24 - Evan

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A change is coming soon
And the new days gonna rise
And the sun will kiss the sky
Then the stars shine with the moon
Here's to being braver
Here's to better days and
We are standing stronger
- Lena, Wild&Free

«Il signor Walker non dovrebbe pensare alle questioni legali di suo padre, ma alla sua istruzione momentaneamente. Non capisco questa vostra voglia di affondare la W&S Corporation lasciandola nelle mani di un... ragazzino» sputa un quattrocchi pagato profumatamente da mio padre mentre sono accasciato su una delle venti poltrone posizionate intorno all'enorme tavolo dell'altrettanto enorme sala delle riunioni, posta nella società di mio padre.

«Beh, si dà il caso, Edward, che il tuo cliente è un assassino che fa uso regolare di droghe e che tra non molto quest'azienda si ritroverà allo sbaraglio se qualcuno non decide di prenderne le redini» ribatte un tizio che mi pare di aver già visto in altre occasioni, credo sia il mio avvocato, con altrettanto veleno nella voce. Forse convocare il consiglio e gli avvocati della società in una riunione straordinaria di sabato mattina non è stata proprio un'ottima idea, ma il tempo stringe e dobbiamo cercare di capire a come cazzo mandare avanti la società e, soprattutto, devo studiarmi un mucchio di fascicoli riguardanti il vecchio e nuovo caso di mio padre.

«Non ci sono prove che confermino la veridicità delle accuse Magnus e lo sai benissimo. Tutta questa farsa potrebbe essere benissimo un tentativo del figlio per estorcergli la società e farne quello che vuole».

Certo, era proprio questo quello a cui pensavo: ai soldi. Qualcuno gli spari e ponga fine alle mie sofferenze, vi prego. Sospiro e mi protendo sull'enorme tavolo di vetro al cui centro, disposti a ugual distanza, c'è una fila di piccoli cestini neri. Tutti si zittiscono immediatamente e le dieci teste che ci sono nella sala, compresa quella di mio zio che è seduto al mio fianco, si girano verso di me.

«Potrei anche vendere questa società del cazzo sa signor...? Come ha detto di chiamarsi?» domando corrugando la fronte guardando minacciosamente vero l'avvocato occhialuto che ha appena aperto bocca. «Sono Edward Peterson, uno dei dieci legali più importanti e rinomati di New Orleans, nonché l'avvocato di suo padre» mi risponde gelidamente, in tono di sfida, come se mio padre fosse Barak Obama.

«Bene Peterson. Le cose stanno così: non me ne fotte un cazzo dei soldi di mio padre, né di chi cazzo sia lei, né tanto meno quest'altri» prorompo alterato indicando con un gesto le altre persone: capo reparti dei vari settori, amministratori delegati, notai e altre figure che non saprei classificare. L'avvocato di mio padre sgrana gli occhi e deglutisce per il linguaggio che ho usato e si schiarisce la voce per ribattere, ma alzo immediatamente una mano per zittirlo: «Potrei rendere questa fottuta macchina di soldi un mucchio di brandelli e venderla pezzo per pezzo ad altre società, tornare a Newport e vivere con il ricavato fino al giorno del mio decesso; e lei sa benissimo che avanzerebbero talmente tanti di qui soldi che i miei figli potrebbero usare fino ai trenta o quarant'anni. Ma non ho intenzione di fare niente di tutto ciò. Lei che dice con tanto orgoglio e fierezza di essere l'avvocato di mio padre, presumo sappia chi è l'azionista detenente del cinquantanove percento delle azioni in quanto socio con maggior investimento all'inizio della società? Questo Charles gliel'ha detto?» gli domando assottigliando gli occhi e serrando la mascella. Dal suo sguardo capisco perfettamente che sa: «Allora? Lo dica» tuono e mezza sala sussulta al mio improvviso eccesso di rabbia. In questa stanza sono tutti degli sciacalli pronti a beccare il cadavere del prossimo sfigato morto nel deserto: questi non vedono una società o una famiglia ridotta in brandelli, vedono solo ricavato e profitti personali. L'avvocato Peterson si sistema con fare nervoso gli occhiali e poi risponde: «La signora Meredith Willson, ovvero la defunta moglie di Charles».

Il silenzio è così talmente denso e carico di sorpresa e sgomento che nessuno osa fare il minimo e impercettibile movimento: «Esatto. Meredith Wilson, mia madre. È stata mia madre a dare delle basi solide e concrete a questa cazzo di società. È stata lei a organizzare tutti gli eventi aziendali, a occuparsi del personale interno, dell'introduzione di norme sanitarie e "civili" affinché tutti i dipendenti non fossero trattati come delle bestie da parte di mio padre. Secondo voi, il grande e nobile Charles Walker, texano affamato di soldi e fama, ha sposato la figlia di un ricco imprenditore della Louisiana solo perché la amava?» domando serrando le mani. Sento una vena pulsarmi sulla tempia e il senso di claustrofobia che mi causa questo luogo inizia ad opprimermi. Quante persone ha pagato mio padre per cercare di falsificare le carte? Quanti di questi stronzi, seduti con me oggi, sono disposti ad aiutarmi per bontà d'animo e non per interesse personale?

Hundred KissesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora