8 - Camille

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And you know
for you I bleed myself dry
for you I bleed myself dry
Look at the stars,
Look how they shine for you,
And for everything you do
- Coldplay, Yellow

Verso l'ora di cena sento il rumore della ghiaia e dei sassi scricchiolare sotto il peso delle ruote dell'auto di mio padre e meno di cinque minuti dopo, la porta d'ingresso si apre e si richiude dietro a un Ryan Carter visibilmente sciupato. Ha partecipato a qualche corsa con la staffetta e io non ne so nulla?

«Ma non hai freddo?» sbotta non appena entra in cucina e mi trova sull'isola della cucina che preparo l'insalata. «Ciao anche a te papà. Oh, sì sto bene. Il primo giorno di scuola è stato fa-nta-sti-co. E tu? Il lavoro?» ribatto acida e spazientita. Mio padre deve smettere di considerare dei pantaloncini e una canottiera l'intimo di una donna.

«Un giorno ti prenderai una broncopolmonite "palmacutica" del Bengala e io ti dirò...»

«Te l'avevo detto. Sì, sì papà» lo interrompo mentre si toglie la giacca del suo completo scuro e la appoggia sullo schienale di una delle sedie dell'isolotto; va al lavandino per lavarsi le mani e annusa con interesse il profumino proveniente dalle pentole sui fornelli.

«Che cosa stai cucinando di buono?» domanda mentre alza il coperchio della padella e osserva i il contenuto che ho messo su qualche minuto fa.

«Petto di pollo alle erbe e limone, pasta e insalatona. Ci mettiamo dentro il mais?»

«Il mais sta bene con tutto, che domande fai figlia ingrata?» ride aprendo lo sportello della dispesa sopra la sua testa per prendere un barattolino di oro giallo. «Quindi la scuola è andata bene?» chiede sedendosi vicino a me mentre inizio a tagliare in due parti i pomodorini. «Mah, qualche intoppo con la segretaria stamattina, ma nulla di che. Non indovinerai mai chi è il mio professore di psicologia e filosofia.» ridacchio ricordando quel gran pezzo di figo del mio prof. Se solo avessi dieci anni in più e lui non fosse sposato con figli, un pensierino me lo farei. Hai capito il nostro bibliotecario?

«Chi?» domanda incuriosito papà mentre prende ad arrotolarsi le maniche della camicia sui gomiti. «L'uomo a cui ho salvato la figlia quando siamo arrivati qui.»

«No; ma dai? Che piacevole coincidenza, non trovi?»

«In realtà ho paura che si faccia un'idea sbagliata di me... sai che in psicologia non ho problemi, ma filosofia proprio non la concepisco alle volte. E se il professor Williams pensasse che sono una sorta di piccolo genio solo perché ho salvato la vita a sua figlia e rimanesse deluso?». Ryan sbatte un paio di volte le palpebre e mi fissa accigliato rigirandosi in mano un'arancia.

«Davvero,» inizia «sono l'unica persona al mondo che ho dato alla luce una ragazzina col potere di farsi seghe mentali in maniera continuativa. Dalla violenza domestica alla delusione platonica da parte di un prof. Cos'ho fatto di male?» sospira esasperato e fa finta di essere stanco; io ridacchio ancora intenta ad affettare pomodorini. «Nessuno si aspetta niente da te Cami. Non fraintendere, ma se non conosci una persona come puoi pretendere di giudicarla o di avere delle aspirazioni che la riguardano? Non deluderai nessuno che non sia qualcuno di importante, mettitelo in testa» conclude carezzandomi una guancia e rimettendo a posto l'arancia nel cesto della frutta. Adoro papà giuro, e più lo osservo, con la barba curata, i capelli sparati da tutte le parti e gli occhi grigi carichi di una scintilla di vita, più mi sento... come dire? Non so se è sicurezza quella che provo, ma è un misto tra rispetto e infinito amore paterno.

«Ti voglio bene papà» lo inforno borbottando senza guardarlo in faccia. Come ho già detto, io e lui non siamo molto per le effusioni affettive.

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