28 - Camille

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But when I'm cold, cold
You alone are the sun
And I know that you're with me, in a way it'll show
And you're with me wherever I go
But you give me this feeling, this everglow  
- Coldplay, Everglow

«Papà, muoviti che tra cinque minuti arriva Evan» urlo a squarcia gola dalla cucina. In mano tengo il cucchiaio di legno con cui sto girando il sugo al ragù in un piccolo pentolino e con l'altra muovo ripetutamente la padella facendo saltare le verdure. Bronx, accucciato vicino alla sua ciotola per il cibo e per l'acqua, abbaia quasi divertito dalla situazione e gli schiocco un'occhiataccia: «Zitto cane. Tanto non sei tu che cucini» lo rimprovero e lui mi guarda con fare annoiato zampettando pigramente verso di me fino a sfiorarmi la coscia con il muso.

È passata una settimana dall'ultima volta che io ed Evan abbiamo cercato di fare...beh, ehm... sì, si è capito cosa stavamo cercando di fare, e durante tutto questo tempo sono stata totalmente assorbita dalle trecento cose da fare a scuola per i preparativi dell'open day della NHS. Senza contare i test che hanno iniziato a piovere dal cielo un giorno sì e l'altro pure.

Il lunedì mattina, nonostante l'incessante pioggia gelida che ha attaccato e che presto si trasformerà in neve, sono andata a scuola sotto minacce di morte da parte di mio padre. La prima cosa che ho visto non appena scesa dall'auto è stato il volto tumefatto e l'aria sofferente di Axel che mi ha sorriso impacciato sotto a un ombrello rosso scuro che minacciava di esser trasportato via da un momento all'altro dalla furia del vento. Mi sono diretta immediatamente verso di lui a passo spedito, ignorando totalmente mio padre che mi sbandierava dietro una banconota da cinquanta dollari che doveva servirmi per il pranzo di tutta la settimana. Alterata, con i ricci in balia del vento e quasi bagnata fradicia mi sono piazzata proprio di fronte al ragazzo tatuato con le braccia conserte urlandogli quasi in faccia: «Ma che ti è saltato in mente? Guarda come ti sei conciato brutto idiota!». Aveva l'occhio nero, lamentava dolori allo stomaco e che dire? Era messo veramente male; al che ho subito chiamato Evan per riempirlo di insulti e di minacce: «Se tocchi ancora un'altra volta Axel, giuro che uso la tua ascia per decapitarti il cazzo Evan. Capito?»

«Ma ha iniziato lui!» si è difeso invano il boscaiolo. Gli ho riattaccato il telefono in faccia, ma non prima di essermi espressa come si deve sulla faccenda.

È stato un rientro a scuola abbastanza impegnativo, New Opening Day a parte, soprattutto per la creazione dei vari progetti a scuola. Sia io che Axel ci siamo fiondati a capo fitto in una rappresentazione a caricature di una breve storia che ho scritto e tutte le pagine del breve fumetto sono state realizzate dal mio amico su grandi fogli A3, ma posso dire di averlo aiutato a colorare gli sfondi di tutte le scene con i pantoni. Non sono più tornata a casa sua, non gli ho chiesto nulla a riguardo delle medicine che ho trovato nell'armadietto del bagno. Ho semplicemente deciso che era meglio non farmi gli affari suoi e che se mai ne avesse voluto parlare il mio numero di cellulare ce l'aveva, anche se sinceramente sono rimasta molto colpita da camera sua e da quella foto. Chi rappresentava? Forse, almeno questo, potrei chiederglielo?

«Arrivo, arrivo. Cosa hai da strillare come una porno star asiatica?» sbotta mio padre entrando in cucina annodandosi con fare meccanico e preciso la cravatta posizionandosi davanti al forno: si abbassa e lo apre ispirando con aria sognante il profumo che emana l'arrosto di carne condito con del rosmarino e patate al forno. «Sei tu che hai invitato Evan a questa stupidissima cena pseudo elegante perché sostenevi che quella della settimana scorsa era una cosa penosa. E cosa sarebbe questo paragone osceno tra me e una porno star asiatica?» domando stizzita mentre lancio un'occhiata all'orologio appeso sopra la porta della cucina: da un momento all'altro dovrebbe bussare Evan.

Nemmeno il tempo di finire il pensiero che sentiamo qualcuno bussare alla porta e scatto immediatamente verso la porta della cucina: «Vado io» informo papà lanciandogli il cucchiaio di legno ancora pieno di sugo e corro verso la porta d'ingresso cercando di sistemarmi i ricci. Bronx è già alla porta, pronto per accogliere il nostro ospite con cui, ormai, ha un rapporto quasi più saldo del nostro. Inizia ad abbaiare entusiasta percependo l'odore di Evan e scodinzola felice: hai capito il traditore? Oltre che la figlia del professor Williams adesso te la fai anche con il mio ragazzo eh? Puoi sognarteli gli ossi al Pet Market adesso.

Hundred KissesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora