Capitolo 36 - Shawn

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

Quando Lex si svegliò la portai al piano di sotto e scaldai qualcosa che Mari aveva già preparato e le diedi il succo nel bicchiere salvagocce e una dose di medicina adatta ai bambini visto che la febbre si stava di nuovo alzando. Misi un cartone e la coprì con una coperta e si sdraiò con la testa sulle mie gambe.

Decisi di lasciar dormire Mari perchè ultimamente sembrava esausta.

"Anche mamma sta male?" Chiese Lex.

"No, è solo stanca." Strinse forte il suo bicchiere. So che non è una bella cosa quando un bambino sta male, ma Lex è ancora più tenera in queste condizioni.

"Non mi sento bene." Si lamentò.

"Devi vomitare?" Chiesi esitante e sospirai per il sollievo quando scosse la testa. Non ho molta esperienza con i bambini, solo con i bambini di un mio amico quando uscivo con loro.

"Mi piaci." Mi guardò curiosa.

"Anche tu mi piaci." Le sorrisi.

"Rendi la mamma felice." Mi disse e la guardai attentamente.

"Davvero?" Probabilmente non dovrei chiederglielo, non è giusto ricavare delle informazioni da una bambina di sette anni.

"Sorride di più e canta anche."

"Sono sicuro che sorrideva molto anche prima."

"Si ma non quanto ora, è più felice." Mi disse ed io annuii e la smisi, non sarebbe giusto continuare a fare domande su sua madre.

Però continuai a domandarmi se ciò che mi avesse detto corrispondesse alla realtà, lo spero.

Restai da loro fino a mercoledì quando Lex tornò finalmente a scuola anche se Mari non era sicura se Lex fosse pronta ad affrontare tutta la giornata, ma la bambina voleva provare.

Portai Mari a prendere la macchina e poi andai a fare fisioterapia. Fa schifo andarci, mi fanno fare stretching ai muscoli che la pallottola ha strappato ma è quasi arrivato il momento di iniziare a fare degli allenamenti seri. Mi sento molto più minuto rispetto a come ero prima e non lo sopporto.

Dopo la fisioterapia andai dal dottore così che si assicurasse che tutto stesse andando bene e poi andai da quella sottospecie di psicologo, fottutamente fantastico. Odio quel posto.

"Come sono andate le cose la scorsa settimana?" Mi chiese.

"Ho trascorso molto tempo con Mari e sua figlia, questo è tutto." Feci spallucce.

"Come sta andando la vostra relazione?" Chiesi e feci nuovamente spallucce.

"Meglio, sua figlia è stata male così sono stato a casa sua negli ultimi giorni per aiutarla come potevo."

"Lo sa perchè ti trovi qui?" Chiese.

"In parte, le ho detto alcune cose della mia vita personale e lei ha fatto lo stesso."

"Allora non hai trascorso del tempo con nessun uomo dell'esercito?" Mi chiese e scossi la testa. "Perchè no?" Mi chiese.

"E' troppo difficile, non voglio avere a che fare con quei ricordi." Mi rifiuto ancora di lavorare su questo aspetto della mia vita, stare con Mari è un po' come una cura ad una malattia incurabile ma il problema è ancora lì che peggiora e che mi sta consumando da ricordi dolorosi.

"Non pensi che quei uomini si sentono allo stesso modo? Loro erano lì e forse parlare da soldato a soldato potrà aiutarvi dopo tutto." Suggerì e scossi la testa.

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