But when I'm cold, cold
You alone are the sun
And I know that you're with me, in a way it'll show
And you're with me wherever I go
But you give me this feeling, this everglow
- Coldplay, Everglow«Papà, muoviti che tra cinque minuti arriva Evan» urlo a squarcia gola dalla cucina. In mano tengo il cucchiaio di legno con cui sto girando il sugo al ragù in un piccolo pentolino e con l'altra muovo ripetutamente la padella facendo saltare le verdure. Bronx, accucciato vicino alla sua ciotola per il cibo e per l'acqua, abbaia quasi divertito dalla situazione e gli schiocco un'occhiataccia: «Zitto cane. Tanto non sei tu che cucini» lo rimprovero e lui mi guarda con fare annoiato zampettando pigramente verso di me fino a sfiorarmi la coscia con il muso.
È passata una settimana dall'ultima volta che io ed Evan abbiamo cercato di fare...beh, ehm... sì, si è capito cosa stavamo cercando di fare, e durante tutto questo tempo sono stata totalmente assorbita dalle trecento cose da fare a scuola per i preparativi dell'open day della NHS. Senza contare i test che hanno iniziato a piovere dal cielo un giorno sì e l'altro pure.
Il lunedì mattina, nonostante l'incessante pioggia gelida che ha attaccato e che presto si trasformerà in neve, sono andata a scuola sotto minacce di morte da parte di mio padre. La prima cosa che ho visto non appena scesa dall'auto è stato il volto tumefatto e l'aria sofferente di Axel che mi ha sorriso impacciato sotto a un ombrello rosso scuro che minacciava di esser trasportato via da un momento all'altro dalla furia del vento. Mi sono diretta immediatamente verso di lui a passo spedito, ignorando totalmente mio padre che mi sbandierava dietro una banconota da cinquanta dollari che doveva servirmi per il pranzo di tutta la settimana. Alterata, con i ricci in balia del vento e quasi bagnata fradicia mi sono piazzata proprio di fronte al ragazzo tatuato con le braccia conserte urlandogli quasi in faccia: «Ma che ti è saltato in mente? Guarda come ti sei conciato brutto idiota!». Aveva l'occhio nero, lamentava dolori allo stomaco e che dire? Era messo veramente male; al che ho subito chiamato Evan per riempirlo di insulti e di minacce: «Se tocchi ancora un'altra volta Axel, giuro che uso la tua ascia per decapitarti il cazzo Evan. Capito?»
«Ma ha iniziato lui!» si è difeso invano il boscaiolo. Gli ho riattaccato il telefono in faccia, ma non prima di essermi espressa come si deve sulla faccenda.
È stato un rientro a scuola abbastanza impegnativo, New Opening Day a parte, soprattutto per la creazione dei vari progetti a scuola. Sia io che Axel ci siamo fiondati a capo fitto in una rappresentazione a caricature di una breve storia che ho scritto e tutte le pagine del breve fumetto sono state realizzate dal mio amico su grandi fogli A3, ma posso dire di averlo aiutato a colorare gli sfondi di tutte le scene con i pantoni. Non sono più tornata a casa sua, non gli ho chiesto nulla a riguardo delle medicine che ho trovato nell'armadietto del bagno. Ho semplicemente deciso che era meglio non farmi gli affari suoi e che se mai ne avesse voluto parlare il mio numero di cellulare ce l'aveva, anche se sinceramente sono rimasta molto colpita da camera sua e da quella foto. Chi rappresentava? Forse, almeno questo, potrei chiederglielo?
«Arrivo, arrivo. Cosa hai da strillare come una porno star asiatica?» sbotta mio padre entrando in cucina annodandosi con fare meccanico e preciso la cravatta posizionandosi davanti al forno: si abbassa e lo apre ispirando con aria sognante il profumo che emana l'arrosto di carne condito con del rosmarino e patate al forno. «Sei tu che hai invitato Evan a questa stupidissima cena pseudo elegante perché sostenevi che quella della settimana scorsa era una cosa penosa. E cosa sarebbe questo paragone osceno tra me e una porno star asiatica?» domando stizzita mentre lancio un'occhiata all'orologio appeso sopra la porta della cucina: da un momento all'altro dovrebbe bussare Evan.
Nemmeno il tempo di finire il pensiero che sentiamo qualcuno bussare alla porta e scatto immediatamente verso la porta della cucina: «Vado io» informo papà lanciandogli il cucchiaio di legno ancora pieno di sugo e corro verso la porta d'ingresso cercando di sistemarmi i ricci. Bronx è già alla porta, pronto per accogliere il nostro ospite con cui, ormai, ha un rapporto quasi più saldo del nostro. Inizia ad abbaiare entusiasta percependo l'odore di Evan e scodinzola felice: hai capito il traditore? Oltre che la figlia del professor Williams adesso te la fai anche con il mio ragazzo eh? Puoi sognarteli gli ossi al Pet Market adesso.
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Hundred Kisses
ChickLitCamille Carter, adorabile diciottenne paranoica e alle prese con l'ultimo anno di liceo, si vede costretta a trasferirsi con il papà strampalato avvocato e Bronx, il fedele huskydgli dagli occhi di due colori differenti. L'arrivo della famiglia Car...