Capitolo 32: All my life I've been waiting

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Mi ero sempre chiesta cosa provasse una persona innamorata, l'avevo letto nei libri, potuto sfiorare la sensazione, ma era davvero così bello come era descritto? Come si capiva di essere innamorati? Se fossi stata innamorata di Colton, lui avrebbe ricambiato? Se davvero esistesse l'amore, cos'era? Forse era proprio quello: un'infinita lista di quesiti preceduti dal se. Leggerlo nei libri e vederlo nei film era una cosa, ma provarlo era peggio. E, maledizione, odiavo terribilmente sentire le gambe tremare come se avessero potuto cedere da un momento all'altro, odiavo sentire lo stomaco perennemente sottosopra come se fossi sul punto di rimettere e odiavo le mani che non smettevano di cercare qualcosa su cui aggrapparsi come se cercassero non qualcosa da stringere ma qualcuno. Odiavo sentirmi così vulnerabile sotto lo sguardo di Colton. Se questo era l'amore, ero proprio innamorata. Quei pensieri mi torturavano mentre uscivo di casa quel venerdì sera, lasciandomi alle spalle le raccomandazioni delle mie migliori amiche, il broncio di Aaron, lo sguardo divertito di Brandon, la preoccupazione di James e la felicità di Chloe che aveva fondato un club, in cui ovviamente le mie migliori amiche facevano parte: Charlton. E infine i miei capelli perfettamente lisci, nonostante avessi raccomandato a tutti di farsi i dannati cavoli loro quando mi voltai verso casa mia, li vidi tutti alla finestra: tutti sorridenti tranne Aaron che aveva il broncio che arrivava in Alaska. Roteai gli occhi e sorrisi, voltandomi nuovamente verso la strada quando sentii un clacson. Colton. Chiusi gli occhi, contando fino a tre e cercando di calmare l'ansia. I battiti erano già accelerati, le mani sudavano e la testa non connetteva. Cominciamo malissimo.
Mi guardai un'ultima volta le scarpe: vans nere, e alzai lo sguardo per incrociare quello di Colton che era sceso dall'auto. Si avvicinò abbastanza che io potei essere avvolta dal suo profumo che non aveva mai cambiato da quando l'avevo conosciuto, mi baciò dolcemente e sorrisi in quel bacio. Mi aveva raccomandato di vestirmi sportiva e così avevo fatto, avevo indossato dei skinny neri e un maglione nero su cui c'era stampato in alto a destra un alieno, non avevo messo nessuna giacca perché quella sera non faceva così freddo e quel maglione teneva al caldo. Per portarmi dietro cellulare e portafoglio avevo preso una piccola borsetta nera a tracolla, infine per il trucco avevo applicato un rossetto Matt bordeaux, un po' di blush rosa dato che sembravo un fantasma, matita e mascara. I capelli li avevo lasciati sciolti e lisci, dopo aver passato un'ora e mezza per passarmi la piastra perché ero così nervosa che i miei capelli ne avevano risentito. Osservai Colton quando si allontanò da me e vidi che indossava dei jeans neri, abbinati a delle converse all star del medesimo colore e un maglione blu aderente, e sopra esso una giacca di pelle. I suoi capelli erano tirato all'indietro dal gel anche se li preferivo senza e il suo sorriso gli illuminava il volto.

«Sei bellissima». Arrossii al suo complimenti e sorrisi, pregando che non prendesse le mie mani dato che parevano essere appena state sotto un getto d'acqua. Maledizione.

«Vogliamo andare?». Sperai di non apparire scortese ma era l'unico modo per non apparire nervosa. Colton annuì e mi accompagnò verso la sua auto tenendo una mano sulla mia schiena, tenne lo sportello aperto e lo chiuse una volta che fui dentro, non impiegò molto tempo per fare il giro ed entrare. Mi osservò mentre allacciavo la cintura.

«Ma non senti freddo?». Alzai lo sguardo ed avendo inclinato la testa per vedere l'entrata della cintura eravamo vicinissimi, tanto che i nostri nasi si sfioravano. Scossi la testa sorridendo e gli rubai un altro bacio sulle labbra velocemente, Colton sorrise e si allacciò la cintura.

«Se dovessi sentire freddo, dimmelo». Annuii, guardando un'ultima volta casa mia e dalla finestra vidi Cassie, Chanel, Kendall e Chloe agitare felicemente il police come a dire: stai andando benissimo, scossi la testa e mi venne quasi da ridere. Colton prima di partire si allungò verso di me e salutò le ragazze dalla finestra che, appena lo videro, diventarono serissime e ricambiarono il saluto. Scoppiai a ridere, guardandole. Erano uniche. Colton mi seguì, mettendosi a posto e notai che aveva acceso il riscaldamento. Partì azionando lo stereo da cui si riproduceva una canzone a me sconosciuta, comunque sia quando per la seconda volta ci fu il ritornello io e Colton cantammo.

Come una tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora