Chapter 2

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Per fortuna, oggi il mio risveglio non è stato traumatico come quello di ieri: non ci sono state persone che hanno urlato per la stanza il mio nome strappandomi dal mondo dei sogni e nessuno ha aperto le tende, facendo penetrare la fastidiosa luce mattutina. Ma soprattutto senza nessuno che mi ha informato che fra un mese andrò ad un concerto di stupidi adolescenti e starò insieme a quelle stupide adolescenti che gli urleranno piangendo. La cosa più umiliante è che fra queste sono sicura ci sarà anche Sam...Ma per ora preferisco non pensarci. Così, scendo dal letto solo ed esclusivamente per seguire il delizioso profumino di crêpes, proveniente dal piano inferiore.
Dimenticavo che oggi è sabato e i miei genitori sono a casa: il fatto è che ho perso completamente la cognizione del tempo da quando sono in vacanza e l'unico modo con il quale riconosco il fine settimana e dall'odore della colazione cucinata da mia madre.

"Buongiorno a tutti" saluto con voce assonnata, facendo il mio ingresso nella grande cucina.

"Ciao tesoro" risponde la mamma impegnata a rigirare qualcosa ai fornelli.

"Buongiorno principessa" saluta anche mio padre con dolcezza, mentre legge il giornale seduto comodamente a tavola.
Vicino a lui, c'è la mia sorella di nove mesi, Hope, impegnata a giocherellare con un cucchiaino seduta nel suo seggiolone rosa pallido.

"Buongiorno piccolina" le dico dolcemente e lei, come se già potesse capirmi, mi regala un piccolo sorriso sdentato.

"Tesoro, vuoi una crêpe?" mi chiede la mamma, mettendosi sulle punte per prelevare dei piatti dalla mensola.

"Sì, grazie" rispondo, andando a sedermi vicino a mia sorella.

"Ah, Shan...ho prenotato l'albergo per te e Sam. È proprio nel centro di San Diego" m'informa papà soddisfatto e la sua espressione mi dice già tutto quello che ha fatto e non avrebbe assolutamente dovuto fare.

"Hai esagerato" constato con rassegnazione. Lui non mi risponde a parole, ma si stringe nelle spalle come se ciò che ho detto non rispecchiasse la vera realtà dei fatti.

"Io ti avevo detto una cosa semplice, visto che dobbiamo starci solo per due notti" gli ribadisco, ma lui non se ne cura, perché come al solito ha fatto di testa sua.

"E hai anche speso tanto, vero?" chiedo, ma può anche evitare di rispondere perché tanto io già so che è avvenuto proprio questo. E mi chiedo davvero che bisogno ci fosse di fare le cose in grande.

"Non devi preoccuparti per questo, amore mio. I soldi non sono un problema" mi ripete come sempre e ovviamente non capisce. Il punto è che non serve esagerare e stare in un albergo da duemila dollari a notte per due insulsi giorni nei quali sarebbe andato bene anche uno stupido albergo a tre stelle.

"Papà, non è necessario" insisto.
Il motivo principale è che non mi piace che si spendano tanti soldi per me, anche se a farlo sono i miei stessi genitori, ma lasciarglielo capire è inutile.

"Se ti dico che non è un problema, non lo è. E poi ricordati che sto pur sempre mandando la mia bambina e la sua amica, lontane miglia da qui" controbatte dopo aver preso un sorso di caffè.

"Non succederà un bel niente. Ho diciassette anni, papà!" mi lamento ancora. Mi manca poco per entrare nella maggiore età e lui dovrebbe davvero smetterla di parlarmi così.

'Rimarrai sempre la sua piccola principessa anche quando avrai trent'anni. Inutile che insisti' interviene il mio subconscio, il quale mi ha ripetuto così tante volte questa frase che sono sicura sia tediato nel dirmelo ancora.

"Tesoro, l'unica cosa che devi fare è andare a San Diego e divertirti al concerto. Di tutto il resto non devi preoccuparti" interviene la mamma, slegando i suoi capelli, biondi come i miei, e lasciandoli cadere sulle spalle scoperte.

"Sì, divertirmi..." sospiro e quasi mi viene da ridere per ciò che ha detto.
Io credo che sarà solo uno stress continuo, non so perché ho questa sensazione.

'Dipende da che punto di vista guardi le cose' commenta il mio amico.
Sarà anche come dice lui, ma io vedo solo un punto di vista e di certo non è positivo.

"Oh, prima che mi dimentichi...ha chiamato Zack poco fa" è sempre mamma a parlare, prendendo Hope dal seggiolone, mentre mio padre alza gli occhi al cielo: non ha mai gradito nessuno dei miei ragazzi, non che ne abbia avuti molti, ma questi sono dettagli.

"Bene. Allora vado subito a chiamarlo" la ringrazio, dirigendomi verso il salone allegramente. Finalmente una buona notizia.
Compongo sul telefono il numero del mio ragazzo, in questo momento in vacanza a Miami, e aspetto con ansia che risponda. Ma nulla succede.
Vorrei proprio sapere cosa stia facendo che non gli permette di ricavare un piccolissimo spazio per dedicarmi del tempo. Se ha chiamato poco fa dovrebbe essere ancora libero...
E anche questi pensieri, decido di abbandonarli per un po' e di prepararmi, invece.

...

La casa di Sam si casa si trova affianco alla mia, però, ci impiego comunque cinque minuiti per arrivarci, date le modeste dimensioni delle ville in questo quartiere di Los Angeles.
Accedo tramite il cancelletto -per una volta aperto- e una volta arrivata al grande ingresso busso il campanello.

"Ehi, Shannon" mi sorride Taylor, il fratello di Sam, lasciandomi il passaggio libero.

"Ciao Tay, dov'è Sam?" chiedo, varcando la soglia della casa con disinvoltura.

"È in camera sua" risponde e io lo ringrazio incominciando a salire le scale per il piano di sopra.
Quando entro nella stanza, Sam è sulla sedia girevole che guarda alla televisione il video di una canzone di quelli e io, per evitare commenti, decido di andare a sedere sul suo letto per starmene lì in silenzio.

Conosco già questo video, Sam me l'avrà fatto vedere almeno mille volte. Ma il nome della canzone nemmeno me lo ricordo.
Continuo a guardare e non posso fare a meno di denotare che, per quanto non possa sopportare nessuno di loro e in particolare quello più stronzo, la sua voce emergente è quasi gradevole.

'Mi dispiace contraddirti, ma la sua love non è gradevole. È proprio bella e basta' commenta sempre lui. Potrà essere anche così, ma per il resto è uno stronzo. Come ha detto che si chiamava Sam?
Non so perché, ma quei nomi non riescono proprio ad entrarmi in testa, tanto è il disinteresse verso di loro.

"Lou o forse era Boo...' risponde il mio subconscio per una volta più confuso di me. Ma può anche lasciare perdere, tanto non m'interessa.
Quando la canzone termina mi ritrovo inaspettatamente a canticchiarne il ritornello e da sola mi rimprovero di smetterla, ricordandomi che io non li sopporto.

"Se sei qui e hai subito tutta la canzone dei tuoi peggior nemici, devi dirmi qualcosa" scherza Sam, girandosi con la sedia verso di me.

"Infatti è proprio così. Mio padre ha prenotato l'albergo" la informo senza nessuna emozione: non avrei motivo per sfoggiarne alcuna.

"Che bello, non vedo l'ora!" batte le mani, roteandosi come una stupida  sulla sedia girevole. Invece, a quanto pare, lei sembra averne tutte le ragioni.

"Già, anch'io" dico con finto entusiasmo. Sarei veramente felice se non passassimo le intere giornate a parlare di questo maledetto evento.

"Oh, adesso basta!" esclama lei, lanciandomi un cuscino che mi finisce in piena faccia. Di conseguenza, per ribellarmi al suo gesto, faccio lo stesso
ed è così che incomincia una lotta dove le nostre armi sono dei morbidi cuscini.
La verità è che mi diverto da morire quando sono con lei, posso sempre essere me stessa senza dover fingere, e credo che questo sia l'unico aspetto positivo dell'andare a quello stupido concerto.

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Hi boys and girls!❤

Vorrei porvi un quesito: cosa ne pensate, anche se avete letto ben poco finora?

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