Chapter 50

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"Misura questo" mi invita la mamma, portandomi l'ennesimo vestito che dovrò indossare alla cena a cui mi porteranno questa sera, il giorno del mio compleanno.
Ha detto che questo giorno è dedicato a me e a lei. Insomma, ma è impazzita?
Io le voglio bene, ma oggi è il giorno del mio diciottesimo compleanno e lei vuole stare con me. In realtà, le idee nella mia testa sono un po' confuse, perché nel mio immaginario oggi avrei preferito stare a studiare per lunedì invece di perdere tempo, ma adesso...sono qui.
Indosso il vestito, le scarpe che mi sono state date ed esco per mostrarmi a mia madre.

"Questo è perfetto per stasera, lo prendiamo" afferma mia madre, facendomi l'occhiolino. Come con Harry, il prezzo non voglio nemmeno vederlo ma mi importa di meno se sono i miei genitori a spenderli.
Uscite dal negozio, il mio telefono squilla e sullo schermo lampeggia il nome di Sam.

"Sam" rispondo, appoggiando l'iPhone all'orecchio.

"Shan, sono a casa tua in questo momento e potrei sapere di chi sono queste rose?" mi chiede con tono curioso. Starà di certo guardandole attentamente.

"Ehm...mie" replico, cercando di rendere il meno chiara possibile la conversazione a mia madre che tenta di affinare l'orecchio per ascoltare.

"Chi le manda?" chiede ancora con insistenza.

"Non lo so" bofonchio, mettendo una mano davanti alla bocca.

"Eh?" domanda, alzando il tono di voce.

"Non lo so" dico, comprendendo che mia madre non può mica capire da questo di cosa si parli. In più, a lei ho semplicemente detto che quelle rose hanno sbagliato casa, e lo stesso penso io.

"Come sarebbe a dire?" chiede confusa.

"Non lo so...forse hanno sbagliato oppure è solo un gesto di affetto..." ipotizzo.

"A me questo sembra tutto tranne che un gesto di affetto e duecento...forse trecento rose non vengono recapitate per sbaglio a casa di qualcuno" commenta.

"Sam, per favore!" esclamo infastidita.

"Shan, vieni un momento" mi chiama mia madre.

"Adesso ti lascio, ci vediamo domani, sfortunatamente" la saluto, alzando gli occhi al cielo prima di attaccare.

...

"Alle nove dobbiamo essere tutti pronti" si assicura la mamma, parlando in modo che nessuno la fraintenda.
Sembra avere dato molta importanza a questa cena e, anche se dovrei fare altro, voglio vanificare le sue energie che ha speso oggi con me, comprando il vestito e facendo tutte quelle cose che fanno le figlie con le mamme il giorno del proprio compleanno, forse.

"Va bene, allora incomincio a prepararmi" affermo.
Da quanto ho capito, il posto dove siamo diretti, non è un luogo qualunque. Anzi, considerati gli standard dei miei genitori, nulla sarà scontato.
Mi dispiace che questa sera Sam non sarà con me, avrebbe dato sicuramente una mano a prepararmi, invece, devo pensarci da sola. Così, infilo il vestito comprato oggi, formato da due pezzi: una gonna in seta nera svasata che arriva fin sotto i piedi, a vita alta; sopra un top, anch'esso nero che lascia un po' scoperta la pelle al di sotto del seno e ha inserti di pietre piccole e luccicanti nella scollatura a V. La mamma ha insisto tanto perché indossassi le sue scarpe gioiello, a punta e tutte luccicanti.
Per quanto riguarda il trucco, qui si che ci vorrebbe Sam...Tuttavia, opto per la semplicità più totale, mettendo solo del mascara, fondotinta quanto basta e un leggero rossetto rosa appena visibile.
Lascio i capelli lisci, ricadere sulle spalle e, su di esse, poggio una pelliccia che spero servirà a tenermi calda nel breve tragitto da casa al ristorante.

"Shannon!" mi richiamano dal piano di sotto e io mi sistemo un'ultima volta prima di scendere con attenzione le scale. Da qui riesco già a vedere i miei genitori che mi attendono, guardandomi dall'alto. E sono proprio una bella visione, la coppia perfetta: la mamma ha sistemato i suoi capelli biondi in uno chignon, ha un cappotto rosso scuro addosso, sotto di esso indossa un vestito nero, alla mano una pochette dorata, la sua preferita; papà, invece, è vestito di un completo che si intona perfettamente alla mamma, ecco dov'è la loro perfezione. I due poggiano le mani sul carrozzino che porta la piccola Hope, silenziosa come al solito.

"La mia principessa" sussurra papà e giuro di poter vedere un po' di emozione nei suoi occhi mentre si avvicina a me fino a stamparmi un bacio sulle fronte e poi abbracciandomi insieme alla mamma.

"Forse adesso è meglio che andiamo" suggerisce la mamma entusiasta. Io e papà annuiamo, dirigendoci verso l'uscita. Entrati nella Mercedes nera e preriscaldata di mio padre, tutti provano lo stesso sollievo quando il caldo viene a contatto con i nostri corpi. Questo freddo a Los Angeles è poco normale di questi tempi, tuttavia non spiacevole.
Papà schiaccia l'acceleratore e in pochi minuti ci ritroviamo fra le strade notturne di questa incredibile città che riesce sempre a stupirmi, nonostante ci viva da sempre. Ha un fascino che poche città americane hanno, soprattutto adesso che ci addentriamo a Hollywood e le cose si fanno sempre più esclusive e costose.

"Ma...dove stiamo andando?" chiedo, mentre continuo a guardare al di là del finestrino: le luci scorrono imperterrite sotto i miei occhi azzurri che si riempiono di questo scenario diverso.

"Aspetta e vedrai" mi risponde la mamma con un sorriso che riesco a vedere tramite lo specchietto retrovisore.

"Eccoci qui" annuncia papà dopo pochi minuti, sostando davanti a un locale che ha un insegna luminosa stilizzata, non riesco a leggerla perché vengo presto strappata dai miei pensieri, quando mia madre mi chiede di prendere Hope per qualche istante mentre loro prendono il passeggino dal portabagagli.
Poi, papà dà le chiavi ad un addetto e insieme ci addentriamo nel locale che, però, non ha le caratteristiche che mi aspettavo: le pareti sono nere e in generale non è per niente nello stile dei miei genitori. All'ingresso ci accoglie una hostess, levandoci i nostri soprabiti e riponendoli in una stanza. Ed è l'unica cosa che posso vedere del posto poiché, appena entriamo nel locale vero e proprio, è tutto buio.

"Perché è tutto buio?" domando, ma non ricevo risposta e, la porta da cui penetrava quella poca luce data dalla hall, si blinda dietro di me.

"Cosa succede?" domando confusa e improvvisamente intimorita per il buio totale.

"SORPRESA!" esclama inaspettatamente un coro di voci e poi si accendono delle luci viola basse e fioche.

"Oh mio dio" dico, prima di rimanere sorpresa da tutte le persone che ci sono qui dentro.

Always made in the am - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora