28 ~ Molto rumore per nulla

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La sala è parecchio illuminata, già dalle insegne che danno sul parcheggio si può intuire che è un luogo vistoso. La sera è ormai calata e ha mandato a dormire il sole ma dentro il negozio la differenza tra giorno e notte non si percepisce. Ci sono lampade al neon lungo tutto il soffitto che danno fastidio agli occhi. Per questo li socchiudo e mi guardo intorno curiosa. Le pareti sono essenzialmente bianche ma appesi a esse ci sono una serie di disegni stilizzati di tutti i colori, forme e dimensioni. C'è una saletta d'aspetto che funge anche d'ingresso. Seduti su delle poltrone logore di pelle nera, ci sono appostati un paio di uomini dall'aria rude e selvaggia e i loro occhi scuri guizzano su di noi come fossimo ragazzini in cerca del pericolo.

<<Niente cani.>> Dice un ragazzone dietro il bacone delle prenotazioni fissato al lato destro della sala-ingresso. Il suo busto è coperto dallo schermo di un portatile grigio e porta un capello di lana nero che gli copre le orecchie e dal quale spuntano ciuffi castani e biondi. Per un momento ho la voglia di chiedergli perché diamine indossa un capello di lana in piena estate ma le parole si bloccano in gola perché non è il momento di fare domande del genere. Diego, ai cui piedi giace seduto e con la lingua a penzoloni Blot, carezza il capo del cane e si stringe nelle spalle. <<Aspetto fuori.>>

<<Vengo con te.>> fa Andrew, dando un buffetto alla mano di Lavinia che annuisce rassicurata. Mentre li osservo scivolare fuori dall'abitacolo attraverso la porta nera, la mia mano cala in quella di Chris per non farlo andare via.

Il ragazzo al bancone si gratta il retro del collo guardandoci da sotto le sue grandi sopracciglia inarcuate e folte. <<Come posso esservi d'aiuto?>>

Stefano si fa avanti per primo mentre noi rimaniamo alle sue spalle, poggia le mani sul bancone e sporge un po' il busto verso il corridoio dietro le spalle del ragazzo, sperando di vedere una chioma bionda spuntare da qualche sala.

<<Stiamo cercando una ragazza, alta circa così, bionda, occhi azzurri.>>

<<Ariel?>>

<<Chi? No, si chiama Elena. Non è stato molto tempo fa, dieci minuti forse, al massimo un quarto d'ora.>>

Il ragazzo si gratta ancora il capo e poi gira sulla sua panca a rotelle, chinando il capo e gridando verso il corridoio. <<Sebastian, ti ricordi della ragazza bionda?>>

All'inizio temo che il ragazzo al bancone sia impazzito, che abbia gridato solo per farci un dispetto, poi un ragazzo di stazza simile, se non più grossa e con un taglio da militare un po' buffo a causa dei ciuffi corti e rossissimi, spunta dal corridoio con in mano una macchinetta grigia e il collo interamente tatuato.

Il presunto Sebastian si avvicina al tipo del bacone lisciandosi il retro dei jeans scuri con le mani. <<Parli di Ariel?>>

<<Ma chi è Ariel?>> mormora Lavinia al mio orecchio sporgendosi oltre la mia spalla per bisbigliare. Prima che Stefano perda le staffe e sbraiti contro i tatuatori –per sua fortuna, visto che la loro stazza non prometteva una vittoria per i nostri- Elena saltella verso di noi venendo fuori dalla stessa stanzetta dalla quale era uscito Sebastian.

<<Eccovi, finalmente. Vi sto aspettando da cinque minuti. Cinque minuti lunghissimi, in realtà.>>

Non sembra più ubriaca, solo entusiasta e matta come al solito. I suoi occhi brillano immensamente in questa stanza nebbiosa e ha sulle labbra un sorriso dispettoso, tipico dei bambini.

<<Sono loro i tuoi amici?>> le chiede Sebastian, alzando un sopracciglio alla vista di Stefano. Questo non ricambia l'occhiata, è troppo occupato a protendersi verso il bacone e chiamare Elena verso di se. Lei non tarda a raggiungerlo, aggrappandosi al suo braccio e lasciando un piccolo bacio sul bicipite. <<Ecco Eric, con i capelli più chiari e nessuna nomina di principe. Sebastian, lui è Stefano, il mio principe.>>

Dopo di te nessuno mai || 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora