33 ~ Aspettando il verdetto

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La mattina è arrivata più in fretta di quanto mi fossi mai aspettata, ci siamo rannicchiati sulle seggiole della sala d'aspetto e abbiamo dormicchiato quando la stanchezza vinceva i nostri occhi. Mi sono ritrovata più volte con la testa di Chris sul grembo, le mie mani nei suoi capelli, o io rannicchiata tra le braccia di Stefano, o lui che abbracciava Elena. Siamo stati scomodi e molesti per tutta la durata della notte aspettando che ci dessero notizie. Quando la luce del sole è entrata dalle porte principali del pronto soccorso e ha illuminato tutto l'abitacolo sterile e freddo, un dottore è venuto a darci un'occhiata. <<Siete qui per il vostro amico?>> ha detto, con un sorriso stanco sul volto. Abbiamo annuito mesti, incapaci di avere altro fiato per le spiegazioni.

Dopo che è andato via, senza darci notizie, Lavinia ci ha informato di aver telefonato alla madre e ai genitori di Andrew, e ci avrebbero raggiunti tuti il prima possibile.

Verso l'ora di pranzo ho fatto i conti con una mamma preoccupata che abbracciava fortissimo sua figlia, accanto al bar, e un paio di genitori che cercavano di calmare il figlio maggiore da fare una strage di medici. Ricordavo Asher Hale, il fratello di Andrew, e vagamente sono riuscita a riconoscere le somiglianze tra i due, ma mi ha sorpreso la preoccupazione sul suo volto quando hanno annunciato di essere la famiglia del ragazzo che ha avuto un incidente ed è stato in sala operatoria per tutta la notte. I medici li hanno subito confortati e sono scomparsi dentro un corridoio privato, senza dire niente a noi poveri sventurati che avevamo dormito sulle seggiole di plastica.

E adesso, con lo stomaco pieno di frutta del piccolo angolo bar dell'ospedale e la mente leggermente più riposata, sto cercando di convincere gli altri a tornare all'appartamento per darci una sistemata.

Lavinia scuote generosamente la testa. <<Devo rimanere qui>>

Stefania assume un'espressione accigliata, colma di rimprovero. <<Ci terremo in contatto con Cloe e David, però devi farti una doccia e riposarti come si deve anche tu>>

<<Stefania ha ragione>> interviene Elena. <<Abbiamo tutti bisogno di un riposo concreto, qui non siamo utili a niente. Torniamo appena ci siamo rimessi in sesto>>

Con un po' di fatica, e uno sguardo scettico, Lavinia alla fine annuisce e accetta di andare via.

Così lasciamo l'ospedale diretti all'appartamento, e io mi porto dietro Chris trascinandolo per una mano. <<Forse è meglio che io vada all'hotel>>

<<Non hai la macchina>> ribatto subito.

<<Trovo un taxi>>

<<No>>

<<No?>>

<<No. Vieni con me>>

Non dice nient'altro, ma da come si accosta al mio fianco capisco che gli sta bene e che non proverà più lasciarmi. La paura che ho provato era tanta, troppa, e adesso l'idea di separarmi anche solo cinque minuti da lui mi fa agitare.

Lavinia e Diego montano nella macchina di Stefania mentre noi torniamo a quella di Stefano e il viaggio di ritorno è più silenzioso che mai.

Chris, ancora troppo stanco, forse perché non ha dormito un gran che questa notte, si accascia presto sul finestrino e, quando ha le palpebre chiuse e il respiro regolare, gli guido la testa fino a posarla sulle mie ginocchia dove so che può stare più comodo. Si muove un po', rannicchia le gambe sul sedile, e mi stringe forte le gambe.

<<Come stai?>> sento chiedere a Stefano ed Elena non volta la testa verso di lui, l'ha fissa sullo specchietto, osserva Chris.

<<Bene>>

Dopo di te nessuno mai || 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora