Ricominciare

Capitolo 6

Dovevo farmi bella.

Ogni singolo giorno.

Ogni singola sera.

Era uno dei miei compiti.

Ma ero stanca ed avevo sbagliato vestito.

Il tubino nero l'avevo già indossato due giorni prima.

《E questo che significa?》tuonò con voce potente, facendomi tremare.

《I-io... Mi dispiace...》Avevo imparato a mie spese che era meglio scusarmi.

Sempre.

Il primo colpo mi prese alla sprovvista.

I polmoni si svuotarono ed io caddi aulla morbida moquette.

《Tesoro...》mormorai, senza fiato dal dolore.

Sentii uno strattone ai capelli e poi mi trascino' fino in salotto.

Si sedette sopra di me e, con una mano intorno alla mia gola, lui...

Mi sveglio, col cuore in gola ed il fiato corto.

Un incubo.

Grazie a Dio, era solo un incubo.

Affondo le mani nei capelli e mi porto le gambe al petto.

Se mi faccio piccola piccola, forse dolore e paura non mi troveranno.

Cric...

Sobbalzo.

Un rumore.

Era un rumore, giusto?

Non un parto della mia mente terrorizzata.

Cric...

Lentamente scosto le coperte dal mio corpo, madido di sudore, e butto giù le gambe dal letto.

Un fresca brezza notturna mi fa venire la pelle d'oca.

Quando Lauren mi aveva fatto fare il tour della casa non mi ero accorta degli innumerevoli spifferi che rinfrescavano la mia nuova dimora.

Però, me lo dovevo aspettare.

Era troppo perfetta per non avere qualche difettuccio.

Cric...

Lo strano rumore si fa risentire e la mia fervida immaginazione costruisce scenari su scenari, uno più terrorizzante dell'altro.

Un ladro?

Uno maniaco?

Un serial killer?

Oppure...

È lui...

Oddio...

Potrebbe avermi già trovata.

Di sicuro ne ha i mezzi e le risorse.

Faccio un respiro profondo, prendo il coraggio a due mani, mi allontano dall'effimera protezione del letto e m'addentro nelle viscere della mia nuova casa.

In corridoio non noto nulla di strano e decido di scendere.

Ogni gradino corrisponde ad uno scricchiolio che può mettere in allarme il potenziale ladro/maniaco/serial killer.

In salotto è tutto tranquillo; la luce della luna che filtra fra le assi dei balconi mi permette di controllare bene l'ambiente, ma non noto nulla.

Decido di perlustrare la cucina.

Così.

Per sicurezza.

Non faccio neanche due passi che il piede sprofonda in un buco e qualcosa di peloso si struscia sulla mia gamba, facendomi gridare.

Col cuore che martella nel petto, estraggo la gamba dal buco che si è aperto sul pavimento e ci guardo dentro.

Dannazione!

Era una maledetta puzzola!

Lancio un grido di rabbia e poi mi sciolgo in lacrime.

Credevo...

Credevo che fosse lui.

Che mi avesse trovata.

Non so per quanto tempo sto lì, al freddo, a contemplare quel dannato buco.

E se fosse stato davvero lui?

Cos'avrei fatto?

La notte passa ed i raggi del sole mi accecano, facendomi rinsavire.

Non posso continuare a vivere nella paura costante che lui venga a prendermi.

Non voglio fare la vigliacca e chiudermi in casa oppure dormire con tutte le luci accese.

Non mi piace la persona che sono, la persona che lui mi ha fatto diventare.

Devo fare qualcosa!

Guardo il buco con determinazione.
Lo riparero' e dipingero' il pavimento della cucina di giallo.

Un colore allegro, vivace.

Vitale.

Corro in fretta di sopra, mi fiondo sotto la doccia e mi vesto a tempo di record.

Ancora un minuto e sono fuori, diretta verso l'emporio.

Prima che tutta la mia voglia di cambiare sfumi, devo comprare della vernice.

Mi conosco. Se non lo faccio subito, non lo farò mai e andrà a finire che questa notte mi svegliero' a mezzanotte col cuore attanagliato dalla paura; terrore esagerato visto che lui non ha la minima idea di dove io sia.

O almeno credo.

Il tragitto è un po' lungo e mi dà tempo di riflettere.

Potrei andarmene ancora più lontano così sarei sicura che non mi troverà, ma...

Ho voglia di vivere lì.

Perché non posso essere libera?

Persa nei miei pensieri, non mi rendo conto di essere giunta a destinazione finché un ragazzo non spalanca la porta dell'emporio.