Chapter 60

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Quando scattano le 10:30 PM, io ho finalmente finito di studiare e, nonostante la testa che minaccia di esplodere da un momento all'altro, insieme al nervosismo, sono felice di avere un po' di tempo libero. Forse ne approfitterò per guardare un film con Sam che ha già finito di studiare almeno due ore fa.
Se avessi saputo, avrei scelto anch'io psicologia...No, non l'avrei mai fatto, ma avrei solo rallentato l'arrivo del college per molto altro tempo.

"Sam, che n-" sto per dire, ma vengo attratta dalla spia luminosa del mio telefono che mi avverte di una notifica. Scorro il dito sullo schermo per scoprire che appartengono ad Harry Styles e i messaggi che mi sono arrivati sono molti e ripetitivi:

"Potresti rispondere al telefono?"

"Sto cercando di chiamarti da un po'"

"Sei al college?"

"Insomma, rispondi!"

È incredibile come anche attraverso degli stupidi messaggi, riesca ad essere terribilmente snervante e mi fa ridere che pensi realmente che lo richiamerò. Così, metto di nuovo in standby il telefono e torno a cercare di tenere una conversazione con la mia migliore amica che, però, è impegnata nel truccarsi.

"Dove...stai andando?" le domando, guardandola mentre applica sulle sue ciglia, già nere, del mascara.

"Ad una festa che hanno organizzato nel dormitorio maschile" risponde, alzandosi in piedi per specchiarsi: indossa dei semplici jeans blu, con un top blu scuro in seta.

"Domani c'è lezione" le faccio notare.

"Non importa. Ci saranno anche Noah, Derek e alcune ragazze che ho conosciuto alla scorsa festa" m'informa, ritoccando ancora il suo look.

"Vuoi venire? Non te l'ho chiesto prima che studiavi" scrolla le spalle, finendo di allacciarsi la scarpa destra.

"No. Non mi sento nemmeno molto bene e rimanere qui può solo farmi bene" rispondo, prendendo ciò che mi serve per prepararmi e andare a dormire. Intanto, il mio telefono continua ad illuminarsi per i messaggi che quel ragazzo continua a mandarmi, ma che io ignoro.

"Okay, ci ved-" sta per dire, però, il suo iPhone squilla prima che possa concludere la frase.

"Ehm...adesso devo andare. A dopo" dice vagamente, uscendo prima di rispondere e senza darmi il tempo di replicare.
Nello stesso momento in cui lei chiude quella d'entrata, io apro la porta del bagno, dal quale esco solo quando ho indosso il pigiama e le mie pantofole pelose.
Mi siedo sul letto, spostando la giacca che Sam avrà evidentemente dimenticato prima di uscire e prendo il Mac; lo accendo e mi dirigo su Netflix, incominciando a scorrere tra la infinita successione di film presenti.
Sto per cliccare su Lol quando delle voci attirano la mia attenzione e, siccome sono molto forti ed udibili, decido di affacciarmi nel corridoio per vedere di cosa si tratta.

"Non puoi entrare qui, ragazzo" l'uomo delle pulizie, con tanto di scopa e secchio alla mano, impedisce l'accesso al piano a qualcuno che da qui non posso vedere, visto che sono troppo impegnata a non farmi notare mentre guardo.

"No, lei non può impedirmelo" protesta l'altro, ma non così a bassa voce come avrebbe desiderato. Intanto, altre ragazze incominciano ad uscire dalla stanza e a lamentarsi con i due.

"Certo, che posso" insiste l'uomo, mentre del caos incomincia a crearsi. Un caos composto da ragazze che sbraitano.

"Ma insomma, io cerco solo di..." la voce del ragazzo riecheggia fra le pareti e ci metto davvero poco, questa volta, a capire di chi si tratti: quell'accento stretto e quel tono roco è qualcosa che lo marca e lo rende troppo riconoscibile. Almeno per me.

"Ehm...mi scusi, è il mio...ragazzo. Prometto che non succederà più" dico, trascinando Harry nella mia stanza e facendo rispuntare così la calma nel dormitorio.
Chiudo violentemente la porta alle mie spalle, guardando al ragazzo che non dovrebbe per nessuna ragione essere qui: è vestito neutralmente, il cappuccio è alzato sulla testa e indossa i suoi Rey Ban neri.
Esalo un respiro per incominciare a parlare, ma lui mi blocca prima che possa iniziare a farlo.

"Senti, Shannon, io non voglio che tu pensi-" cerca di dire, levandosi gli occhiali prima di parlare.

"Che io pensi cosa? Tu, piuttosto, a cosa pensi? Sei conscio di ciò che sarebbe potuto succedere lì fuori se qualcuno ti avesse riconosciuto?" lo interrompo a mia volta.

"Perché sei qui?" domando sospirando pesantemente.

"Per chiederti scusa" risponde, mettendomi a tacere del tutto.

"Per...quello che ho detto ieri mattina. Io non lo pensavo veramente" aggiunge, notando la mia espressione sconcertata.

"Harry..." il suo nome esce quasi come un'imprecazione dalla mia bocca.

"Veramente pensi di venire qua e scusarti?" chiedo, trattenendo a stento una risata nervosa.

"Sì, io credevo che se fossi venuto qui..." sospende la frase, appena i suoi occhi verdi entrano in contatto con i miei azzurri che disapprovano totalmente.

"Tu mi hai usata per i tuoi maledetti scopi pubblici, poi hai dichiarato al mondo intero che ti saresti preso una pausa, tranne che a me. E mi hai ferita"  mi sfogo, mentre lui è costretto ad abbassare lo sguardo per l'intensità del mio.

"E adesso che fai? Vieni qui a chiedermi scusa" commento, non potendo evitare di ridere.

"Che altro potrei mai fare?!" domanda di rimando e adesso incomincio a percepire il suo umore cambiare.

'Ops, è entrato in modalità lunatico. Adesso non si torna più indietro' esordisce il mio subconscio divertito, accomodandosi sulla sua poltrona. In mano, una ciotola strapiena di popcorn.

"Forse potresti imparare a pesare le parole, prima di parlare a vanvera" gli suggerisco, ricordando a me e a lui il momento in cui mi ha esplicitamente detto che amica e puttana, per lui ero la stessa cosa.

"Chi ti ha detto che quelle parole fossero state spese a vanvera?" domanda, spegnendo completamente la mia rabbia e accendendo il mio dispiacere. Mi volto, ponendo una mano sulla bocca per reprimere un sospiro di tristezza.

"Scusa, io non-"

"Non hai pensato!" finisco al suo posto, girandomi di nuovo verso di lui.

"Basta scusarti. Io non me ne faccio un bel niente delle tue scuse! È fin troppo bello giustificarsi con questa parola, non credi? Siamo alle solite, Harry, e io ne ho abbastanza!" concludo, aprendo la porta perché possa uscire. Però, lui rimane inchiodato dov'è con le braccia incrociate al petto, mentre mi guarda.

"È vero, sono stato stronzo" sintetizza alla perfezione ciò che io provavo a dirgli, lasciando cadere le sue forti braccia lungo il corpo.

"Ma ti prego di perdonarmi" dice ed io alzo immediatamente gli occhi al cielo: ecco un'altra delle frequenti parole, incisa nel suo vocabolario ad l'inchiostro indelebile.

"E cerca di capirmi, io...non ho mai dovuto combattere contro una ragazza, loro mi si buttano addosso come dei giocatori da football" aggiunge, provocandomi un silenzioso, piccolo, riso.

"Però con te è tutto diverso..." dice con un mezzo sorrisetto, accarezzandomi la guancia con il dorso dell'indice. Un gesto inaspettato, che mi confonde, perché la mia testa è ancora convinta che lui non sia capace di dire e fare cose dolci.

"Dovresti andare" lo esorto, allontanandomi definitivamente da lui. Sono un po' imbarazzata ma, allo stesso tempo, sicura di ciò che faccio.

"Aspetta...io devo...devo chiederti una cosa" dice, tirando la mia mano prima che essa possa andare ad aprire la porta.

"Sarebbe?" chiedo, inarcando le sopracciglia.

"Domani sera ci sono gli American Music Awards" spiega e dalla sua espressione deduco sia in grande tensione ed io non vorrei mai essere nella sua situazione.

"Oh, buona fortuna!" gli auguro, regalandogli un sorriso di incoraggiamento che lui, tuttavia, non ricambia.

"Tu verrai con me" conclude, facendo cascare la mia mascella sul pavimento.

'C-cosa?' perfino il mio subconscio è sbalordito.

Always made in the am - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora