Capitolo 15 - Mari

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

Il giorno successivo non andai da lui perchè non ci riuscivo. Non so se mi avrebbe tirato di nuovo uno schiaffo e non voglio essere ferita. Non devo pensare solo a me stessa ma anche a mia figlia, devo proteggerla nel modo migliore che posso, una cosa che lui comprende.

C'è qualcosa in lui che mi irrita tantissimo, è sempre in controllo di se stesso e quando lo perde non ha alcun problema ad ammetterlo e non so perchè questo mi dà così tanto fastidio.

Non aveva neanche tolto i suoi occhi da me mentre mi lanciava il coltello, era così fiducioso che non gli avessi fatto male? Non avevo alcun dubbio che lui sapesse quello che stesse facendo ed era in grado di proteggersi con o senza arma.

Mi rende frustrata il fatto che lui si preoccupi a sufficienza per me mettendomi a mio agio, non gli dovrebbe fregare un cazzo e perchè diavolo mi ha fatto vedere quelle cicatrici?

Il suo corpo mostra che ha passato l'inferno e sono sicura che la sua mente sta combattendo questo fatto.

Ma c'è qualcosa in lui.

Sabato sera andai da lui indossando dei vestiti normali e presi un profondo respiro mentre bussai alla porta.

Aprì la porta volendo urlare ma si bloccò chiudendo la sua bocca confuso.

"Sei qui per i tuoi contenitori?" Chiese ed io in realtà me ne ero dimenticata di quando gli avevo portato del cibo.

"No." Non si spostò per farmi entrare mentre mi fissò.

"Allora perchè sei qui?" Chiese.

"Per parlare di affari." Lo spostai per entrare; se lui non ha alcuna intenzione di rispettare i miei spazi personali, sono sicura che neanche a lui importa se faccio la stessa cosa.

Misi un altro contenitore sul tavolo e mi guardò attentamente e sembrò un po' confuso. Incrociai le braccia mentre mi appoggiai al tavolo.

"Sei una donna molto frustrante." Si appoggiò alla porta e feci spallucce.

"E tu sei una spina nel culo. Immagino che lo siamo entrambi." Fece un piccolo sorriso.

"E' un'offerta?" Chiese e alzai gli occhi in aria.

"Forse più tardi, Sergente." Sogghignai quando il suo sorriso scomparve e mi guardò come se fossi del cibo.

"Allora di che cosa vuoi parlare?" Mi chiese ancora confuso mentre mi chiese il perchè fossi qui.

"Se mi fai ancora del male me ne vado." Gli dissi, ho preso la mia decisione. So che potrebbe uccidermi ma ha avuto un passato difficile e riesco a capire la sua reazione, dobbiamo impostare dei nuovi limiti e la cosa potrebbe funzionare, forse sono solo stupida.

"Non te ne sei già andata?" Mi chiese e gli lanciai la scatola di preservativi, la sua mano l'afferrò senza rompere il contatto con i nostri occhi, coglione.

"Se me ne fossi andata perchè sono qui?" Gli chiesi mentre incrociai le braccia.

"Non toccarmi il petto. Non mi piace essere toccato in quel punto." Sembrò vulnerabile.

"Non strozzarmi." Dissi e sospirò.

"Mi dispiace per quello." Sembrò colpevole.

"Lo so."

"Non ho i soldi con me." Mi disse e feci spallucce.

"Mi pagherai la prossima volta."

"Va bene. Altro?" Chiese e feci ancora spallucce.

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