Capitolo 30: Le Bain

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Colton's pov

La felicità era quello stato d'animo che non si provava facilmente, era uno stato d'animo raro che molti bramavano di provare. Molti lo vedevano come il trofeo dopo una corsa, ma io lo vedevo come il mezzo su cui viaggiare. E, in quel momento, viaggiavo con quello stato d'animo insieme a Charlotte. Erano passati sei giorni da quando eravamo tornati a New York e la differenza di clima aveva portato, alla sopracitata ragazza, ad avere temperature altissime, già una volta lasciata Miami aveva iniziato a stare male e la febbre era notevolmente aumentata quando eravamo giunti in Virginia, dove avevamo alloggiato in hotel per un giorno. Noi ragazzi avevamo deciso di tornare a New York con le nostre auto, ovviamente, tuttavia per poche ore mi ero ritrovato da solo perché Charlotte aiutava parlando al cellulare, dato che volevamo evitare che anche Chloe venisse contagiata, mia sorella con la ricerca del ginecologo, perché avevano deciso di trasferirsi, fino a quando tutta questa situazione non sarebbe stata risolta, a New York. Avevamo informato l'attuale ginecologo di Chloe riguardo la situazione, affermando che la famiglia aveva bisogno di lei e quest'ultimo aveva suggerito di cercare un ginecologo direttamente lì, promettendo alla futura mamma che, a fine mese momento in cui dovrebbe nascere mio nipote, sarebbe andato lì per assistere. Chloe mi aveva confidato che il dottore sapeva molto e aveva preso a cuore la loro situazione, di conseguenza, non c'era da meravigliarsi da questi gesti che vanno aldilà della professionalità. New York mi piaceva per il clima freddo e, sinceramente, non mi mancava molto il clima di Los Angeles o di Miami. Per quando riguarda Charlotte, stava notevolmente meglio però aveva deciso di continuare a fare la vegetale nel suo amato letto continuando alcune serie televisive lasciate incomplete. Chloe e James avevano deciso di stare a casa di Charlotte  e, per quanto riguardava, Gabriel era rimasto da me. Con Cassandra era finita tanto tempo fa, anche se entrambi si amavano, ma il mio migliore amico voleva aspettare che tutta questa situazione fosse conclusa prima di tornare da lei. Aveva paura che potesse accaderle qualcosa standole accanto, potevo capirlo. L'amore era rinuncia. In quel momento, nella mia camera d'albergo del lussuoso hotel di New York, il mio migliore amico non faceva altro che parlare di Cassandra, cosa che andava avanti da cinque giorni.

«È sempre stata una ragazza dolce, l'ho amata dal primo momento in cui i nostri occhi si sono incrociati. Sembrava debole, così piccola. La amo ancora e penso che sarò innamorato di lei fino alla fine dei tempi, è l'unica che sa leggermi negli occhi e capirmi dai gesti. L'unica ragazza che mi piace tenere tra le braccia e, Dio, la vorrei ora. Qui. Con me. Mi manca come l'aria. Alle volte, penso di non farcela. Ho bisogno di lei, Colton. Ho un disperato bisogno di lei. Voglio guardala negli occhi azzurri, baciare le sue labbra, farle il solletico, abbracciare il suo formoso corpo, sussurrarle che la amo, ripeterle che è perfetta così e che deve smettere di guardarsi allo specchio come se fosse un errore, accarezzarle i capelli perennemente davanti il viso perché le piace nascondersi e dirle che non deve farlo. Dirle che la amo perché è così. Dio, Colton, sono così malato?». Camminava lungo la stanza, soffermandosi di tanto in tanto a guardare fuori come se avesse sperato di poterla vedere lì, quando sapevamo benissimo che si trovasse a Los Angeles. Nell'udire il suo monologo mi sentii in colpa, lui si trovava in quella situazione solo ed esclusivamente per colpa mia e se, in quel momento, stava soffrendo così tanto era solo perché ero stato troppo egoista e avevo deciso di portarlo con me in quella maledetta merda. Soffriva tanto, potevo solo sfiorare quella sensazione di sentirsi mancare l'aria quando sentivi che qualcosa dentro di tè mancava, e a lui mancava lei. Erano inspiegabilmente uniti da un filo invisibile.

«Gabriel, sei innamorato. Ma Dio mio, perché non la fai venire qui? Sai benissimo che i soldi non sono un problema. E poi sei così sicuro che standole accanto, sarebbe in pericolo? E se fosse proprio la vostra lontananza a metterla in pericolo? Non possiamo saperlo. Qui, bene o male, potresti tenerla sott'occhio, difenderla. Ma a Los Angeles, chi lo farà?». Era un da un po' che ci pensavo, Krystal sapeva quale fosse il punto debole di Gabriel e la mia mente contorto aveva pensato alla probabilità che avrebbe potuto usarla come esca. Io volevo il bene del mio migliore amico e sapevo che solo se ci fosse stata qui Cassandra, avrei potuto ottenerlo.

Come una tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora