29.

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Quando torno a casa, decido di farmi la doccia, mentre Ed, Becky e Brian fanno una passeggia in giardino. Se non fosse per le gambe doloranti (grazie gravidanza) e per le varie nausee sarei andata anch'io, a godermi il meraviglioso tramonto, che ora sto guardando dalla finestra.
Dopo essermi immersa in un bagno di crema corpo, mi guardo allo specchio. Guardo la mia pancia di profilo, e si può notare un piccolo rigonfiamento nel basso ventre. Bene tutto procede (per ora).
Decido di mettermi una maglia attillata, in modo che si intravedano le forme, ovviamente poi infilo i pantaloni della tuta, i migliori amici delle donne in status  di gravidanza.
-ciao- sussurra una voce, dalla porta -posso entrare?-
-certo che puoi- dico, aprendo la porta.
-come stai?- chiede Becky, con il suo outfit tutto a pois.
-bene, credo...-
-e così... domani è il giorno- afferma fiera.
-scusa?-
-oh andiamo sorellina... domani arriva Sydney-
-oh certo... ora ricordo- affermo, con un sorriso nervoso. Per fortuna non ha scoperto dell'ecografia, altrimenti sarebbe impazzita. Meglio così.
-dov'è Ed?- chiedo cambiando discorso.
-è giù a parlare con Brian.. a quanto pare mio marito vuole vendere le chitarre di Ed- dice in tono abbastanza scherzoso.
-venderle?- chiedo sgranando gli occhi.
-si... per fare qualche soldo... per la camera di vostro figlio-
-Becky... Brian non si deve preoccupare di questo... abbiamo abbastanza soldi per comprare dei mobili... perché vedere le chitarre in salone?-
-non ho idea sorellina-
Perché mio fratello si deve far carico di cose che non gli riguardano? Forse tiene a te, Ginny..? O forse no.
Una volta scesa in cucina, per preparare la cena, sento Ed, in giardino che sta sbraitando contro il telefono.
-TI HO DETTO DI NO!- urla a tutto fiato -NON MI IMPORTA. LO ANNULLI SE È NECESSARIO.... TI HO DETTO CHE NON POSSO! NO. NON POSSO STASERA. NO. DOMANI HO UN IMPEGNO. BASTA! NON DARMI ORDINI. NON SONO UNA MARIONETTA!- dice riattaccando in faccia il telefono a qualcuno.
Quando rientra, noto che ha delle occhiaie scure, che fanno a pugni con il colore dei suoi occhi. Puzza di fumo. E con sé non ha il pacchetto.  Si è fumato un pacchetto.... è nervoso. Meglio non trasmettere la mia energia nervosa. Okay Ginny... devi farlo calmare... ma come?
-ciao- dico, affettando dal ripiano un po' di pomodori e verdura varia.
-ciao- sbiascica stanco.
-con chi stavi parlando?- chiedo gentilmente.
-stavo solo... beh ecco.... era il manager... il tour parte tra una settimana e mi vuole quasi sempre in studio...-
-capisco... e tu come l'hai presa?-
-gli ho detto che non voglio... come hai sentito, non mi faccio dare ordini. Non ora-
- Ed... senti hai bisogno del tour... io me la caverò... Becky starà con me... con noi- dico rassicurandolo.
-no... ho detto che per un po' posso fare ammeno del mondo dello spettacolo... insomma... ho passato cinque anni di notti insonne, a registrare e ora voglio godermi del tempo libero...-
-è per colpa mia vero?- dico, posando il coltello.
-no, certo che no... che ti viene in mente- dice prendendo con le sue mani il mio viso -è solo lo stress... lavorare quasi sei anni ininterrottamente non è un bene-
-già- dico, facendo un piccolo sorriso.
Mi bacia.
Ricambio.
-ti amo- sussurro, mentre guardo i suoi occhi azzurri.
-tanto- sussurra lui, baciando la mia fronte.
Annuisco.

Per cena, Becky si è offerta di cucinare al mio posto, perché altrimenti come lei stessa ha detto "ti stanchi troppo", ho ringraziato ma ho voluto comunque cimentarmi come cuoca, dato che sono stanca di pizza e cose ordinate al cinese o al fast food. E poi devo iniziare a mangiare sano, e anche non devo sforzarmi più di tanto.... come ha detto il dottore.
-no.. tranquilla faccio io- dico, soffriggendo un po'di verdura.
-Ginny... forse è meglio se ti vai a sdraiare sul divano... qui ci penso io- afferma Becky cacciandomi dalla cucina.
-Sei una stronza- dico  con il broncio.
-su su-
-Becky... sul serio ce la faccio... e poi se cucini tu... beh... alla fine si prende la pizza quindi....-
-e va beh fai tu allora rompiscatole-
-grazie- dico sorridendo.
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Dopo cena, Becky e quella scimmia di Brian si apportano nella loro stanza, mentre io e Ed ci godiamo la televisione in soggiorno.
Guardo Ed, perché il programma televisivo è noioso... e lui non lo sta cagando si striscio... sta pensando a qualcosa... ha uno sguardo afflitto.
-che hai?- dico, accarezzandogli una delle sue braccia che mi stringono delicatamente.
-chi io?-
-no... la fata turchina.. si tu...-
-penso- dice sussurando.
-e  a  che pensi?- chiedo.
-emh... a noi-
-Ed... te l'ho detto... se non vuoi io...-
-non è quello... è che ormai i giornali non parlano d'altro.. e poi con la notizia del mio ritiro i paparazzi si metteranno sotto questa casa per degli stupidissimi scatti-
-e allora noi compriamo un cane da guardia- dico accennando un sorriso.
-guarda se il problema si potesse risolvere così... l'avrei fatto da tempo-
-ma siamo destinati ad un orda di gente con macchinette fotografiche-
-e ai flash... non dimenticare quelli-
-giusto- dico, mettendo la mia testa sul suo petto, per ascoltare il suo battito cardiaco.  Non è regolare. Anzi è più veloce del solito.
-Ed... calmati... non ti fa bene questo ritmo cardiaco-
-mi calmerò quando avrò trovato un modo per tenervi al sicuro-
-Amore... non puoi più.... ormai noi siamo la notizia...-
-No.. se vogliono qualche donna incinta che vadano in periferia da qualche famiglia.. a te non devo torcere nemmeno un capello-
-ehi bulldozer calmati... parli come se fossi un soldato-
-senti... voglio che tu abbia una vita felice capisci?-
-sto facendo una vita felice... non mi importa di persone che fotografano la mia pancia... io voglio solamente restare qui con te-
-va bene- dice arrendendosi.
-ti amo- sussurro avvicinando il suo viso al mio. 
Ci baciamo. Forse è uno dei baci più liberatori per Ed, perché non l'ho mai sentito così nervoso da quando sono qui.
La notte, la passo un bianco: con Ed che si agita,  e con la mia lancinante nausea il sonno vola in un batter d'occhio. Quindi, decido di guardare Ed dormire. Sembra un angelo con la sua aureola ginger e con un filino di barba in più. Dovrebbe tagliarsela.
Cerco le sue mani. Lui apre mezz'occhio, e sorridendo mi attira a sè. Poso l'orecchio vicino al suo petto, e lentamente gli carezzo i capelli con la mano libera.




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