11 - Camille

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And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am
- Goo Goo Dolls, Iris

Axel parcheggia proprio di fianco all'auto di mio padre e spegne il motore.

«Ed eccoci qua» sospira togliendo le mani dal volante dell'auto mettendosele sulle ginocchia; si gira sorridendomi soddisfatto mentre i suoi occhi assumono una sfumatura vivace.

Dopo che mio padre se n'è andato insieme a Bronx, Axel mi ha portata all'Old Steak, lo stesso locale dove l'ho visto la prima volta. Ha insistito affinché pagasse lui il pranzo e devo dire che mi sono sentita terribilmente in colpa dato che ho esagerato con le ordinazioni, ma lui, di fronte al mio appetito sproporzionato e inquietante oserei dire, non si è minimamente scomposto. Anzi, si è messo a ridere e mi ha chiesto come facessi a essere ancora in forma dopo i quintali di cibo che assumevo. «In realtà se non ci fosse Bronx che mi costringe a fare tremila chilometri ogni giorno sarei una balena spiaggiata; in più mangio tanto solo a pranzo. La mattina mangiucchio sempre qualcosina per far felice mio padre, ma non è che sia chissà cosa» gli ho spiegato. Non sono uno stuzzicadenti. Anche io ho le mie forme e ne vado totalmente fiera. Quelle forme sono l'inno di gioia alla pasta, alla carne, ai carboidrati e, soprattutto, al cioccolato!

Una volta consumato il nostro pasto tra una risata e l'altra, e discorsi più assurdi che sensati, siamo usciti e abbiamo passeggiato un po' per le stradine di Newport: ho scoperto che hanno un cinema Non un multisala come a Washington, ma esiste un cinema e questo è già un punto in più a favore di Newport. In verità inizio a trovarmi veramente bene qui, più che in qualsiasi altro posto sia stata, saranno le insegne particolari o il profumo dell'oceano o il verde o la gente sempre cordiale con quel suo fare spudoratamente impiccione...  Siamo passati anche di fronte all'ufficio legale della città, l'unico per la cronaca, e subito mi sono tornate in mente le parole di mio padre quando mi ha parlato dello strano ragazzo che si aggirava intorno alla nostra macchina; chissà se poi ha chiesto informazioni a riguardo. Ultimamente è fissato solo con quello stupido pontile.

Il nostro mini tour si è concluso in un minuscolo e grazioso negozio di musica e lì si è aperto un discorso infinito tra me e Axel sull'ambiguità dei miei gusti: «Spazi troppo da un genere all'altro. Non riesco a identificare che genere musicale tu possa essere» ha sbottato dopo l'ennesimo album che gli indicavo come "già ascoltato". «Beh, non devo per forza essere relegata in un solo genere. Le persone sono belle e interessanti perché variano no?»

«Belle da mangiarsele con gli occhi?» ha domandato divertito inarcando un sopracciglio e io l'ho ammonito con un semplice «Non ti azzardare».

«Grazie Axel, è stato divertentissimo oggi» inizio con un sorriso a trentadue denti voltandomi anch'io verso di lui. «Credo di non aver mai passato una giornata così bella in tutta la mia vita» gli confesso chinando il capo tormentando le maniche della mia felpa. In realtà quest'uscita è stata decisamente più bella e divertente di quella con Priscilla; non che la mia compagna non mi piaccia, solo che mi ha portato a mangiare del pesce e dopo trascinata in una fumetteria, nascosta tra due palazzine ai confini di Newport, presentandomi Carl: un uomo sulla quarantina con una divisa composta da una maglietta gialla con una vignetta che recita "GULP!" e un paio di pantaloncini neri striminziti.

«Addirittura? Beh, signorina Carter, è stato un vero piacere per me» sorride ancor di più Axel «e sono felice ti sia divertita. Quindi si può rifare?» conclude domandandomi. Lo fisso per qualche istante e tra i suoi capelli neri arruffati, gli occhi nocciola sorridenti e quell'aria da "Ehi, sono un ragazzo con la gentilezza e la bontà del sud" mi viene spontaneo sorridergli di rimando. Annuisco «Sì, si può fare»

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