Chapter 48

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"Uno, due, tre, su!" io e Sam urliamo a Noah che butta giù il suo ennesimo shot. Il nostro scopo questa sera si è trasformato in quello di fargli smettere di essere in allerta.

"Non staremo esagerando?" chiedo a Sam che continua ad esortare il ragazzo ubriaco ormai da un po'.

"Lascialo divertire" risponde lei, controllando ogni tanto se Matthew sia arrivato, dopo che ha affermato di essersi imbattuto in un forte traffico nel tentativo di venire al campus.

"Mi sembra comunque eccessivo" insisto, riprendendo atto e consapevolezza di ciò che Noah sta ingurgitando senza pensarci più.
Mi avvicino a lui e gli levo dalle mani l'ultimo bicchierino della sua serata.

"Shaaan" si lamenta lui, cercando di afferrare il bicchiere, ma è troppo ubriaco anche per fare quello.

"No, adesso basta" rispondo, tirandolo via dal tavolo dove sono posizionati tantissimi bicchieri di plastica, colmi di qualche tipo di alcol.
Io, a differenza dei miei amici, non ho toccato un bicchiere stasera, ripensando alle altre volte in cui ho deciso di farlo.

"Solo un'altro" insiste, tentando inutilmente di tornare indietro. È strano vederlo in queste condizioni, se si considera che è raro perda il controllo. Solitamente è sempre molto garbato e tranquillo, e adesso è veramente tutt'altro.

"Meglio che usciamo a prendere un po' d'aria" replico, trattandolo come se fosse un idiota.
Fortunatamente, si lascia trascinare al di fuori con molta facilità, visto che traballa a destra e a sinistra senza il mio sostegno.

"Dove siamo?" domanda all'improvviso, assumendo un espressione preoccupata in volto ma continuando a tenere quella leggerezza nel tono di voce, come se più di tanto non gli importasse.

"Siamo fuori" rispondo, spingendolo a sedersi sui gradini dell'ingresso.

"No" esclama stupito, portando buffamente la mano a coprirsi la bocca. Io sto a guardarlo negli occhi grigi, adesso circondati dal rosso, senza capire i suoi diversi comportamenti.

"No" ripete, questa volta più seriamente.

"Lui ci ha seguiti?" mi domanda in un sussurro mentre mi avvicina a sé, tirandomi il morbido vestito blu scuro che ho stasera. 

"Lui?" chiedo a mia volta, confusa.
Forse non dovrei dare molta retta ai discorsi di un ubriaco, ma per qualche motivo lo faccio ugualmente.

"Noah!" esclama un ragazzo, avvicinandosi a noi prima che lui possa rispondermi. 
Non riesco a vedere molto bene come sia il suo volto, poiché rimane nell'ombra, ma il suo abbigliamento è nero, forse indossa una giacca di pelle. Questo, però, è difficile dirlo.

"Shan, mandalo via!" urla Noah, ma non è spaventato da lui, solo molto arrabbiato. Non so cosa gli prenda, so solo che non sto comprendendo molto.

"Ti prego di ascoltarmi" insiste il ragazzo, uscendo dalla penombra e rivelando il suo viso: ha capelli mossi e nero corvino, due piercing sullo stesso sopracciglio destro e degli occhi azzurri riconoscibili anche alla luce fioca per come sono chiari. Come avevo presunto, ha un giubbotto in pelle -non so come faccia con questo freddo pungente- ed è completamente vestito in pelle, ad eccezione di un piccolo stemma a forma di rose rosse sulla maglia.

"No, con te non ci parlo" dice Noah, che sembra stare per uscire dal suo stato ebbro. Tenta di alzarsi, afferrando con la poca forza che ha la ringhiera in legno e fa qualche passo dietro di me.

"Io voglio s-"

"Quello che è successo è già abbastanza chiaro" commenta Noah, interrompendo l'altro ragazzo. Io sono al momento interdetta su chi guardare e mi sento solo un ingombro fra di loro.

"Allora...io vado" annuncio, cercando di allontanarmi, ma la mano Noah mi trattiene, sebbene sia debole a causa dell'alcol che ancora gli scorre nelle vene.

"No, Shan, rimani. Tanto qui non c'è nulla da dire" dice, rivolgendo un'occhiataccia all'altro ragazzo che sospira profondamente.

"Okay, adesso basta" dico, mettendo a tacere i mormorii che si stavano creando da entrambe le parti.

"Cosa succede qui?" domando, stufa di dovere fare da mediatore fra questi due.

"Nulla" scatta subito il mio amico, come se lo avessi colto in fallo.

"Dille come stanno veramente le cose" lo esorta seccato il ragazzo dagli occhi azzurri, mentre io mi divido fra il guardare l'uno e l'altro.

"Non credo sia argomento di suo interesse" replica Noah, prendendo improvvisamente ad essere più cosciente e diffidente.

"Smettila di fare il saggio e dillo" ripete l'altro, alzando un po' il tono di voce. La mia testa sta per scoppiare, invece.

"Lui è Derek e..." dice Noah.

"Sono il suo ragazzo" finisce per lui -a questo punto- Derek, il suo ragazzo.

"Ex" ribatte Noah.

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