Chapter 32

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"Prendiamoci una pausa!" Niall implora i ragazzi, gettandosi un cuscino in faccia.

"Pizza?" domanda Louis e anche questa volta tutti sembrano essere d'accordo.

Le ultime cinque ore sono state davvero stancanti e dure anche per me che non ho fatto nulla, ma continuare a guardarli mentre componevano parole su parole è stato ad un certo punto veramente stressante. Per di più, questi ragazzi stanno facendo una confusione tremenda e forse tremenda non è nemmeno il termine più giusto per descrivere quanto casino facciano.
Comunque, l'unico chiodo fisso in queste ore è stato il mio cantante preferito che continuava a mettere insieme le idee di tutti quanti e sono arrivata alla conclusione che sia realmente uno dei migliori cantautori dei nostri tempi.

Dopo poco tempo gli scatoli di pizza arrivano e vengono poggiati sul tavolino. Tutti incominciano ad assalirli, compresa io che ho una terribile fame. Harry divora la sua in poco tempo ritornando a sedersi sotto di me. I ragazzi incominciano a perdersi in un'altra conversazione mentre mangiano e questa volta seguo dall'inizio il loro stupido dialogo.

Io continuo a mangiare il mio pezzo di pizza quando Harry si protende verso di me addentandolo. Mi veramente sorpresa quando mi rendo conto di ciò che ha fatto.

L'ha quasi finito!

"Dovrei ammazzarti, lo sai?" domando scherzosamente e lui ridacchia.
Non do tanto peso a quest'azione, perché sarebbe stupido, ma gli altri invece sembrano averlo fatto: Ed e Niall, probabilmente gli unici ad essersi accorti della scena, assottigliano gli occhi e guardano senza battere ciglio Harry, il quale si limita a distendere la schiena al divano. Anche questa volta posso immaginare che stia alzando gli occhi al cielo.

Finita la pizza, Sam e gli altri incominciano ad uscire dalla stanza nella quale rimaniamo solo io ed Harry che è ancora sotto di me.

"Non esci anche tu?" domando, alzandomi dalle sue gambe. Scuote la testa, rimanendo nell'indifferenza totale. Sembra nervoso mentre batte con forza il piede a terra.
Ha collaborato molto in queste ore, proponendo tantissime idee che sono sempre state approvate, forse ora fa così perché è stanco.

Per minuti mi aggiro nella stanza senza un motivo preciso aspettando che lui parli, ma non lo fa. Per giunta c'è una cosa che continua a chiedersi la mia testa e non posso impedirglielo.

"Cosa intendeva dire quel ragazzo con 'un tempo ce le dividevamo'?" chiedo all'improvviso e noto che non ha bisogno di conoscere il soggetto per capire che mi riferisco a quell'essere schifoso di ieri sera. O più di uno.

Non so perché ma quelle parole hanno continuato ad affliggermi a lungo da quando le ho sentite la prima volta. E sono solo le parole...

Il riccio non risponde, si limita a guardarmi negli occhi azzurri con i suoi verdi e poi ad abbassare lo sguardo.

"Allora?" chiedo ancora. Qualcosa nel suo sguardo è alquanto strano.

Prende un sospiro profondo prima di esordire.

"Si riferiva a tutte le diverse ragazze che portavo ogni volta quando andavo lì e lui era quello con cui le...dividevo" risponde sempre senza guardarmi e temo di aver capito tutto.

"Cioè mi stai dicendo che mi hai trattato come se io fossi la tua pro-"

"Non dirlo, ti prego" mi ferma, guardandomi come per darmi un avvertimento.

Mi sento profondamente umiliata.

"Tu mi hai portata nel posto dove porti tutte le tue prostitute! E quel ragazzo non solo mi ha scambiato e trattato come se lo fossi, ma aveva anche ragione" concludo. Lui ancora non risponde e, anche questa volta, si limita ad alzare lo sguardo e abbassarlo di nuovo.

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