18 ~ Notte di terrore

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<<Che qualcuno sia lodato! È un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro, quello?>>

Elena si sporge in avanti, costringendo Stefano a venirle dietro. Dopo un'altra ora, o forse un'ora e mezza, a camminare tra radici, insetti e foglie secche, siamo arrivati sul ciglio di un'autostrada, probabilmente dalla parte opposta in cui eravamo diretti.

Non ci sono molte macchine ma quelle che camminano per la strada in realtà sfrecciano veloci come treni. Dall'altra parte, oltre un grande spartitraffico e una siepe in decadenza, c'è un piccolo supermercato con le luci al neon scariche e una pessima pubblicità.

Forse avrebbe dovuto funzionare da autogrill ma, in assenza di quest'ultimo, la gente si deve pur accontentare. Almeno abbiamo ritrovato la civiltà!

Ci sporgiamo oltre sul cemento aspettando che sia il momento adatto per attraversare e poi con una corsetta siamo al salvo.

Chris e Step hanno ancora i vestiti bagnati ma almeno i capelli e il volto non sembrano più imbrattati e almeno non sono sporchi di fango.

Entriamo nel supermercato con delle espressioni illuminate e anche stanche, probabilmente sembriamo dei disperati e dei turisti che si sono persi nel bosco. Effettivamente, siamo dei turisti che si sono persi nel bosco.

Nel supermercato non c'è nessuno, se non si sentisse il ticchettio di un orologio lontano direi sia un luogo abbandonato. Poi il rumore di una cassa che segna uno scontrino si erge tra l'abitacolo e presto camminiamo tra i corridoi colmi di scaffali per raggiungere chiunque ci sia dietro il bancone.

Il rumore dei tacchi degli stivali di Elena si ripercuote tra le mura illuminate e fresche annunciando a chiunque sia di turno in questa notte fortunata che siamo entrati.

Alla cassa troviamo una donna di circa mezza età o poco più, non troppo in forma che, seduta su una sedia girevole dai colori azzurri sgargianti, annota qualcosa su uno scontrino vecchio. Appena tutti e quattro ci fermiamo davanti a lei, alza lentamente lo sguardo, come fosse terribilmente stanca anche lei, e gli occhiali, bassi sul naso, sembrano un paio di occhi in più.

Ci guarda come fossimo dei pazzi o dei criminali.

<<Va tutto bene?>> chiede, lanciando un'occhiata più lunga verso i ragazzi.

<<Vorremo delle informazioni.>> dico subito, sorridendole e cercando di farle capire che abbiamo buone intenzioni e siamo tremendamente disperati.

Le spiego la situazione con parole semplice e concise, senza dilungarmi in particolari e alla fine del racconto lei sembra sia in pena sia spaesata, come se si stesse chiedendo se credermi oppure no. Alla fine, con un tiepido sospiro, ci dice di poterci aiutare anche se con poco.

Afferra una piccola agenda scarlatta da sotto il bancone e leccandosi un dito grassoccio comincia a sfogliare le pagine ingiallite.

<<C'è un piccolo ostello, infondo a questa strada, al quale facciamo da rifornimento. Non saranno più di dieci o quindici minuti di camminata, dovete solo costeggiare la siepe e... oh, adesso vi scrivo le indicazioni stradali.>> Afferra un telefono con il filo nero e compone un numero trovato sull'agenda mentre si affretta a scrivere su un figlio le presunte indicazioni.

Mentre parla al telefono, io mi volto verso gli altri. <<Ormai si è fatta notte, restiamo nell'ostello e raggiungiamo gli altri domani mattina?>>

<<È l'opzione più ragionevole.>> mi sostiene Stefano, così mi volto ancora verso la signora che sta sorridendo alla cornetta.

<<Va bene, allora li indirizzo da te. Grazie cara.>>

Dopo di te nessuno mai || 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora