31 ~ Tornerò da te

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Diego sussulta, si volta e i suoi occhi scuri puntano la mia figura come fossi un terribile predatore.

<<Cosa ci fai qui?>>

<<Ho notato che uscivi, sembravi preoccupato. Che cosa succede?>> alterno lo sguardo dalla sua figura all'aggeggio che ha tra le mani e lui sembra un po' spaesato come colto in contropiede. Si affretta a riporre il telefono nella tasca dei pantaloni e a guardarmi con diffidenza. <<Nulla, niente d'importante. Perché mi hai seguito?>>

Ancora quel tono d'attacco, ancora non riesco ad azzeccare qualcosa di giusto da fare. Faccio un passo indietro, prendendo un respiro e gonfiando il petto sperando che mi aiuti per accumulare allo stesso tempo del coraggio e affrontare tutta la sua stizza.

<<Te l'ho detto, ti ho visto preoccupato. Poi ho sentito che parlavi con Serena, è giusto?>>

È agitato, guarda di qua e di là, lo sguardo è duro e gli occhi socchiusi. <<No, hai sentito male.>>

<<Come?>>

Poi perde le staffe e alza la voce. <<Ma insomma, Maggie, cosa vuoi da me?>>

Colpita dalle sue parole, sento la gola stringersi e le lacrime premere per uscire fuori calando lente sulle mie guance. Non voglio piangere come una bambina, come se mi fossi spaventata o stessi facendo i capricci, ma in poco tempo mi sto sentendo sovrastata da troppe persone e senza alcun motivo. Faccio altri passi indietro, la testa china per non mostrare il mio sconforto e il dolore dell'ingiustizia che grava nella mia testa. È come se ci fosse un allarme che non cessa da tutto il giorno, un continuo suono stridulo che mi allerta del pericolo.

<<Non volevo... scusa. Ero solo preoccupata.>> Non posso mascherare la mia voce ferita, troppo ferita. Mi prenderei a schiaffi da sola se solo non fossi così tremendamente giù di morale.

Forse è la mia faccia, forse i miei occhi lucidi e rossi, o forse la piccola intelligenza che gli rimane a fargli capire che ha esagerato. <<Fiore, scusami. Non volevo gridare a quel modo>>

Siamo ancora lontani ma lui cerca di avvicinarsi tendendo le mani. <<Non ti devi preoccupare e... oh, merda, stai piangendo?>>

Scuoto veemente la testa, non voglio piangere, non così. Preferisco essere forte e affrontare tutto con lucidità. Già ho la mente in subbuglio, non ho bisogno anche delle lacrime per annegare definitivamente.

Diego è subito davanti a me, le braccia avvolte attorno alle mie spalle e delle parole di scuse, scuse che però non mi bastano. Lo scanso via e lo guardo fisso negli occhi, anche se devo piegare la testa.

<<No! Perché mi hai trattata così? Perché mi stai trattando così da giorni? Che cosa è successo, dimmelo.>> Ho bisogno di spiegazioni per confermare che non è tutta colpa mia, che non sono un totale disastro.

<<Non volevo, davvero, non avrei dovuto alzare la voce.>>

Mi aggrappo alle sue braccia e lo strattono ancora, questa volta imbestialita. <<Dimmelo, avanti.>>

<<Di cosa stai parlando?>>

La sua incoerenza mi fa ancora più arrabbiare e adesso tutta la tristezza e l'avvilimento che mi sono subiti durante la giornata stanno esplodendo. Da un lato mi dispiace che sia Diego la nave che il mio iceberg di furore farà annegare ma ormai è qui e non mi posso più controllare.

<<Dimmi la verità, Diego! Basta stupidaggini o scuse. Perché ce l'hai tanto con lui?>>

Sul suo volto piano piano si fa largo la consapevolezza e capisce di cosa sto parlando, di cosa abbiamo sempre parlato dietro ogni commento sarcastico, ogni litigio.

Dopo di te nessuno mai || 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora