Capitolo 2

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Un'altra fermata.

Un'altra persona che lascia l'autobus e prosegue la sua vita oppure ne inizia una nuova lontano da casa.

Come me.

Ogni volta che qualche sconosciuto lascia la corriera m'immagino la sua vita.

Dove andrà?

Avrà qualcuno che lo aspetta?

Troverà felicità o disperazione ad aspettarla?

I miei compagni di viaggio diminuiscono a vista d'occhio: siamo rimasti io, una coppia di anziani ed un giovane ragazzo biondo.

L'autista ci avverte che si fermerà un'oretta in questa cittadina sconosciuta così scendo per sgranchirmi le gambe.

Sono in viaggio da quasi 5 ore e ho esaurito le barrette di Flora.

Devo fare rifornimento.

La pioggia, che credevo infinita, finalmente è cessata ed ora una pallida luna fa capolino dalle nubi, illuminando l'autogrill verso cui sono diretta, col resto dei miei compagni di viaggio al seguito.

Entro e noto con piacere che non è affollato.

Meno gente mi vede e meglio e'.

Pigramente girovago fra gli scaffali pieni di leccornie e generi di prima necessità. Controllo le mie magre finanze e decido di comprare un paio di snack e basta. Devo risparmiare fino ad Atlanta, poi mi cercherò un lavoro, metterò da parte un gruzzoletto e poi mi rimettero' in viaggio.

Più lontano andrò meglio sarà.

Il mio occhio cade su un espositore di cappellini da baseball. E sono pure economici.
Ne prendo uno blu, senza scritte.

Più cambio il mio aspetto più ho possibilità di sfuggirgli.

Alla cassa c'è una ragazza bionda, dall'aria molto annoiata e stanca, che per fortuna non ha tanta voglia di dialogare e mi liquida in fretta non appena le pago i miei acquisti.

Appena fuori, raccolgo i miei nuovi capelli biondi e li nascondo sotto il cappellino. È strano come un oggetto così insignificante possa darmi così tanta sicurezza.

Do' una rapida occhiata ai dintorni, ma non noto nulla d'insolito.

Nonostante tutto sono ancora nervosa e spaventata da ogni rumore.

Mi sento realmente tranquilla solamente quando l'autista risale e ci rimettiamo in marcia, allontanandoci ancor di più dalla mia vecchia vita.

Mi aspettano altre 5 ore di viaggio così mi metto comoda e cerco di riposarmi un po'. Anche se credo di non riuscirci, stranamente mi addormento nel giro di pochi minuti.

Mi risveglio quando l'autista fa una brusca manovra e poi frena.

Subito controllo fuori, ma non c'è nulla di strano, solo poche macchine con a bordo sconosciuti dall'aria stanca, che ci sorpassano stizziti.

Mi stropiccio gli occhi e noto che ci siamo fermati in una piccola cittadina portuale.

Non capisco come mai l'autista scenda dalla corriera con aria depressa, ma poi ci annuncia che il motore ha qualche problema e dobbiamo sostare qui per un paio d'ore.

Gli altri passeggeri accolgono la funesta notizia con uno sbuffo stizzito; è chiaro che vogliono proseguire il viaggio, ma io ne sono felice.

Quella cittadina, per quel poco che ho visto, mi piace molto, così decido di scendere e dare un'occhiata in giro, tanto da qui non ci muoveremo per un po'.

Sono le prime luci dell'alba ed il cielo si tinge del tipico rosso che preannuncia una bella giornata.

Ci siamo fermati a pochi passi da quello che mi sembra un emporio, interamente fatto di legno, senza insegna, ma dalle vetrine vedo un ricco assortimento di cose, dai libri ai generi di prima necessità, dai vestiti alle cibarie.

Nel complesso è un ambiente molto carino.

Mi piacerebbe entrarci, ma è troppo presto, allora proseguo la mia ispezione.

La cittadina è piccola, a parte quell'emporio carino, c'è una specie di tavola calda, con un'insegna a forma di pesce, un paio di negozi che vendono articoli per la pesca e per le barche e...

In effetti, non c'è molto altro da vedere.

Di sicuro, non è una città in cui qualcuno sano di mente si fermerebbe.

Credo che non ci sia nemmeno una connessione wi-fi.

Sembra di stare fuori dal mondo.

Contemplo il riverbero del sole nascente sull'acqua e sorrido.

Mi fermero' qui.

È un posto perfetto per ricominciare.

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