"Shan, sei pronta?" mi domanda la mamma dal piano di sotto, mentre io sto finendo di sistemarmi per il mio primo giorno al college e, a malincuore, del campus.
"Sì!" urlo, sbattendo forte la porta del bagno quando esco.
In caso non si fosse ancora notato, oggi sono arrabbiata, ma anche un po' felice perché probabilmente questo giorno segnerà un nuovo inizio.Torno in camera mia e, salutandola per l'ultima volta, afferro le valigie e scendo le scale con esse.
Inutile dire che questo non fa altro che amplificare la mia irritazione.Perché nessuno mi aiuta a portarle giù?
Dov'è papà quando serve?
"Shan!" grida ancora la mamma, facendomi spaventare e mollare uno dei bagagli che, con un colpo sordo, case e scivola per tutte le scale.
"Tutto bene?" è di nuovo mia madre a parlare e ad aiutarmi a trascinare l'altra valigia giù. Peccato che un po' troppo tardi.
"Mi hai fatta spaventare" commento acidamente, ma cercando comunque di trattenere tutta la rabbia di cui oggi sono provvista più che mai.
Perché ho lasciato andare la valigia?
Perché sono così sciocca?
"Oh, scusami" risponde con calma, ma io so che sta per perdere la pazienza: è evidente sul suo viso quell'espressione di ritegno.
"Sam?" le domando, uscendo dalla porta di casa senza guardarmi un momento indietro. Continuo a ripetermi che tanto questo fine settimana imporrò ai miei di venirmi a prendere per stare qui il weekend.
"È già andata" risponde e odio la sua scelta verbale: io non sono 'andata', non si libereranno mai del mio incostante fastidio e della mia presenza. Almeno non fin quando non avrò un mio portafoglio e un mio stipendio.
'Potresti incominciare proprio adesso a procurarti questo portafoglio. Non ti farebbe male lavorare' caro, vecchio, inopportuno, subconscio...non mi sei mancato per nulla e voglio che tu lo sappia!
Non c'è verso che mi cimenti così presto nel mondo del lavoro e non perchè non voglio farlo o perché mi piace pesare sui miei genitori, ma perché voglio che tutto quello che farò al college -almeno per il primo anno- sia incentrato sullo studiare e null'altro.
"Sicura di non dimenticare nulla?" chiede la mamma, chiudendo il bagagliaio e seguendomi nell'entrare in auto.
"Anche se dimenticassi qualcosa, lo verrei a prendere questo sabato" le mie parole avevano l'obbiettivo di suonare come un avvertimento e lei sembra avere capito che alludevo al mio ritorno.
...
"Sicura che non vuoi che ti accompagni al dormitorio?" domanda la mamma per l'ennesima volta, mentre io sono occupata a scaricare dal bagagliaio le mie pesanti valigie.
Perché ho così tanti vestiti?
"Sì, mamma. Già è tanto che tu mi abbia accompagnato alla segreteria" rispondo.
"Non saresti finita nella stessa stanza di Sam se non fossi venuta" commenta con fierezza e io alzo gli occhi al cielo seccata.
"Questo non posso negarlo" concordo.
"Adesso puoi andare, però" la liquido abbracciandola, prima di raggiungere Sam che mi attende all'entrata del dormitorio.
"L'unica cosa che mi entusiasma di questo posto sono le feste" dice Sam annoiata, spingendo la porta che dà sul corridoio del dormitorio dove c'è un gran caos: familiari accompagnano le loro figlie nelle rispettive stanze, raccomandandogli cose a non finire, ragazze che si disperano nel vedere le dimensioni ridotte delle camere e altre che camminano indiscrete (saranno sicuramente le veterane).
Diciamo che oggi un po' tutto il college è in fribillazione a causa dell'arrivo delle matricole intente ad incominciare il primo anno.
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Always made in the am - h.s.
Hayran Kurgu"Ti paga...Ti paga per essere la sua puttana?" [...]Quanto avrei voluto fosse per sempre, ma sapevo sarebbe stato impossibile. Lei non lo voleva, ne ero sicuro: c'erano troppo alti e bassi ai quali m'illudevo potesse ancora resistere. Ero io quello...