"Shaaaan" mi chiama Sam accorrendo.
"Che c'è?" le chiedo, mentre sono ancora concentrata sui miei appunti, presi oggi al corso.
"Te ne prego, almeno stasera" dice, incrociando le mani e scuotendole dinnanzi a me.
"Cosa?" le domando, abbandonando il libro sulla scrivania, invasa di fogli e libri voluminosi, tazze di caffè. Il college non è affatto una passeggiata, ma lo sapevo già questo.
"Andiamo alla festa che fanno in quella confraternita stasera, per favore" mi implora con sguardo pieno di speranza. Ma la mia testa ha bisogno di analizzare i pro e i contro di questa situazione.
"No, devo studiare" dico, tentando di riaprire il libro, ma Sam ci schiaccia su le mani per impedirmelo.
"Ma dai...domani è il tuo compleanno. Non hai voglia di festeggiare?" chiede, facendo scivolare il libro sul bordo della scrivania.
"Certo, ma devo studiare" insisto, prendendo l'oggetto in bilico e riaprendolo.
"Tutto questo per una laurea in letteratura e lingua inglese" commenta Sam con tono derisorio.
"Cosa c'entra?" domando stufa.
"E tu in psicologia. Quindi?" sospiro.
"Oh...zitta e vieni!" esclama, richiudendo nuovamente il libro, provocandomi un enorme fastidio.
"Celebrerò il mio compleanno domani sera a una stupida cena con i miei genitori. Ma adesso devo studiare" concludo, cercando nuovamente di sottrarre il mio libro dalle sue grinfie, ma lei oppone resistenza.
"Domani non ci sono i corsi, è sabato" riflette, continuando a tirare il manuale nella sua direzione.
"Non c'entra...devo comunque studiare" dico, riuscendo a riprendere il manuale.
"Sei noiosa" si lamenta Sam, allontanandosi a passi lenti da me.
"Io ci vado lo stesso" dice.
'Non puoi lasciarla da sola' mi avverte il mio subconscio. Deve aver percepito che mi sento dispiaciuta per aver rifiutato.
"E va bene, vengo!" dichiaro, alzandomi di scatto dalla sedia, giusto per evitare che ci ripensi.
"Festeggeremo il tuo compleanno nel migliore dei modi" dice Sam, girandosi di scatto verso di me. Ha uno sguardo entusiasta che non promette nulla di buono e le sue intenzioni non voglio nemmeno conoscerle.
"Vado da Noah, gli chiedo se vuole venire con noi" la informo, aprendo la porta e dirigendomi nel dormitorio maschile di fianco al nostro.
Dopo aver superato la sala comune, entro quatta nel dormitorio dove non è consigliabile entrare (almeno non lo è per le ragazze) e busso alla camera che spero sia di Noah (dati i miei trascorsi non mi stupirei se avessi sbagliato).
Come mi aspettavo, ad aprire la porta non è lui, ma un ragazzo dai capelli ricci neri e pelle scura."Ciao, bellezza" dice, ammiccando. Credo di avere già compreso il tipo persona che è ed è per questo che alzo gli occhi al cielo alle sue parole.
"Sei qui per me, ammettilo" cerca di persuadermi in una maniera quasi divertente. Per quanto voglia fare il figo, non ci sta riuscendo. Non con me.
'Certo...tu sei abituata a tutt'altri livelli...' mi deride la mia coscienza e questa volta è lei ad alzare gli occhi al cielo.
"Mike, non infastidirla" interviene Noah, dando una spallata scherzosa al ragazzo che corruccia la fronte. Sono sollevata e sorpresa allo stesso tempo di non aver sbagliato stanza.
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Always made in the am - h.s.
Fanfic"Ti paga...Ti paga per essere la sua puttana?" [...]Quanto avrei voluto fosse per sempre, ma sapevo sarebbe stato impossibile. Lei non lo voleva, ne ero sicuro: c'erano troppo alti e bassi ai quali m'illudevo potesse ancora resistere. Ero io quello...