Chapter 18

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Oggi mi sveglio solo perché c'è un delizioso odore di biscotti che proviene dal piano di sotto, perché se no rimarrei stesa insieme al ragazzo che ancora dorme vicino a me.

Oggi scoprirò se posso o meno andare con Harry negli UK.

Devo anche dirlo a Sam che sicuramente sarà d'accordo,
ma il problema -come per me- è ottenere il consenso dei suoi genitori.
Noi non siamo maggiorenni e, per quanto possa essere irrazionale la cosa che stiamo per fare, potrebbero comunque fare uno strappo alla regola.

Nello stesso momento in cui mi alzo Harry si desta.

"Ehi" sussurra mentre strizza gli occhi per abituarsi alla luce del sole che penetra dalle finestre a quadri bianche.

"Buongiorno. Stavo andando a fare colazione, vieni con me?" gli chiedo, facendomi una coda per rendermi un po' meno zombie. Tuttavia, non cambia nulla.

"Prima preferirei vestirmi per sembrare presentabile ai tuoi nonni" dice ridacchiando ed ha ragione, non è il caso che esca in mutande.

"Okay, allora vado a prendere una cosa" lo informo, uscendo dalla stanza. Prima di andare in camera, busso alla porta di Sam per dirle tutto riguardo Londra e sul fatto che Harry sia qui.

"Buongiorno" dice la ragazza, poggiando una mano davanti alla bocca per sbadigliare.

"Devo dirti una cosa" taglio corto, perché il nostro tempo è realmente contato.

"Cosa?" domanda curiosa.
Inutile dire che lei non esita a dire di sì e si arrabbia perché ieri sera non l'ho svegliata per dirle che Harry era con noi. Mi chiede ancora di dirle cosa è successo ieri sera ma è una conversazione che ancora rimando, perché dovrei incominciare da troppo lontano.

Dopo aver speso pochi minuti a spiegarle tutto, vado in camera mia e, come mi ero prefissa, prendo la maglietta di Harry che custodivo gelosamente da un po', per fargliela indossare, adesso che non ha nulla.

Mi mancherà questa t-shirt.

"Questa è tua" gli dico quando ritorno nella sua stanza.

"Come fai ad averla tu?" domanda lui, prendendola dalle mie mani possessive  e indossandola con velocità.

"Me la sono ritrovata magicamente addosso quando siamo rimaste a dormire nella tua casa di Los Angeles " rispondo, alzando gli occhi al cielo e ripensando a quanto mi arrabbiai quella mattina con lui che adesso sorride, probabilmente ricordando quanto fu divertente per lui la mia reazione quella mattina.

"E l'hai portata qui con te?" domanda, sorridendomi leggermente. Gli sembrerò sicuramente pazza, ma credo di averlo fatto.

"Sì, purtroppo" ammetto imbarazzata e abbastanza a bassa voce, sperando che non mi senta, ma non è così.

"Ehi, anche io l'avrei fatto se avessi avuto qualcosa di tuo. Anche io l'avrei portato con me" mi rassicura, ma sono sicura lo stia facendo per rendere il mio atto meno strano "ma solo per ridartelo" aggiunge e si mette a ridere.

"Stronzo" è l'unica cosa che dico prima di uscire dalla stanza seguita da lui.

"Shan, scherzavo" dice, ritornando serio.

'Stai esagerando' zitto, una volta per tutte.

"Non importa. Infondo noi due non siamo nulla, quindi puoi dire questo e altro" commento e lo penso veramente, anche se non proprio del tutto.

Lui non risponde, mi segue solo al piano di sotto dove ci sono i nonni e Sam che fanno colazione.

"Buongiorno a tutti" saluto per attirare la loro attenzione su di me.
"Nonni, lui è Harry un mio amico" lo presento mentre lui va a stringere la mano a loro "Ha dormito qui questa notte perché era un po' lontano dal luogo in cui soggiorna. Viene dall'Inghilterra" spiego mentre loro si presentano con cordialità "Non ho fatto in tempo ad avvisarvi perché era tardi ieri sera" mi scuso, il che è vero.

"Non devi preoccuparti cara, la nostra casa è sempre aperta ai tuoi amici" mi assicura mia nonna con un enorme, dolcissimo sorriso in volto.

"Noi adoriamo l'Inghilterra! Tu da dove vieni?" chiede mio nonno, che guarda ancora interessato il ragazzo. Sapevo avrebbe avuto questa reazione, lui adora l'Inghilterra.

"Holmes Chapel, Cheshire" risponde Harry nella maniera più gentile che abbia mai visto da lui.

"Sai che stavo pensando?" interviene la nonna, attirando l'attenzione di tutti per il suo tono curioso. "Assomigli proprio a uno di quei ragazzi dei poster che Sam ha in camera. Com'è che si chiama quella band, Sam?" dice, assottigliando gli occhi come per esaminarlo.

"Sì, ma non è lui! Vero, Harry?" interrompo subito i pensieri di mio nonna in modo che non possa pensare altro.

Stupida Sam che lascia cose qui. È sempre colpa sua.

'È colpa sua, ma hai deciso tu che rimanesse' forse non parliamo la stessa lingua? Zitto, zitto, zitto!
E per la cronaca, qui, tutto è a causa e per colpa sua.

"Esatto. Mi dicono che gli assomiglio ma non sono uno di loro" risponde Harry, sorridendo.

"Bene ragazzi, noi avremmo da fare quindi andiamo" annuncia la nonna, alzandosi "è stato un piacere conoscerti, caro. Vieni a trovarci la prossima volta che torni qui" lo saluta e lo stesso fa il nonno prima di uscire dalla porta d'ingresso in legno bianco.

"Sam, devo chiamare i miei genitori, dovrebbero essere le otto del mattino a Los Angeles. Tu chiama i tuoi" le dico in modo che possiamo velocizzare i tempi.

...

Per tutta la durata della chiamata le mie dita sono rimaste incrociate dietro la schiena, mentre Harry gironzolava per il salotto.

Ho parlato anche troppo a lungo con mia mamma di Harry e ho dovuto anche storpiare la realtà dei fatti per non farle sapere tutto su di lui.

Quando mi volto verso il ragazzo dalle iridi verdi, che finora era dietro di me, lui non c'è più.

"Harry" lo chiamo e, in un battibaleno, lui è di nuovo nel soggiorno.

"Sì?" domanda, passando una mano fra i suoi capelli.

"Ho parlato con i miei genitori" lo informo, nessuna espressione sul mio volto che possa fargli capire qualcosa.

"E?" chiede subito, evidentemente preoccupato.

"Purtroppo non po-" cerco di dire,
ma lui subito m'interrompe:"non c'è bisogno che continui, ho già capito. Sono stato uno stronzo e mi dispiace anche di averci sperato. Io n-"

"Volevo dirti che purtroppo non potrai liberarti di me" puntualizzo e lui sembra ancora scettico.
"Harry, hanno detto di sì" dico e sono sicura che se non lo avessi fermato, avrebbe continuato ad autocommiserarsi per ancora tanto tempo.

"Dici veramente?" chiede con gli occhi verdi spalancati e un enorme sorriso.

"Sì, sono serissima" affermo con fermezza.
All'inizio mia mamma non aveva accettato, ma dopo averle promesso che quando tornerò a casa studierò e null'altro, lo ha fatto.
"Ah, ho anche dovuto promettere che mi farò portare a Stratford se sarà possibile. Mia mamma pensa sia importante visto che mi specializzerò in letteratura inglese" gli spiego.

"Qualsiasi cosa!" esclama, abbracciandomi forte a sé.

"Mia mamma ha detto di sì!" interviene Sam, facendoci sciogliere dall'abbraccio imbarazzati.

"Non ne avevo dubbi. Dobbiamo sbrigarci, però" dico, tornando seria.

'È una pazzia, pura follia! Stupidi umani incredibilmente irrazionali' interviene il mio ego irritato.
Ma...che avesse ragione?

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