12 - Evan

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If I told you what I was,
Would you turn your back on me?
And if I seem dangerous,
Would you be scared?
I get the feeling just because
Everything I touch isn't dark enough
That this problem lies in me
- Imagine Dragons, Monster

Gli occhi grandi e spalancati di Camille mi fissano sorpresi mentre ha ancora la mano sospesa tra i bottoni dei suoi pantaloni e il maglione. Quella maledettissima striscia di pelle nuda inizia a distrarmi e mi costringo a tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi.

La vedo aprire la bocca un paio di volte per poi richiuderla immediatamente.

«Cosa diavolo ci fai TU nel bagno delle femmine?» mi domanda puntandomi contro minacciosamente l'indice mentre con l'altra mano si sistema in fretta il maglione viola; sempre quelle maledette scollature poco provocanti. Incrocio le braccia al petto appoggiandomi con il bacino contro al bordo lavandino e sento un sorriso dipingersi sul mio volto mentre la osservo guardarsi intorno e lentamente assimilare il luogo in cui si trova. È come assistere ad un pulcino che si ritrova momentaneamente smarrito in una gabbia senza la mamma.

«Stai dicendo che sono io quello che si è intrufolato nel bagno sbagliato, ragazzina?» le domando ironico. Vorrei avere un tono di voce più duro, ma sinceramente non ci riesco e non me frega un cazzo. È troppo buffa con il viso tutto rosso e la testa alta che cerca di essere a suo agio in una situazione così imbarazzante.

«Smettila di chiamarmi ragazzina! È alquanto snervante considerata la mia maggiore età.» sputa indignata mentre imita il mio gesto e incrocia le braccia al petto. Noto il suo seno alzarsi sotto la pressione delle braccia conserte e l'occhio mi cade su quella che potrebbe essere... è una terza quella?

«Deduco, quindi, che tu abbia più di diciott'anni allora» presumo cercando di non fissare troppo il suo corpo. Mi assale un'improvvisa voglia di mettermi a ridere, ma mi trattengo: a quest'ora dovrei essere nell'ufficio di mio zio ad ascoltare un altro dei suoi noiosi e stupidi discorsi sugli sforzi che sta compiendo per trovare mio padre, o per evitare che io lo trovi (dipende dai punti di vista); e invece sono qui, chiuso nel bagno dei maschi, con Camille che ha la faccia tosta di guardarmi incazzata nonostante si trovi nel posto sbagliato. Chissà come avrebbe reagito se al posto mio fosse entrato qualcun altro?

«Solo diciotto. Non sono vecchia come te Walker» mi informa alzando un sopracciglio e e visibilmente seccata si incammina verso la porta. Se ne sta andando? Eh no, aspetta un attimo, non abbiamo ancora finito noi due. Senza dare tempo al mio cervello di elaborare esattamente quello che sto facendo, mi paro davanti all'ingresso del bagno e le impedisco di uscire; cosa diavolo stai facendo Evan Walker? mi chiede una voce, ma la ignoro.

Vedo sul suo viso formarsi un cipiglio curioso e spazientito allo stesso tempo e mi ritrovo, per l'ennesima volta da quando ci siamo visiti, a fissarle quel piccolo neo che ha sul labbro superiore. Immediatamente l'immagine di lei che mi bacia appassionatamente con le sue mani tra i miei capelli mi passa per la mente e istintivamente contraggo la mia mascella: non dovrei assolutamente avere pensieri del genere; non in un cesso trasandato della NHS con una ragazza più piccola di me di due anni perlomeno.

«E ora si può sapere perché fai lo strano Evan?» domanda, le braccia lasciate stese sui fianchi, i ricci morbidi e allo stesso tempo ribelli. Inspiro profondamente e cerco di darmi una calmata; mi ha appena chiamato con il mio nome o sto diventando anche sordo? Avanti Evan. Non fare lo sfigato di merda, non è mica la prima ragazza che vedi nella tua vita.

«Cosa ci fai qui?» le domando la prima cosa che mi viene in mente, ma in realtà sto cercando di domare una lotta interiore: da un lato c'è una parte di me che la vorrebbe lasciar andare, farla uscire da questo schifo di cesso cosicché anche io possa andare nell'ufficio di mio zio e chiudere in fretta le nostre questioni; dall'altra parte ho un fottuto bisogno che mi parli. Che LEI mi parli. Perché sono stramaledettamene stanco di questo tunnel di solitudine che mi sono costruito attorno e che non riesco ad abbattere. È come se fossi in un labirinto e non riuscissi più a trovare l'uscita, come se stessi affogando in mare a mille piedi di profondità, ma non appena guardo i suoi occhi e il suo cipiglio buffo non capisco come né perché, ma sto un po' meglio.

Hundred KissesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora