Capitolo 19

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Dopo che ho lasciato liberi altri due poveri pesciolini, capisco che probabilmente la pesca non fa per me.

《Sai che stiamo cercando di pescare il nostro pranzo, vero?》mi deride Tom, una luce maliziosa negli occhi.

Mentre pagaiavamo fino al centro di questo grazioso specchio d'acqua, lui mi ha intrattenuto raccontandomi la sua storia.

Il noto Lake Sea è una vasta distesa d'acqua dolce, dimora di anatre delle più disparate specie, ha preso questo nome a causa di un errore. Nel villaggio che sorgeva accanto al Lake Sea abitava un giovanotto pieno di curiosità verso il mondo esterno che un bel giorno decise di voler esplorare i dintorni del suo paese natio. Tutti lo presero in giro perché asserivano che, al di fuori delle mura, ci fosse il nulla e quindi lui sarebbe andato incontro alla morte. Il giovanotto era un tipo tosto e caparbio, uscì dal villaggio e trovò, poco lontano, quest'immensa distesa d'acqua che lui credette essere il mare; quel mare pieno di vita e di avventura protagonista di tante storie che gli raccontava suo nonno.

Da qui il nome Lake Sea.

Non so se sia la verità oppure se questa leggenda è a beneficio esclusivo dei visitatori, fatto sta che Tom narra le vicende così bene che potrei ascoltarlo per ore intere. Infatti non ho sentito minimamente lo sforzo fisico che di sicuro ho fatto per remare alla sua velocità sostenuta.

《Ma guardali... Sono così
carini... Non possiamo mangiarceli!》

Spero di intenerirlo, ma Tom è irremovibile: la prossima preda sarà il nostro pranzo.

E che pranzo!

Dopo aver pulito e grigliato il pesce che lui aveva pescato, il profumino era tale che non potevo resistere e quindi...

Pancia mia fatti capanna!

《Mai mangiato così bene!》lo elogio mentre mi lecco le dita. Ho scoperto un'altra qualità del bel Tom: è un ottimo cuoco, anche se le circostanze sono proibitive.

Lui ride.

Di me.

Con me.

Non ha importanza.

Vorrei che questa giornata non finisse mai.

《Starei qui in eterno...》mormora lui come in risposta ai miei pensieri.

Con te vorrei aggiungere, ma, all'improvviso, una goccia d'acqua mi colpisce la fronte.

Indispettita, guardo il cielo; si è rannuvolato di colpo. Prima era terso ed il sole ci scaldava la pelle mentre ora ci sono grosse nubi cariche di pioggia che minacciano di bagnarci fin nelle ossa.

L'allegro fuoco che Tom aveva acceso è la prima vittima dell'acquazzone.

Io sono la seconda.

Impregnata d'acqua come un gatto mezzo affogato, aiuto Tom a riportare canoa, pagaie ed attrezzatura per la pesca sul pick-up, dove copriamo il tutto.

Lui ride sotto la pioggia e lo destesto per questo.

Come si fa ad essere felici quasi si sta affogando?

Appena posso schizzo all'interno del mezzo, ma solo quando accende il motore e parte per tornare a casa mi rilasso.

《Beh... È stato...》inizia lui, accendendo il riscaldamento per farci asciugare.

Ha un'aria così...

Succulenta...

I capelli sembrano pieni di gocce di diamante, gli occhi hanno preso una sfumatura cupa, come i nuvoloni che ci hanno mandato la pioggia, la maglietta aderisce al suo petto in maniera molto sexy.

A lui la pioggia dona.

《Non azzardarti a finire la frase!》lo minaccio mentre tento di strizzare i vestiti. Mi aderiscono come una seconda pelle, mostrando quello che non dovrebbero.《Accidenti..》borbotto, incrociando le braccia al petto.

Vorrei seppellirmi dall'imbarazzo.

Tom trattiene a stento una risatina, si gira verso di me e mi rivolge un sorriso di scuse prima di scoppiare a ridere di gusto.

Lo guardo a bocca aperta, scioccata, ma poi, con la coda dell'occhio scorgo il mio riflesso sul finestrino e non posso a fare a meno di unirmi a lui.

I miei capelli sono un disastro, si stanno arricciando tutti a causa del riscaldamento, ho gli occhi grandi, sgranati, e, a giudicare dagli abiti, sembro una che è appena uscita da uno scontro con dei gavettoni.

Ridiamo assieme con due matti, ma questo è stato il giorno più bello e più spensierato della mia vita e non lo cambierei per nulla al mondo.

Fra l'altro, non è ancora finito...

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