremmo avuto altri figli oltre a Nadine. O almeno non subito. Sento uno strano calore avvolgermi e non sono solo le sue braccia. Siamo cambiati così tanto negli ultimi mesi. Sono più forte. Più caparbia. Non permetto a niente e nessuno di piegarmi, ma poi mi sciolgo, mi plasmo completamente tra le mani di Adrian che sempre più spesso mi stringe a se. Continuo ad accarezzargli la testa dopo il sesso ma è diventato più un mero gesto di amore e non di rassicurazione. Anche quando sono io a prendermi cura di lui mantiene le sue spalle forti come a dimostrarmi quanto è diventato uomo pur rimanendo ai miei occhi semplicemente il mio bambino."Che ne pensi di una Ford?"
E il suo sguardo disgustato mentre glielo dico mi fa sorridere scaldandomi ancora una volta il cuore.
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AMAMI e basta...
RastgeleDopo l'ennesima bugia di Adrian, Lara vedrà in se stessa un forte cambiamento. Cercherà di cambiare vita e ricominciare ma non troverà un Adrian disposto a lasciarla andare. Non questa volta. Nuove scoperte metteranno a dura prova il loro rapporto...