2 ~ Nel viaggio

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Varcata la porta di casa mi lascio cadere a terra. Non ho il coraggio di aprire il cellulare perché l'ho sentito vibrare almeno una ventina di volta da quando sono scappata da Chris.

Chris

È reale, è finalmente di nuovo reale e io sono arrabbiata. Quasi ogni notte nei primi tempi mi chiedevo come avrei reagito a una sua ricomparsa e in tutti i sogni immaginavo un epico bacio finale, l'happy ending, la favola nascosta.

Ma non siamo in una favola e non c'è un finale felice.

Non siamo altro che respiri di sopravvivenza, alla costante ricerca di qualcosa di perfetto che sappiamo non arriverà mai. Ed è per questo che lo cerchiamo, perché nella sua impossibilità di ottenerlo crediamo di poter essere gli unici a raggiungerlo. Ci diamo un pretesto per essere migliori, i soli, ma la verità è che ci sono almeno un migliaio di ragazze che soffrono per amore, altrettanti ragazzi, e nessuno di loro ha avuto un finale felice.

I miei genitori sono a casa, appena chiudo la porta e mi accascio sul pavimento vengo raggiunta da Emmanuel che ha dell'impasto sulle dite.

Le sporge verso di me con un sorriso entusiasta prima di portarsele in bocca.

Sorrido e gliele tolgo. <<Non si mangia.>>

La mamma spunta dalla cucina. <<Oh, tesoro, come mai sei già qui?>>

Si avvicina a noi con uno straccio in mano e pulisce le dita di Emmanuel mentre questo continua a ridere. Un aspetto che amo maggiormente del mio fratellino è che qualsiasi cosa lo fa ridere, persino quando viene sgridato si mette a ridere un attimo prima di sciogliersi in lacrime. In quelle occasioni Step lo prende sulle sue ginocchia e con tono risoluto gli dice: <<Sei un uomo. Gli uomini non piangono. Su, asciugati questo faccino imbronciato e andiamo a fare qualcosa da veri maschi.>>

Mi alzo da terra e raggiungo la mamma in cucina. <<Stavi cucinando la pasta al forno?>>

Lei annuisce contenta, tornando al suo lavoro. <<Per stasera, dobbiamo festeggiare giusto?>>

Mi sono completamente dimenticata della cena in famiglia, mia madre ha persino cucinato il mio piatto preferito.

<<Certo.>> affermo fingendo entusiasmo. <<Mi vado a cambiare e scendo per darti una mano.>>

Salgo in fretta le scale e appena sono in camera mi tuffo sul letto, abbracciando un cuscino. Mi ero immaginata di rimanere qui dentro isolata fino all'arrivo di dopodomani, quando finalmente partirò e mi lascerò ogni problema legato a questo posto esattamente dove è nato.

Faccio un paio di grandi respiri, cercando di calmare il mio cuore che non ha cessato di battere forte contro le costole.

Non mi scioglierò in lacrime, sono forte.

Non scaglierò qualcosa contro il muro, sono forte.

Non diventerò uno zombie ambulante, sono forte.

E ho imparato, con il tempo, a non farmi influenzare così tanto da lui.

Deve smetterla di avere questo potere su di me, devo imparare io a farlo smettere.

Tutto parte e finisce con me, quindi mi devo dare una mossa.

Mi sciacquo la faccia in bagno, mi lego i capelli e m'infilo il pigiama –si sa che in casa è il miglior indumento.-

Tra un paio d'ore è l'ora di cena perciò non vedo perché no.

Quando scendo, Stefano ed Elena sono in cucina a parlare con mia madre. Non li ho nemmeno sentiti entrare. La mia amica è la prima a vedermi e io mi irrigidisco.

Dopo di te nessuno mai || 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora