Capitolo 2: Stop Thinking

365 53 177
                                    

Pensavo che in realtà potessimo prendere una pausa dai pensieri, smettere per pochi secondi di pensare, di soffocare i pensieri, i ricordi, le sofferenze ma purtroppo arrivai alla soluzione che era impossibile non pensare quasi com'era impossibile essere felici. Poi in momenti come quelli: seduta in un sedile abbastanza comodo in un aereo, era impossibile pensare a non pensare. Provai ad ascoltare la musica, ma mio padre, seduto accanto a me, mi aveva sequestrato le cuffie poiché non voleva che mi isolassi. Contraddirlo era stato inutile, mi aveva esplicitamente detto di godermi il paesaggio, la vista offerta dal finestrino dell'aereo -dato che, fortunatamente, ero seduta accanto al finestrino- 'Non capita tutti i giorni di prendere l'aereo' aveva aggiunto, ma la cosa buffa era che stava comodamente dormendo con una mascherina davanti gli occhi e non riuscivo ancora a capire che distrazione avrebbe portato la musica. Allungai la mano verso i piedi di mio padre- dove c'era un sacco nero con dentro le mie cuffie, il cellulare e tante altre cose sia mie che dei miei fratelli- e presi lentamente le mie cuffie e il cellulare. Guardai di sottecchi mio padre e vidi che era ancora disteso e russava beatamente, quindi la mia missione era riuscita. Mi soffermai un attimo a guardare mio padre: mascella pronunciata, un filo di barba sul viso, naso dritto, capelli castano scuro così come i suoi occhi. Nonostante i suoi quarant'anni aveva un bel fisico, si manteneva in forma. I suoi lineamenti duri nel viso lo facevano apparire un uomo severo ma in realtà aveva un cuore d'oro, di solito era lui a difenderci dalla mamma quando combinavano qualcosa di brutto. Anche se, quando si trattava dell'argomento 'lavoro'  diventava freddo e serio, grazie a queste sue qualità continuava a mandare avanti l'azienda di famiglia, l'azienda di moda 'Hernandez'. Mia madre era una donna bellissima, aveva un sorriso dolcissimo e bellissimo. Portava da sempre un taglio corto nero, occhi chiari, fisico perfetto, naso dritto, labbra carnose. Lei si dedicava alla moda, era una stilista abbastanza conosciuta, si occupava dell'organizzazione delle sfilate e tutto il resto. Sussultai quando mio padre iniziò a russare più forte.  Tra tutti i posti proprio accanto a lui dovevo capitare? Sembrava un bue in calore.
I miei fratelli, stronzi quanto deficienti, erano nella fila centrale proprio accanto a noi, con loro c'era mia madre che era abbastanza severa solo che loro erano stati favorevoli quando mio padre tolse i cellulari  a tutti e tre poiché, secondo loro, avevano un vista 'perfettamente perfetta' e con vista 'perfettamente perfetta' si riferivano ai sederi delle hostess. La cosa che mi dava rabbia era che erano fidanzati con le mie migliori amiche.

«Signorina che stai facendo?». Non mi accorsi che mio padre si era svegliato, se non quando mi tolse le cuffie dalle mani.

«Qualcosa di più attivo di quello che facevi tu». ripresi le cuffie, mettendomi a sedere. Mio padre si tolse la mascherina che aveva portato sopra la testa.

«Ho già la mia età, ma Brandon dov'è finito?». Chiese mio padre girandosi verso i sedili dov'era seduta il resto della famiglia. Solito di mio padre, quando un discorso non gli garbava o non aveva abbastanza motivazioni per dare la risposta: cambiava argomento.

«Ah non lo so». Neanche mi ero accorta che non era al suo posto. Per quanto mi importava.

«Manca pochissimo all'atterraggio». annunciò, guardando il suo orologio.

«Mi descriveresti la zia?». Chiesi curiosa, solo due giorni fa mio padre ci comunicò che saremmo andati da una nostra zia, nonché sua sorella minore.

«Tu come la immagini?». Chiesi guardandomi negli occhi, azione che mi mise in soggezione.

«Non ho cinque anni, perché dovrei usare l'immaginazione? Cosa ci vuole a descrivermela?». Alzai le sopracciglia, per spronarlo ad avere una risposta.

Come una tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora