Se c'era una cosa che odiavo la mattina, okay una delle tante cose, era sentire sbraitare come forsennati. Kendall, di certo, non aiutava a mantenere i nervi saldi, tuttavia non reagii subito: rimasi ancora con la testa, girata verso destra, appoggiata sul cuscino, le palpebre sigillate, le labbra socchiuse, stringendo l'orlo del piumone, ascoltando -purtroppo- la voce di Kendall proveniente vicino il letto.
«Vi taglio, avete capito? Anzi no, vi raso. Si avete capito, cari capelli, vi raso a zero quindi fate i bravi.» Sbraitò nuovamente, conoscendola, era seduta davanti lo specchio a pettinarsi i capelli che al naturale erano ricci.
«Io ti decapito se continui a parlare.» Mugugnai ancora con la voce roca.
«Buooongiorno.»Urlò, rischiando di ritrovarsi fuori la mia stanza se avessi avuto la forza di alzarmi, era fortunata. Poco dopo sentii un peso sopra la mia schiena, che mi fece scappare un gemito di dolore, una cascata di capelli ricci e rossi mi coprii la vista quando aprii le palpebre, mettendo a fuoco la vista.
«Ti faccio volare.» Annunciai, ma non ne avevo la forza, mia madre con che coraggio diceva che di mattina si era più in forza rispetto gli altri momenti della giornata?
«Nah, non ti credo. Sei troppo pigra per muoverti.» Si appollaiò completamente su di me.
«Non sottovalutare il potere del cibo, mi richiama ed è come se fosse il canto delle sirene, tra l'altro: ho fame.» Effettivamente se avevo fame, ero capace di farla cadere dal letto.
«Indovina chi ti ha preparato la colazione?» Chiese, scivolando accanto a me, girai la testa verso di lei e vidi che era struccata, i capelli ricadevano sul cuscino, i suoi occhi sprigionavano felicità e le sue labbra erano piegate in un sorriso.
«Di certo non tu.» Risposi sicura, richiudendo le palpebre, a causa della forte luce solare che penetrava nella stanza. Kendall era brava a cucinare, o meglio, sapeva mettere qualsiasi cosa dentro il microonde.
«Effettivamente è stato qualcun altro.» Annunciò felice, sentii che si alzò e poco dopo dei passi leggeri come una piuma, se non fosse stato per il silenzio rilassante che c'era nella stanza neanche li avrei sentiti.
«Non mi interessa sapere chi l'ha preparata, voglio solo mangiare qualcosa.» Mi lamentai, aprendo nuovamente le palpebre e, una volta raggruppate un bel po' di forze, mi misi a sedere, sbadigliando e stiracchiandomi. Misi a fuoco la vista, dopo aver strofinato gli occhi con le mani e vidi Kendall davanti lo specchio con due vestiti tra le mani che, tra l'altro, erano di mia proprietà, e li metteva davanti a sé alternativamente, come se stesse scegliendo cosa mettersi.
«Allora? La mia colazione?» Chiesi scioccata, non vedendo nessun vassoio sul mio letto ricco di cibo. Io che pensavo di svegliami ed essere trattata come una regina.
«Hey, non sono mica la tua cameriera.» Si girò per guardarmi un secondo, poi ritornò a decidere quale vestito indossare: uno era rosso lungo fino sopra il ginocchio, le spalle le lasciava scoperte ma era a maniche lunghe, e con un cinturino bianco appena sotto il seno. L'altro era uguale, ma con l'unica differenza che era blu notte ma il cinturino sempre bianco. Erano stati due dei tanti regali da parte di Aaron e Brandon per il nostro compleanno, i quali erano rimasti stupiti vedendo che un regalo era uguale, almeno così avevano fatto sembrare. Poi scoprii che si erano messi d'accordo poiché non sapevano che colore scegliere.
«Sei la mia schiava, zitta Dobbyna.» Dissi fingendomi autoritaria, be' oltre essere una fan della saga di Harry Potter amavo follemente Dobby e approfittavo di ogni momento per tirarlo fuori, rattristandomi successivamente pensando che cosa succede al mio elfo.
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Come una tempesta
Romance«Più le persone sembrano capirmi, più trovano informazioni per ferirmi». Questa era la verità che tormentava Charlotte ogni volta che era sola, ogni volta che i suoi demoni la torturavano, quando annegava nei sensi di colpa, ogni volta che crollav...