Capitolo 23

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Non so quanto tempo passo a piangere sul lindo pavimento del ristorante, ma ad un certo punto sento qualcuno che mi prende per un braccio e cerca di alzarmi da terra.

Non mi oppongo, ma nemmeno aiuto l'anima gentile che tenta di tirarmi in piedi.

L'unica cosa che voglio è scomparire; se la terra si aprisse e mi inghiottisse sarebbe una liberazione per tutti quanti, almeno non farei più soffrire le persone a cui voglio bene.

《Katy! Katy!》Sento la voce di Martha chiamarmi preoccupata e mi sembra strano. Lei di solito è sempre allegra e di ottimo umore, ma ora il suo tono a varie sfumature: tristezza, dispiacere, confusione.《Rispondi, Katy!》

Ancora quel nome.

Ancora quel maledetto nome.

《Basta...》mormoro con voce soffocata《Basta! Non chiamarmi così! Non sono Katy!》grido, prendendomi la testa fra le mani, in preda ad una crisi isterica.

La libertà che avevo faticosamente guadagnato è scomparsa, svanita, a causa di un piccolo foglio di carta stropicciato.

A volte il destino ha un senso dell'umorismo davvero perverso.

Sono ancora in ginocchio, le mani premono sulle tempie, in un vano tentativo di arginare il torrente di pensieri ed emozioni che provo.

Sento Martha che sbraita ordini a destra ed a sinistra, ma non ci faccio caso presa come sono a disperarmi per la fine della mia felicità, per la perdita di...

No!

Ripensare a lui mi fa stare ancora peggio e non aiuta.

Devo riuscire a calmarmi.

È importante che io mi calmi per riflettere.

Lentamente inizio a fare dei respiri profondi, pian piano i singhiozzi si placano e le lacrime scorrono silenziosamente. Sto cercando di non andare in frantumi, ma non so quanto resistero'.

《Guardami...》Una voce dolce e carezzevole si fa strada nella nube di disperazione che mi avvolge.

Martha.

Mi sono quasi scordata che lei è lì, accanto a me. Percepisco le sue dite calde che mi alzano il mento umido e salato. La guardo come mi ha detto e ciò che vedo mi spezza il cuore una seconda volta: i suoi occhi sono opachi, tristi e preoccupati.

Sto facendo soffrire anche lei.

《Qualsiasi cosa sia successa la risolveremo》mi promette in tono falsamente fiducioso.

Vuole aiutarmi...

Anche se ha capito che io, Katy, la mia vita, il mio passato, è tutta una menzogna; lei vuole aiutarmi...

E questo scatena un altro fiume di lacrime.

《Calmati... Andrà tutto bene...》

Parole vuote, parole inutili, parole che non servono ad alleviare il mio dolore.

《No, non è vero... Non andrà bene...》mormoro con voce arrochita dal pianto.

Adesso che mi sono calmata un poco riesco a riflettere più lucidamente e l'unica cosa che riesco a pensare è scappare.

Di nuovo.

《Devo andare》comunico ad una sconcertata Martha.

Probabilmente lei vuole che mi confidi, che mi apra con lei, ma...

Non posso...

Non posso farlo...

《Mi dispiace...》

Sono le ultime parole che le dico prima di alzarmi a fatica ed uscire barcollando dal suo ristorante.

Un altro posto che mi piace macchiato dall'ombra scura dei miei errori.

Appena fuori dal locale non mi fermo a riflettere; le gambe si mettono in moto ed inizio a correre come se avessi i vestiti in fiamme, ma quello che sento è mille volte peggio.

Sono letteralmente devastata ed in preda ad un terrore cieco.

Arrivando in questa piccola cittadina mi ero sentita, per la prima volta da molto tempo, a mio agio, piena di speranze e sogni.

Credevo di essermi riguadagnata la libertà che mi era stata strappata via, ma...

Il passato non muore mai.

Si può scappare, cambiare nome e volto, ma non si può fuggire dal proprio passato.

Lo sto capendo a caro prezzo.

Forse dovrei spiegare a Martha ed agli altri la mia situazione...

Forse capirebbero...

O forse devo correre più in fretta...

Devo andarmene da questa cittadina prima che Lui arrivi.

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