Capitolo 1

342 35 28
                                    

Sono sempre stata una ragazza tranquilla, seria, che cercava di seguire le regole e non dava mai problemi.

Sono cresciuta con mia madre, senza una figura maschile perché mio padre morì in un incidente quando io non ero neppure venuta al mondo.

Dev'essere stato a causa di questo fatto che ho cercato di essere una figlia modello. Mamma aveva già abbastanza preoccupazioni e non volevo crearne altre.

Mia madre non si è mai sposata, mio padre è stato l'unico suo amore, così non ho mai avuto fratelli.

Siamo sempre state io e la mamma, finché un cancro non me l'ha portata via quando avevo 17 anni.

In un momento, tutto il mondo cadde a pezzi, e non riuscii più a rimetterli insieme. Nel mio cuore si venne a creare un vuoto enorme che cercavo di riempire, senza successo.

Così da figlia modello mi trasformai in una ribelle scapestrata.

Dovetti andare a vivere da mia nonna, la quale non mi aveva mai vista di buon occhio (mia madre mi ha avuta fuori dal sacro vincolo del matrominio) e fu una convivenza difficile. La nonna mi rimarcava ogni giorno il fatto di essere un parassita, che viveva sulla sue spalle.

Non mi voleva e non ne aveva mai fatto mistero.

Stanca di quella situazione, finii in un brutto giro, fatto di sesso, alcol e droga, anche se quest'ultima non l'ho mai provata. E ci rimasi invischiata per almeno un paio d'anni prima di capire che a me stessa dovevo pensarci io perché al mondo non interessava per niente la mia sorte.

Appena diplomata, mia nonna mi cacciò di casa ed io vissi sul divano di alcuni amici prima di riuscire a trovare il mio primo impiego in una tavola calda.

Lì mi accettarono senza problemi, anche se avevo capelli blu e mi vestivo prevalentemente di nero.

Stranamente riuscii ad integrarmi nel giro di pochi giorni e lentamente tornai ad essere me stessa. Anche se lo stipendio era poco, riuscii a prendermi un monolocale ed a mettere da parte qualcosina.

Diventai amica di un paio di mie colleghe cameriere e della cuoca, una donnona coi capelli argento che sembrava il diavolo in persona, ma invece era buona come il pane. Mi diede persino una lettera di referenze quando gli dissi che avrei dovuto trasferirmi, a causa dell'affitto troppo alto.

Mi fecero una piccola festicciola d'addio e così capii che valevo qualcosa, ero importante, anche se non ci credevo, esisteva qualcuno che mi voleva bene.

Iniziai il nuovo lavoro con un entusiasmo che credevo perso per sempre e fu lì che lo conobbi.

Veniva tutte le sere, prima di iniziare il turno di notte. Aveva capelli neri come la notte più buia, in contrasto con gli occhi verdi splendenti come smeraldi.

Resistetti ben poco alla sua corte serrata e, quando caddi, lo feci a piè pari.

Lo sposai.

Prendemmo casa insieme, anche se fu intestata a lui, dato il reddito più elevato. I primi anni furono i più felici, quel vuoto che la morte di mia madre aveva creato si stava richiudendo pian piano.

Fu dopo il secondo anno di matrimonio che le cose cambiarono.

Su sua insistenza lasciai il lavoro, seppur a malincuore. Secondo lui, dovevo fare la casalinga, avrebbe provveduto lui ad andare al lavoro ed a mantenerci.

Lentamente mi allontanò da tutte le mie amicizie, adducendo strane scuse e dicendo che non erano al mio livello.

In breve, divenni una reclusa nella mia stessa casa.

Ma ieri notte...

Quello che successe...

Fu la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.

Chiudo gli occhi per non ripensarci.

Voglio dimenticare.

Voglio allontanarmi da lui quanto più possibile.

Voglio ricominciare a vivere.

E per riuscirci devo scappare.

RicominciareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora