Hundred Kisses

9 - Evan

I've been up in the air, out of my head,
Stuck in a moment of emotion I destroyed.
Is this the end I feel?
Up in the air, fucked up on life,
All of the laws I've broken, loves that I've sacrificed.
Is this the end, end?
- Thirty Seconds to Mars, Up in the air

È passata una settimana da quando ho incontrato la ragazzina dagli occhi grigi e il suo strampalato cane. Una settimana in cui di lei non ho visto nemmeno l'ombra nel bosco.

Domenica, verso il calar del sole, stavo ritornando a casa quando, passando per il tornante sopra la montagna vicino alla sua proprietà, ho notato due figure vicino all'acqua. Un uomo, credo suo padre, che gesticolava verso il pelo dell'acqua indicando un carico di travi e assi di legno appoggiate lì vicino, e lei con accanto il cane. Potevo osservare solo le sue spalle dall'ammasso di ricci tenuto raccolto alla bell'e meglio in una capigliatura dalla quale spuntavano fuori alcune ciocche ribelli. Indossava qualcosa decisamente della misura sbagliata dato che sembrava sparire nell'enorme felpa; per non parlare dei pantaloncini: siamo quasi alla fine di settembre, non ha freddo? Comunque, è stato un attimo ed è tutto quello che sono riuscito a scorgere prima di svoltare la curva del tornante e imboccare la strada di casa.

Dò un ultimo colpo d'ascia al tronco che stavo spaccando e mi rimetto in posizione eretta per sgranchirmi la schiena; molti considerano il lavoro del boscaiolo un mestiere troppo umile, in cui non guadagni un cazzo, io lo faccio solo per sfogarmi. Non credo proprio di aver bisogno dei soldi, l'unica cosa di cui ho seriamente bisogno è trovare quello stronzo di mio padre, raggiungerlo e fare i conti; ma mio zio mi tiene relegato qui, sostenendo che le vie legali sono le migliori per le "vendette personali". Inspiro profondamente e scaglio l'ascia sul tronco che uso come appoggio, riprendo a fare stretching, allungando anche le braccia sulla testa e sbadiglio sonoramente. Non vedo l'ora di andare a gettarmi sul letto e dormire; almeno domani non devo svegliarmi all'alba per finire questo carico.

Con la coda dell'occhio catturo un movimento impercettibile verso sinistra e mi volto di scatto per vedere cosa possa essere: un albero. Un grande pino dalla corteccia ampia e ruvida mi osserva immobile; eppure mi sembra di aver visto qualcosa muoversi...

Scrollo le spalle scuotendo la testa e non ci bado: sarà stata la mia immaginazione. Afferro gli ultimi pezzi di legna e li sistemo sul pick-up. Mentre mi sto voltando verso l'appoggio da cui devo ancora estrarre l'ascia ,però, vedo benissimo qualcosa nascondersi di scatto dietro al tronco. Allora non sono impazzito; c'è veramente qualcosa o qualcuno là!

«Chi sei?» tuono e prendo in mano l'ascia; se è uno scagnozzo di mio padre che mi sta pedinando per corrompermi un'altra volta non ho intenzione di risparmiarmi. Mi avvicino lentamente verso l'albero, quando punto lo sguardo per terra e noto che alla destra del tronco sbuca fuori la punta di una scarpa grigia. Cerco di aggirare lentamente il pino ed evito di fare qualsiasi rumore, poi, quando sono a pochi passi di distanza, balzo e afferro di scatto un braccio.

«Lasciami; LASCIAMI» urla una ragazza mentre con la mano libera mi tira pugni sul petto e strattona il braccio che le sto tenendo saldamente. «Ti ho detto di lasciarmi assassino» sbotta nuovamente e istintivamente sorrido riconoscendo il viso della ragazza: è occhietti grigi. «Sei tu» dico sorridendo ancor di più.

Aspetta, perché le sto sorridendo?

Faccio qualche passo indietro e le mollo il braccio lei se lo sfrega poi mi guarda con la fronte increspata. Questa volta indossa un paio di jeans scuri attillati, le scarpe grigie e un maglione nero con una scollatura poco provocante, ma che le carezza dolcemente le curve del seno in maniera quasi provocante. Deglutisco e schiarisco la voce guardando altrove. Evan, che cazzo stai pensando?