Capitolo 3

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Dato che ormai ho deciso di rimanere in questa piccola cittadina di cui non conosco il nome, continuo la mia piccola ispezione dei dintorni, abbandonando la sicurezza effimera dell'autobus.

Proseguendo per la strada principale, anche perché credo che sia l'unica della città, arrivo ad un porticciolo.

Guardo ammirata le numerose barche attraccate, sono quasi tutte bianche coi nome scritti in eleganti caratteri rossi.

Sophia...

Little Lady...

Butterfly...

I miei occhi vagano sulle fiancate delle barche nel tentativo di leggerli tutti, hanno nomi così poetici e romantici che non sembrano appartenere a dei pescatori.

Poco più in là scorgo dei gradini che portano in spiaggia.

Perché no?

Ho sempre voluto vedere il mare.

Questa è la mia occasione.

Corro verso la scala, la scendo a rotta di collo e finalmente mi trovo in spiaggia.

All'alba il mare è qualcosa di magico.

Il sole nascente crea colori affascinanti e mistici fra le piccole onde.

Mi siedo sulla battigia, incantata da quello spettacolo.

Quanto vorrei che mia madre lo potesse vedere...

Ha sempre desiderato correre libera sulla spiaggia, coi capelli al vento.

Lentamente una solitaria lacrima scivola lungo la mia guancia, lasciando una piccola scia salata.

Quanto mi manca...

Mi stringo le gambe al petto e nascondo la testa fra le braccia.

Quello di cui ho bisogno è un momento, un istante in cui io possa sfogare il mio dolore prima di ritornare alla cruda realtà, fatta di dolori e rimorsi.

Probabilmente mi appisolo perché, quando esco dal mio effimero nascondiglio, il sole è già alto in cielo e mi abbaglia coi suoi caldi raggi.

In lontananza sento l'abbaiare di un cane e mi volto. Sta arrivando gente in spiaggia; una famiglia con un labrador nero ed una bambina che gli corre appresso.

Un lieve sorriso m'inclina le labbra.

Sono un po' invidiosa di quella piccola bimba, della sua innocenza.

Mi passo le dita fra i capelli, cercando di sistemarli; il cappellino è utile, ma sembra che mi sia appena alzata dal letto. Così scompigliata spaventerei chiunque.

Mi alzo e mi liscio un po' anche i vestiti; sono gli unici che ho, al momento, e devo trattarli bene.

Ripercorro la strada a ritroso e ritorno all'emporio.

Ora è aperto.

Sento il mio stomaco contrarsi e borbottare: in effetti, ho una fame da lupi.

Controllo quanti soldi mi rimangono e decido di entrare a prendermi qualcosa, magari buono ed economico.

Da fuori è molto bello, ma dentro, l'emporio è davvero fantastico.

È interamente costruito in legno; appena entro un allegro campanello mi annuncia, ma non arriva nessuno ad accogliermi, cosa che mi lascia un po' perplessa. Alla mia destra c'è un grande bancone con una ciotola di caramelle ed un registratore di cassa, un po' attempato, ma molto carino.

Dentro sembra molto più grande e spazioso, ci sono almeno 6/7 scaffali stracolmi di prodotti di ogni tipo, senza dimenticare i due frigoriferi con bibite per tutti i gusti ed il congelatore coi gelati.

Mi lecco le labbra, sovrappensiero.

Mi andrebbe proprio un gelato, ma le mie magre finanze non me lo consentono.

Sospiro e cambio rotta, cercando snack e barrette. Dopo aver fatto un po' di scorta, mi dirigo al bancone.

Appoggio i miei acquisti e suono il campanello, che non avevo notato prima.

All'improvviso, da dietro al bancone, spunta una graziosa bambina, sui 10/11 anni; ha capelli ricci e scuri mentre gli occhi sono di un favoloso verde.

《Ciao》mi saluta, con aria professionale mentre, con gesto esperto, batte sui tasti della cassa.

《C-ciao...》le rispondo, un po' in ritardo. La guardo finire di farmi il conto e poi, staccato lo scontrino, mi comunica il totale.

Le do' i soldi sempre più perplessa, mi dà qualche moneta di resto e poi mi regala una caramella.

《Sembra che tu abbia bisogno di qualcosa di dolce》mi spiega lei, in risposta al mio sguardo confuso.

Se solo sapesse...

Ho bisogno di vagonate di dolcezza...

《Grazie! Sei gentile!》le do' un piccolo bacio in fronte e poi esco, salutandola con la mano.

Non so di chi sia quell'emporio, ma farà affari d'oro con una commessa così carina.

Per la prima volta da quando mia madre non c'è più, sento il cuore più leggero.

Ho la sensazione che questa cittadina sia perfetta per me.

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