Chapter 30

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Durante il viaggio di ritorno in hotel ho fissato per tutto il tempo le sue mani: si sono dimostrate capaci di stringere così forte il volante da far sì che le nocche ferite continuassero a sanguinare, finché, piccole gocce non sono scivolate lungo il dorso delle mani parzialmente tatuate.

E adesso, come prima, la sua ira non sembra essersi placata.

A passi lenti e stanchi, gli occhi che guardando a terra e la giaccia di Harry poggiata pesantemente sulle spalle, mi trascino verso l'ascensore -dell'hotel dove alloggiamo, questa volta- e non appena vi entro colgo l'occasione per guardarmi nel grande specchio: nonostante le lacrime, il trucco è quasi rimasto intatto, e l'unica cosa diversa è il mio sguardo scosso da tutti gli avvenimenti di questa serata conclusasi fin troppo presto.

Mi levo le scarpe prima di uscire e cammino fino alla porta appoggiandomi stancamente ad essa nell'attesa che Harry la apra.
Mi sposto prima che questa si spalanchi del tutto e mi lasci cadere, ma credo che Harry la intenda in un altro modo perché respira profondamente ai miei movimenti. Forse avrà pensato che mi volessi allontanare da lui e in parte è così.

Una volta dentro, non mi fermo finché non sono in bagno e posso permettermi di scivolare lungo il PVC della porta per sedermi poi sul pavimento.

Chiudo forte gli occhi, cercando di convincermi che nulla sia accaduto, ma più lo faccio, più tutto diventa più vivido.

Mi trascino subito verso la doccia e, aspettando che l'acqua diventi calda, incomincio a spogliarmi del cappotto, del vestito, ma non dei miei slip, poiché ricordo benissimo quelle viscide mani che me li strappavano via senza alcuna pietà.

Entro nel box, chiudendo di conseguenza l'anta in vetro opaco che lo circonda. Vengo ricoperta dal getto bollente e usando tutti i prodotti che trovo sul piccolo scaffale, cerco di lavare via il loro maledetto tocco dal mio corpo.

Ma nulla cambia.

Nulla sembra scomparire, compresi i segni rossi che quelli hanno inflitto sulla mia pelle.

Perché?

Perché a me?

"Shannon? Shannon, stai bene?" la voce di Harry arriva sino alle mie orecchie. Proviene dall'esterno del bagno, fortunatamente.

Io non penso nemmeno a rispondergli: non ho la voglia e nemmeno le volontà per farlo.

"Shannon, ci sei?" ripete.

Un leggero pugno, forse di rassegnazione, è battuto contro la porta per poi lasciare spazio al silenzio, occupato solo dal picchiettare dell'acqua sulle mie clavicole e in seguito sul pavimento.

"Shannon..." pensavo avesse smesso.

Adesso la sua figura si intravede dall'interno della doccia e mi domando come abbia fatto ad entrare. È possibile che nella confusione non abbia chiuso a chiave la porta? Ma certo che è così.

"Rispondimi" m'implora. Per un momento, sposto lo sguardo dai miei piedi alla sua figura sfocata e la osservo mentre poggia la fronte e il palmo della mano contro il vetro esterno.

"V-vattene" dico in un sussurro, ma so che mi ha sentito benissimo.

Voglio solo che se ne vada. E non voglio più stare qui. Non voglio più che neanche le mie stesse mani mi tocchino.

Always made in the am - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora