Capitolo 13

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Guido la bici sulla strada sterrata che da casa mia arriva fino alla strada principale, ma non la utilizzo.

Datemi pure della matta, della paranoica, ma non sono abituata a regali anonimi.

Soprattutto quando nessuno sa dove abito.

Frustrata, appoggio il mezzo accanto alla porta sul retro del ristorante di Martha; fra poco inizia il mio turno.

Dopo andrò in cerca del mittente sconosciuto.

《Katy!》mi saluta proprio la padrona del locale.

Non so come faccia ad indossare dei jeans con questo caldo; infatti oggi mi sono messa un vestitino rosso, cosa che fino a qualche settimana fa non avrei osato fare. Ricambio il saluto con un radioso sorriso; vedere Martha mi mette sempre di buonumore, sembra avere un' energia infinita e contagiosa dentro di sé.

《Che ci fai con la bici di Tom?》mi chiede confusa prima di sparire dentro il locale.

Le sue parole mi bloccano.

Sbatto rapidamente le palpebre.

Cosa?

Tom?

Quella...

È sua?

Ma...

Ma...

Il mio cervello non riesce ad elaborare un pensiero logico mentre domande su domande si rincorrono senza fine nella mia scioccata mente.

Come ha saputo il mio indirizzo?

E perché diavolo mi ha portato una bicicletta sulla soglia di casa?!

《Arrivo subito!》grido a Martha.

Lei è sparita nel locale, ma dalla risposta gridata capisco che mi ha sentito.

Devo andare all'emporio.

Devo mettere le cose in chiaro con  lui.

Non può fare queste cose.

Lui...

Semplicemente non può.

Cammino, con ampie ed irate falcate, fino al negozio di Tom; non è ancora aperto al pubblico, ma noto del movimento all'interno. Spalanco furiosa la porta, che sbatte contro la parete, ed attiro subito la sua attenzione.

Oggi indossa dei jeans un po' larghi, che gli cadono un poco sui fianchi, rendendolo ancora più appetibile ai miei occhi. Il suo petto è fasciato da una maglietta rossa con il logo di un'università, forse quella che ha frequentato. Gli occhi sono sgranati e sconcertati per il mio brusco arrivo, probabilmente assomiglia all'arrivo di un potente tornado che ti lascia frastornato per qualche istante.

《Katy... Ciao...》mi saluta, ma dal tono che usa sembra quasi che mi abbia appena fatto una domanda.

Forse credeva che gli sarei stata grata.

Forse pensava di accattivarsi la mia amicizia, o altro.

Non lo so, ma non può comportarsi così con me.

Non sono il tipo a cui piacciono le sorprese.

Non più...

《Cosa ti è passato per la testa?!》grido al colmo della frustrazione.

La verità è che non sono arrabbiata, non più almeno.

All'inizio lo ero, quando ho trovato la bici mi sono sentita.. violata.

Come si permetteva di invadere i miei spazi?

La mia privacy?

Ma ora...

Ora che vedo i suoi occhi color del cielo incupirsi, pieni di vergogna e sensi di colpa, non posso fare a meno di pensare che forse...

Forse ho esagerato...

《È solo una bici... Io non la uso più e credevo ti potesse servire visto che vai sempre a piedi... Dopo il lavoro sarai stanca e pensavo...》scuote la testa, imbarazzato, passandosi le mani fra i capelli, scompigliandoli.《Non so che pensavo... Mi dispiace...》

No...

Appena quelle parole lasciano la sua bocca, so per certo di essere una stupida.

Una grandissima stupida.

《Tom...》sussurro con voce roca.

Devo spiegargli.

Devo raccontargli tutto.

Lui mi capirà.

Lui...

《No, Katy... Hai ragione... Non sono fatti miei... Ho esagerato...》replica lui, con voce piatta e calma, prima di andare al bancone per accendere il registratore di cassa, dichiarando chiusa la conversazione.

《Io...》Mi premo una mano sul petto mentre un dolore pulsante si fa strada nel mio cuore come se mille lamette si conficcassero nella mia anima.

Perché sono così?

Perché?

Sono soltanto una patetica creatura che ha una paura tremenda di andare avanti.
È questa la verità.

Sto facendo soffrire un sacco di persone che non se lo meritano per niente solo a causa dei miei problemi, della mia vigliaccheria.

《Mi dispiace...》mormoro con le lacrime che ormai scorrono libere sul mio volto.

Non sono riuscita a trattenerle, non voglio farmi vedere così da Tom, ma non riesco a smettere di piangere.

Lui alza gli occhi dalla cassa, forse incuriosito dal mio strano tono di voce, e si blocca, sconcertato e confuso.

Allunga una mano verso di me, forse per confortarmi, ma io faccio un passo indietro, scuotendo la testa.

Il respiro si fa difficoltoso, il cuore accelera i battiti, sono sull'orlo di un attacco di panico.

Me ne devo andare.

Mi volto ed esco dall'emporio il più velocemente possibile, senza lasciare a Tom il tempo di fare alcunché.

Ho combinato un casino.

Io sono un enorme casino.

Per l'ennesima volta nella mia vita, mi do' alla fuga.

Come potevo sperare di eliminare i miei demoni?

Come ho potuto pensare di riuscire a dimenticare il passato?

Come ho fatto ad illudermi così tanto?

Io...

Non riuscirò mai a ricominciare...

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