Chapter 53

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La macchina sfreccia alla solita pericolosa velocità, mentre percorriamo una strada che mi è molto familiare: ci troviamo sicuramente nel quartiere dove sono situate quelle celebri e magnifiche case di Los Angeles, fra le quali c'è  anche quella di Harry.
Continuo ad essere curiosa del motivo per il quale siamo qui, proprio adesso che varchiamo l'alto cancello della villa. Tuttavia, rimango in silenzio senza fare una domanda, finché l'auto non viene parcheggiata e, appena scendiamo, non riesco ad impedirmi di parlare.

"Cosa ci facciamo qui?" chiedo sottovoce, come se qui qualcuno oltre a lui possa sentirmi.

"Di nuovo sono costretto a risponderti di seguirmi" dice, prendendomi nuovamente per mano e conducendomi verso l'entrata della casa non illuminata, quando entriamo. Magari questo sta a significare che non c'è nessuno a parte noi.

"Dove sono i ragazzi?" domando, proprio in merito alla mia precedente riflessione.
Intanto, lui non accende ancora la luce, ma si lascia guidare da quella della Luna che penetra dalle numerose finestre.

"A qualche festa, forse" risponde vago, continuando a trascinarmi per le scale che salgono al piano di sopra. Ma neanche questa volta, ci fermiamo qui: ci aggiriamo per i corridoi e saliamo altre scale che portano ad un terzo piano; arriviamo davanti ad una porta che Harry apre, rivelando una stanza da letto. Anche questa volta la sorpassiamo, dirigendoci verso la finestra che dà su un ampissimo spazio.

"Va' più avanti" mi esorta, lasciandomi la mano. Faccio come ha detto, rivolgendo i miei occhi ad un magnifico scenario: ci sono milioni di luci che splendono nella città sotto i nostri occhi e ne vengo immediatamente catturata. Ad un certo punto queste terminano, lasciando spazio all'oscurità del mare ma anch'esso s'interrompe, dando spazio al blu profondo del cielo trapuntato di piccole e grandi stelle luminose. Adesso capisco la scelta di spegnere tutte le luci di casa.
Io continuo a fissare il panorama e non posso evitare di rimanerne estasiata: da qui si vede tutto, nella sua più massima forma e bellezza.

"Wow" è l'unica cosa che sono in grado di dire. Devo ammetterlo, mi hanno rapito e non so come fare per distogliere l'attenzione.

"Ti piace?" domanda e giuro di poter sentire il suo respiro sul mio collo. È vero che non c'è qualcosa in grado di farmi distogliere da questo scenario, ma c'è qualcuno che invece può, facendo sì che la mia attenzione ritorni alla terra ferma.

"Moltissimo" rispondo con sincerità, ancora sentendo quei piccoli brividi che il suo respiro caldo sulla pelle mi regala.

"Sapevo ti sarebbe piaciuto" dice e dal suo tono deduco che sia fiero di ciò che è riuscito a combinare questa notte.

"Sì, è una sorpresa stupenda" ammetto, voltandomi verso di lui, nel vano tentativo di mettere quanta più distanza possibile fra i nostri corpi.
Resto un altro po' a fissare il magnifico panorama, ma poi incominciano a riaffiorare nella mia mente tutte le motivazioni per le quali sono rimasta delusa da lui. Non so perché con tanta rapidità, ma in breve non riesco più a smettere di pensarci.

"Perché non ti sei fatto sentire oggi?" domando, voltandomi verso di lui, anche se forse dovrei dire 'ieri'.

"Cosa intendi?" chiede, come se fosse confuso dalle mie parole.

"Insomma...avevi detto che saresti stato il primo a farmi gli auguri eppure non mi hai chiamato, non mi hai scritto un messaggio..." spiego, allontanandomi un po' da lui.

"C'è qualcosa che non va?" chiedo ancora, guardandolo mentre inarca le sopracciglia e sbatte gli occhi stupito o sconcertato.

"Non ci credo..." commenta fra i denti, quasi senza che io possa sentirlo. Ma invece lo faccio lo stesso.

"Non credi cosa?" domando, incominciando ad innervosirmi il fatto che borbotti qualcosa alle mie spalle.

"Tu...non..." continua a dire senza che io riesca a capirlo.

"Cosa ti prende? Adesso la colpa sarebbe mia se tu scompari?" chiedo, non riuscendo quasi a trattenere una risata.

"Shan se so-"

"No. Adesso tu mi ascolti" dico dura, interrompendolo ancora una volta anche se lui mostra più volte la volontà di parlare ancora.

"Ascoltarti?" chiede e adesso è lui a voler ridere.

"Sì, mi ascolti! Perché...perché un giorno fai fatto finta che non esista e l'altro ti sei ripresenti magicamente? Io no-"

"All my favourite conversations always made in the A.M." ferma il mio parlare continuo con questa frase. Lo sa che avrebbe attirato la mia attenzione.

"C-come..." balbetto confusa e sorpresa allo stesso tempo, lasciando andare il discorso per prendermi qualche secondo di riflessione.

'E cosa c'è da pensare?' interviene il mio subconscio, alzando gli occhi al cielo.

"Sei...sei stato tu" dico soprappensiero, venendo persuasa da questo suo gesto.

"Detto così sembra che abbia ammazzato qualcuno, ma sì, sono stato io" ammette con una punta di umorismo, guardandosi le punte degli stivali.

"Io non..." cerco di dire, ma trovo impossibile comporre un periodo sensato. Sono stupita e irritata di non averlo scoperto da sola. Chi altro avrebbe potuto farlo se non lui?

"Non devi dire nulla" mi assicura lui.

"E invece sì..." insisto io, ricevendo uno sguardo interrogativo.

"Ti voglio bene, davvero" dico e mai sono stata più sincera con una persona.

Always made in the am - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora