Riemersi dall'acqua prendendo un respiro talmente profondo che arrivai a chiedermi quanto tempo fossi rimasta là sotto, ma la verità era che non lo sapevo neanch'io. Lasciai che il mio corpo prendesse tutto l'ossigeno necessario affinché il mio petto iniziasse ad alzarsi e abbassarsi regolarmente e tutto ciò accadde pochi minuti dopo, così lasciai che il mio corpo si immergesse nuovamente nell'acqua fino al collo, appoggiando la schiena sullo schienale scivoloso di ceramica della vasca e le braccia ai bordi. Guardando il muro davanti a me, sorrisi, sorrisi perché finalmente quella mattina a colazione c'era stata un'aria felice, io e papà avevamo scherzato tutto il tempo mentre preparavamo la colazione, ovvero dei semplici pancake, non sapevo se mia madre era stata svegliata dalle nostre risate oppure dall'odore dei dolci che lentamente si era insinuato in ogni angolo della casa, tuttavia sapevo che quando era entrata e aveva visto la farina sparsa sul pavimento, sulla mia testa e su quella di mio padre, i fornelli sporchi di impasto, dei pancake sul tavolo e i volti mortificati ma divertiti di me e mio padre, non sapeva se mettersi le mani tra i capelli oppure sorridere felice vendendo la complicità tra me e papà, ovviamente da madre che vuole sempre e solo il bene della propria famiglia, si avvicinò e ci coinvolse in un abbraccio talmente forte che pensavo che le sue braccia fossero delle corde, non le importava della farina che avevamo sui pigiami, lei era felice che avevamo chiarito e questo mi aveva resa come lei, poi quel momento magico fu interrotto da Aaron e Brandon, che entrarono in cucina, continuando una gara di erutti, cosa che aveva fatto dipingere un'espressione disgustata sul volto di mia madre, ma un'espressione divertita su quello di mio padre, tant'era che si avvicinò ai miei fratelli e gli spiegò come fare erutti più forti. Io ero davvero divertita dalla scena, ma soprattutto dall'espressione disperata di mia madre. Era il giorno di Natale e, nonostante, James non fosse fisicamente con noi sapevo che c'era, ero convinta che anche lui avrebbe voluto prendere parte a quella gara che era finita a causa di mia madre che aveva lanciato delle pezze ad ognuno dei uomini, facendo aumentare il divertimento. Sussultai quando sentii dei pugni sbattere delicatamente sulla porta, intuii dal delicato tocco che si trattava di mia madre, ne ebbi conferma quando parlò.
«Tesoro, appena esci dobbiamo parlare.» Ed ecco che sbuffai sonoramente, sentendo l'ansia crescere lentamente, la mia mente navigò tra una serie di motivi per cui mia madre poteva parlarmi: 1) scappatella notturna, 2) le mie avventure sul tetto, 3) il fatto che ero scappata con Colton. Pensando a quest'ultimo il mio sorriso si spense, questa sera avrei dovuto incontrarlo per organizzarci tuttavia mi sentivo tremendamente in colpa per ciò che avrei fatto due giorni dopo, volevo parlarne con qualcuno ma sapevo che se lo avessi fatto, non sarei potuta partire più, quindi preferivo rimanere in silenzio, organizzare ciò senza farmi scoprire. Sarebbero state solo due settimane, avrei telefonato i miei genitori una volta arrivata, o forse avrei inviato un solo messaggio e poi spento il cellulare per non essere rintracciata. Mi sentivo una criminale e sapevo che dopo questo, oltre la delusione dei miei genitori, oltre la verità su Chloe, oltre la prima punizione a cui sarei andata incontro, sarei cambiata, perché sentivo che quel viaggio sarebbe stato un elemento determinante nella mia vita, negativo o positivo, ma sarebbe stato determinate. Ancora non riuscivo a credere a ciò che stavo per fare, perché stavo per farlo con qualcuno che conoscevo da solo un giorno e che mi era stato detto di stargli lontano, purtroppo ero molto testarda, quando mi impedivano di fare qualcosa iniziavano a prudermi le mani talmente tanto che mi facevano innervosire e tutto ciò non terminava se non quando facevo l'opposto.
«Okay.» Urlai, uscendo dalla vasca facendo attenzione a non scivolare. Presi l'accappatoio bianco e lo avvolsi attorno al mio corpo, mi misi davanti lo specchio e presi la spazzola accanto il lavabo così da iniziare a pettinarmi i capelli, dopo ciò presi un asciugamano bianco e avvolsi i miei capelli scoppiando a ridere come sempre, perché i miei capelli avvolti in quel tessuto formavano come un vortice sopra la mia testa ma che io, stupidamente, paragonavo al corno di un unicorno e ciò mi faceva ridere, ci mancava solo che colorassi l'asciugamano, mi portai un dito sulle labbra con fare pensiero, non era una cattiva idea dipingere l'asciugamano però. Scossi la testa e, dopo aver acceso lo scaldino, presi l'intimo e lo indossai, seguito dall'accappatoio dato che preferivo vestirmi in camera. Prima di uscire dal bagno, passai un altro asciugamano a terra per asciugare il pantano che avevo fatto uscendo dalla vasca, la quale avevo svuotato immediatamente, attraversai velocemente il corridoio e la camera dei miei, andando verso la mia stanza la mi soffermai quando sentii mio padre nominare il nome di mia zia Katherine, mi accostai vicino la porta abbracciando il mio corpo.
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Come una tempesta
Roman d'amour«Più le persone sembrano capirmi, più trovano informazioni per ferirmi». Questa era la verità che tormentava Charlotte ogni volta che era sola, ogni volta che i suoi demoni la torturavano, quando annegava nei sensi di colpa, ogni volta che crollav...