Capitolo 23: Sea

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Le mie scarpe non producevano nessun rumore a contatto con il pavimento, mentre mi dirigevo verso il divano a tre posti bianco, il quale era di fronte una poltrona del medesimo colore. La stanza era illuminata parzialmente dalla poca luce che filtrava dalle tende color mogano che rendevano la stanza più cupa di quello che era. Aaron e Brandon si accomodarono nel divano lasciando uno spazio tra di loro per permettermi di sedermi, tuttavia rimasi accanto la poltrona osservano James che scostava le tende permettendo alla luce di penetrare violentemente nella stanza, tant'era che chiusi le palpebre e portai una mano davanti gli occhi, per alleviare il leggero bruciore. Sedendomi tra i miei fratelli notai che anche James fece lo stesso, ci guardammo negli occhi e gli sorrisi per rassicurarlo percependo il suo nervosismo e vedendo il suo piede picchiettare velocemente sul pavimento, mi sporsi in avanti e, dato che non c'era nulla a dividerci, gli presi le mani gesto che lo fece sorridere. In quel momento, mi parve di prendere il suo nervosismo, un po' come facevano i licantropi con il dolore, poiché sentii l'ansia crescere a dismisura.

«Ti ascolto». Dissi, lasciando che un sospiro di sollievo uscisse dalle mie labbra. James e Brandon avevano il carattere di papà, tranquillo e pacato. In qualsiasi situazione si trovassero non lasciavano che le emozioni prendessero il sopravvento, l'opposto di me e Aaron che avevamo il carattere di mamma che non si avvicinava lontanamente a ciò che si poteva definire tranquillo o paziente.

«Era il 1947, anno in cui due signore dopo aver lavorato nella fabbriche per fornire armi ai soldati in guerra, goderono di due anni di pace insieme ai rispettivi mariti che dopo aver scoperto delle loro gravidanze dovettero per forza tornare in Russia poiché furono chiamati per chissà quale motivo, sta di fatto che quelle donne si ritrovarono a lottare tra la vita e morte in una stanza pregnante di umidità e sporcizia che, a quei tempi, fu definito ambulatorio, per dare alla luce i loro figli. Le donne in questione erano Marie moglie di France Hernandez e Lena moglie di Gerard Sanchez, si conobbero lì, i loro letti erano vicini ed entrambe mentre stettero per partorire si tennero la mano per infondersi forza, dato che erano sole. Le loro madri non sapevano neanche che fossero in procinto di partorire e i loro mariti erano dall'altra parte del mondo. In quel momento ebbero la forza solo da parte di una sconosciuta. I mariti ricevettero una lettera solo dopo tre mesi e tornarono a Boston solo dopo due, ormai i bambini avevano cinque mesi ma l'importante era che erano lì, finalmente erano tornati e non dovevano più partire. Durante l'attesa Lena e Marie strinsero un rapporto via via sempre più forte, diventarono migliori amiche, si volevano così tanto bene che per non rimanere sole Lena acquistò una piccola casa proprio accanto quella di Marie, entrambe condivisero la paura di perdere il proprio marito, la paura di sentire esplodere altre bombe, costruirono lentamente un legame che sarebbe durato fino la fine dei tempi, o meglio fino ai tempi del liceo. Anche i mariti instaurarono un rapporto solido, loro a differenza delle mogli condividevano il dolore, condividevano i pensieri più profondi riguardo ciò che avevano visto nelle trincee, il dolore di aver dormito accanto i corpi inerti dei compagni, senza il bisogno di addossare questo grandissimo supplizio alle loro mogli che amorevolmente crescevano i loro figli che chiamarono Andrew Hernandez e Mark Sanchez, crebbero davvero insieme. Si conobbero fin da piccoli, condivisero i ricordi più imbarazzanti, erano fratelli. Il loro legame era così forte che era la fonte di invidia ai tempi del liceo, ed ecco che la storia continua nell'autunno del 1965, anno in cui i due ragazzi avevano diciotto anni erano in procinto di scegliere il college che avrebbero frequentato» Si fermò per poter deglutire, il suo tono era caratterizzato dalla tranquillità, non lasciava trasparire nessuna emozione riguardo ciò che provava nel raccontarlo, reazione che non mi stupii, mentre io rimanevo ammaliata dalle sue parole, oltre che terribilmente scioccata. Tutto era iniziato così tanto tempo fa? Perché mio padre mi aveva raccontato che tutto era iniziato dopo il tradimento della zia?
Durante il racconto avevo sentito una porta sbattere talmente forte che fece tremare i muri ma nemmeno quell'azione fece fermare James, era come se stesse seguendo una scaletta e che sarebbe bastato fermarsi per perdere il filo del discorso.

Come una tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora