Capitolo 22: Thunder

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Colton's Pov

La verità aveva molte facce, era una bestia capace di ucciderti ma soprattutto capace di intimorirti, era una margherita in un campo di rose capace di ammaliarti, era una pietra lanciata contro un muro di vetro, il mistero, rompendolo facendo cadere tutti quei frammenti a terra che, a loro volta, finivano per distruggersi ancora di più una volta toccato il pavimento. Era il vento che tirava giù il velo, era la paura più grande la quale era, alle volte, oppressa da molte persone. Guardavo ancora il corridoio in cui, pochi secondi prima, Charlotte si era inoltrata, lasciando una scia del suo profumo che si era insinuato nelle mie narici. Profumava di vaniglia, una fragranza che avevo sempre odiato, eppure emanata da quella ragazza dagli occhi come due diamanti, aveva una sfumatura, la quale ancora non riuscivo a capire quale fosse,  che insinuava in me la voglia di stare vicino a lei in modo da sentire sempre quella fragranza dolce e delicata. Volli schiaffeggiarmi da solo ogni volta che lo pensavo, ero un umano, non un fottuto cane. Tuttavia sapevo benissimo che quello che mi impediva di stare lontano da Charlotte non era di certo il profumo però, come sempre, dovevo dare una spiegazione a tutto aggrappandomi a qualcosa di abbastanza stupido, perché avevo sempre reagito sotto il comando della testa, ovvero della logica, quindi quando qualcosa iniziava a non quadrare dovevo restringerla affinché potesse stare dentro quel cervello che mi ritrovavo con una spiegazione logica. Sentivo lo sguardo curioso di mia sorella su di me, infatti quando mi voltai a guardarla incrociai immediatamente il suo sguardo che non era assolutamente, come percepivo, curioso, bensì di una che la sa lunga.

«Ti piace, eh?». La sua voce in questi due anni mi era mancata tantissimo, i nostri contatti si erano basati su lettere le cui parole erano conservate amorevolmente nel mio cuore, un cuore ormai tempestato da cicatrici protette da quello che molti definivano ghiaccio ma che mi piaceva definirlo: causa della crudeltà della vita. Aveva una voce dolce, nonostante i suoi diciannove anni, era la stessa voce di mia mamma solo con una sfumatura che la rendeva più giovane.

«No». il mio tono era secco, forse troppo perché mia sorella si portò una mano sulla pancia pronunciata come se volesse proteggere mio nipote dall'acidità presente nel mio tono di voce, eppure la verità era che non sapevo neanche io se le parole  uscite dalle mie labbra erano veritiere, infatti mi apprestai a scusarmi, lei sorrise e mi accarezzò amorevolmente la guancia, massaggiando con l'altra la pancia. Era solita dimostrarmi il suo affetto, però quella fu la mia prima dimostrazione d'affetto dopo due anni ed era come se fosse la prima in tutta la mia vita, per questo portai la mia mano sulla sua, lasciando che quel contatto durasse di più, per marchiarlo nella mia mente in modo permanente, chiudendo anche le palpebre.

«È felice».Esclamò, aprii lentamente le palpebre e notai che la testa era china sulla pancia e, soprattutto, sorrideva sinceramente. Tolsi la mano dalla sua per permetterle di poggiare entrambe le mani sulla pancia, tuttavia lei prese la mia mano e la poggiò sulla parte del corpo sopracitata. «Senti? Scalcia.» quando la mia mano toccò la pancia, sentii che scalciava e sorrisi orgoglioso di mio nipote.

«È tutto suo zio».Esclamai orgoglioso, sentendo i continui movimenti che deformavano la pancia che, una volta, era troppo piatta. Ero davvero felice che, tra un mese, avrei potuto tenere tra le braccia mio nipote di cui, tra l'altro, non sapevo ancora il sesso dato che mia sorella aveva detto al ginecologo, il quale era cambiato diverse volte dati i suoi continui spostamenti,  di non voler sapere il sesso poiché voleva fosse una sorpresa.

«Non ho intenzione di avere un figlio che si arrampica sugli armadi e tuffarsi su un letto, voglio un figlio mondano non Spiderman».Tralasciando l'amore infinito che mia sorella provava verso una saga intitolata Shadowhunters, ancora ricordavo il periodo in cui era così tanto in fissa con la sopracitata saga che era arrivata a chiedere ai miei genitori se l'avevano portata da un mago per farle cancellare la memoria riguardo il cosiddetto mondo invisibile e che, magari, era una Shadowhunter ingenua. Arrivando a chiedere se fosse stata adottata, ovviamente da fratello modello e amante di quel genere letterario, avevo anch'io letto quella meravigliosa saga e mi era piaciuta tantissimo. 

Come una tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora