2 - Camille

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Non si sente nulla se non il frangersi delle onde sulla piccola spiaggia di sassi e ghiaia e l'abbaiare eccitato di Bronx. Caspita! Ho la bocca spalancata mentre fisso la meraviglia che ho davanti. Mio padre inizia a tirar fuori gli scatoloni dal portabagagli dell'auto con il volto soddisfatto e devo dargliene atto; questo paesaggio è talmente bello che non riesco a trovare gli aggettivi adatti per descriverlo.

La villetta sorge su una sorta di scoglio e la si raggiunge attraverso delle scale scavate nella roccia, ma il mio sguardo è catturato dalla foresta che ricopre la montagna dietro la casa e, prima che mio padre riesca a fare qualche passo verso la breve scalinata rocciosa, gli urlo contro «Papà NO!».

Per lo spavento fa un balzo, lascia cadere lo scatolone che aveva tra le braccia e si gira di scatto verso di me con gli occhi sgranati «Cosa? Cosa è successo?» dice facendo scattare la testa da destra a sinistra, mentre Bronx continua ad abbaiare e saltare eccitato da una parte all'altra.

«Papà» dico assumendo il tono di voce più grave e serio che possa avere e credo di non possederlo dato che l'avvocato corruga la fronte e incrocia le braccia sul petto, «e se fosse una casa infestata e dovessimo prima chiedere l'intervento di un'esorcista? Eh? Ci hai pensato a questo? E se un demone si impossessasse dei nostri corpi o peggio ancora uccidesse Bronx?» continuo gesticolando e indicando il cane che mi guarda con un'espressione tipo "ma quante stronzate stai dicendo?". Mio padre alza un sopracciglio e si china a raccogliere la scatola che prima aveva in mano. «Per tua informazione la casa non ha nemmeno quattro anni di vita, non ci sono fantasmi, demoni, spiriti o qualsiasi altra cosa ti possa saltare per la testa» alza la mano nella mia direzione proprio mentre sto per ribattere «Non ci sono nemmeno insetti o strani animaletti. Ho fatto disinfestare ­­la casa e la zona circostante, l'unica cosa di cui devi preoccuparti è sistemare la roba del trasloco» conclude papà lasciandomi senza parole.

Ah. Quindi niente insetti e niente demoni.

Beh, almeno questa è una notizia positiva no? Alzo le spalle e corrugo la fronte mentre mi avvio verso il porta bagagli e comincio a scaricare le mie cose. Bronx è seduto esattamente nel punto in cui c'era mio padre e mi sta fissando «Cosa c'è? Lo hai visto anche tu in quel film dove quella donna veniva posseduta e l'intera proprietà era infestata da spiriti» spiego al cane. Bronx scodinzola e abbaia due volte «Si, certo. Guarda che se capita qualcosa la colpa sarà tua, cane da strapazzo.» Gli punto l'indice contro e lui si mette sull'attenti iniziando a ringhiare nella mia direzione. Cane testardo sei peggio di papà.

«Forza voi due! Muovete le chiappe, c'è un trasloco da fare» urla quest'ultimo affacciandosi sulla balconata del portico di casa e, una volta accertato che io abbia in mano qualcosa, rientra in casa con un altro insopportabile sorriso in faccia.

Solo a quel pazzo di Ryan Carter può piacere l'idea di farsi venire le mani a prugna a forza di pulire una casa da cima a fondo. Scrollo le spalle all'idea di dover affrontare l'ennesimo trasloco e metto in spalla la mia sacca con dentro lo stretto necessario e una scatola a caso, poi mi dirigo verso i sei scalini di roccia.

Una volta saliti noto un'altra graziosa scalinata di legno che conduce sul porticato. Sembra abbastanza recente, infatti gli scalini non scricchiolano né si rompono sotto al mio peso portando alla luce macabri resti umani. Una volta varcata la porta di casa seguita dallo scodinzolante Bronx la prima cosa che vedo sono le scale che portano al piano di sopra. Ma ci sono solo scale in questo posto? Appoggio la scatola per terra e vado verso l'entrata ad arco del salotto vuoto. Il parquet è di legno bianco e le pareti sono state tinte di un grigio chiarissimo, le due vetrate che formano un angolo retto sono munite di una portafinestra scorrevole che affaccia direttamente sulla spiaggia e, come se non bastasse, c'è anche un caminetto artificiale, di quelli che sembrano veri ma in realtà il fuoco non è altro che un'illusione ottica. Insomma, l'evoluzione più avanzata di un termosifone. Torno in corridoio e vado verso la cucina, arredata con lucenti mobili neri, proprio come il granito posato sull'isola e sui piani cottura: mi figuro già mio padre mangiare e leggere il giornale a colazione, mentre commenta indignato la cronaca nera. Sorrido pensando alle mille bizzarrie di papà e proseguo con il giro della casa: una porta che dà sul retro cattura la mia attenzione e vado verso di essa con l'intento di scoprire cosa c'è oltre. La apro lentamente, con curiosità e scopro così che il portico circonda l'intera casa e da qui intravedo un piccolo sentiero che si perde all'interno del bosco.

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