Capitolo 31

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《Sarah... Finalmente...》Il suo fiato appesta l'aria attorno a me mentre mi passa sulla guancia la pistola. Il freddo metallo dell'arma mi fa rabbrividire.

Potrebbe uccidermi...

Per la prima volta nella mia vita credo che Bryan possa veramente uccidermi.

Certo, mi aveva picchiata, umiliata, violentata sia fisicamente che psicologicamente, e ho creduto di morire varie volte nel corso del mio matrimonio; ma non mi aspettavo che sarebbe accaduto in una piccola cittadina portuale proprio quando avevo ricominciato a vivere.

《B-Bryan...》Il suo nome esce dalla mia bocca come una preghiera.

Lui mi bacia violentemente; il bacio ha il sapore dell'alcol e della disperazione.

Mi disgusta fin nel profondo.

Come ho fatto ad innamorarmi di lui?

Come ho fatto a sposarlo?

Mi vengono le lacrime agli occhi, ripensando a quel periodo gioioso che è stato il nostro fidanzamento.

Ora è tutto così...

《Perché piangi?》chiede Bryan con un soffio di voce, ha cambiato tono.

Ora sembra quasi triste.

《Io... Lasciami, ti prego...》

Sono le uniche parole che riesco a dire mentre calde lacrime mi solcano le guance.

Non voglio morire...

Non ora...

《Ma... Io ti amo...》mi spiega lui, rinserrando la presa.

Amore?

No...

Quello che prova lui non è amore.

È possesso.

È ossessione.

Sento la bocca di Bryan sul collo che deposita umidi baci sulla mia pelle.

Non voglio.

Io...

《Non voglio...》gli dico con voce più ferma.

Nessuno verrà a salvarmi.

L'unica persona su cui posso contare sono io.

Prendo il coraggio a due mani, alzo il piede e, con tutta la forza che ho, pesto il suo. Subito il suo braccio lascia la mia vita ed io riesco a divincolarmi dalla sua stretta.

Appena libera, cerco di correre lontano; non in casa perché mi metterei in trappola da sola, ma verso la città, verso le persone, verso Tom.

Un doloroso strattone ai capelli mi fa rovinare a terra: Bryan mi ha catturato di nuovo.

Ora siamo sdraiati sull'erba; lui è sopra di me, la sua mano stretta alla mia gola.

Non vedo più la pistola, ma so che l'impugna ancora.

《Bryan...》La voce mi esce smorzata, il respiro è difficoltoso, la vista si sta lievemente offuscando; lui mi sta strangolando lentamente ed io non riesco a fare nulla per evitarlo.

《Sarah... Perché? Io... Ti amo così tanto...》Qualcosa di caldo ed umido mi gocciola sul viso: Bryan sta piangendo e la sua stretta si sta rilassando.

I polmoni si riempiono avidamente d'ossigeno mentre la vista mi si schiarisce.

Mio marito sta piangendo copiosamente, sembra solo l'ombra dell'uomo che era un tempo. Lentamente si accartoccia su sé stesso ed appoggia il volto sul petto, stringendomi spasmodicamente.

È un uomo a pezzi.

Ormai...

Non mi fa quasi più paura.

Mi fa soltanto pena.

Lentamente alzo una mano e gli massaggio la schiena con movimenti lenti e circolari; la mia intenzione è calmarlo abbastanza da riuscire a scappare.

《Bryan... Calmati...》cerco di parlare con voce pacata e dolce.

《Io... Ti amo... Ma... Se tu non mi vuoi... Non mi resta altro che...》farfuglia parole sconnesse mentre si scosta da me e si punta la pistola alla tempia.

《No! Bryan... No... Posa quella pistola... Per favore...》Gli metto le mani sulle guance, stringendogli il volto per ottenere la sua attenzione.

《Io... Io...》Lui non riesce a pensare lucidamente.

Non voglio che faccia qualche sciocchezza.

《Bryan, guardami!》gli intimo quando chiude gli occhi. Lui li riapre immediatamente e mi fissa con sguardo vacuo.《Ora metti via la pistola e torni a
casa...》Capisco di aver usato le parole sbagliate quando vedo un luccichio pericoloso nei suoi occhi.《No! Non tornare a casa. Vai in albergo... Hai preso una stanza, vero?》

Spero di non ciarlare a vanvera. Di solito Bryan è sempre molto organizzato, ma in questo stato...

《Sì... Io... Al Black Sea...》borbotta una sottospecie di risposta mentre vedo i suoi occhi cambiare nuovamente.

Ora sono confusi, l'alcol che ha in circolo l'ha reso instabile, ma più mansueto, abbastanza controllabile.

Lentamente si scosta da me, sedendosi sul prato, e lasciandomi libera dal suo peso.

Dopo vari tentativi, riesce a rifoderare la sua pistola d'ordinanza e poi si alza, barcollando e continuando a farfugliare parole sconnesse.

Io rimango immobile, là seduta sull'erba, sperando che Bryan imbocchi il sentiero per tornare alla città.

Sempre sbandando ed incespicando su ostacoli inesistenti, mio marito si avvia lungo la strada che lo porterà alla civiltà.

Appena sono convinta che non possa più raggiungermi, scatto in piedi e mi metto a correre a perdifiato nella direzione opposta; facendo jogging avevo scoperto un sentierino poco visibile che collegava casa mia quasi al ristorante di Martha. L'imbocco senza pensarci due volte; la mia mente è concentrata sulla respirazione e sul ritmo della corsa.

Sono appena stata aggredita, se dessi fondo alle mie energie potrei svenire e non può succedere.

Devo correre!

Devo raggiungere Tom!

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