19 - Evan

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I'm looking right at the other half of me
The vacancy that sat in my heart
Is a space that now you hold
Show me how to fight for now
- Justin Timberlake, Mirrors

L'urlo di Camille mi penetra nella pelle e non appena la vedo accasciarsi sul terreno fangoso scatto immediatamente verso di lei. «Il piede! Cazzo il piede» urla di dolore mentre si rialza sulle mani.

«Sei un'idiota o cosa? Che cazzo ti salta per la mente di seguirmi con questo temporale» le urlo contro mentre mi inginocchio vicino a lei e le pulisco il viso dal fango. Un altro boato esplode sopra le nostre teste e un fulmine illumina il viso di Camille contorto in una smorfia di dolore: la pioggia continua incessante e violenta; i suoi ricci sono tutti appiccicati al viso, mentre i vestiti sono zuppi di acqua e di fango. Idiota. È un'idiota.

È un'idiota perché ti ha seguito Evan? Nessuno ti aveva mai rincorso in vita tua, coglione.

Il suo cane, anch'esso fradicio, le si è messo accanto e inizia ad abbaiare; siamo a pochi centimetri di distanza, praticamente ho le ginocchia affondate nel fango accanto a lei e le scosto i capelli dal viso mentre Camille si mette a sedere e si afferra la caviglia sinistra con tutt'e due le mani.

«Forza vieni qui» le dico mentre metto un braccio sotto le sue ginocchia e l'altro dietro la schiena.

«Il piede... fa malissimo» piagnucola mentre la isso bene tra le braccia e mi alzo in piedi facendo forza sulle ginocchia. Un lampo squarcia il buio della vegetazione del bosco e pochi istanti dopo un altro tuono esplode sulle nostre teste. Cazzo. Questo non è un temporale, è una fottutissima tempesta.

«Adesso vediamo cos'ha il tuo piede» la consolo mentre lei circonda il mio collo con le mani e poggia la testa sulla mia spalla; riesco a sentire il suo profumo inebriarmi i sensi nonostante sia completamente ricoperta di fango; l'inconfondibile profumo che mi ricorda tantissimo i fiori, uno in particolare, e il miele.

Affretto il passo e dopo pochi minuti giungiamo davanti alla porta di casa «Ce la fai a stare in piedi un attimo?» le domando e lei annuisce soltanto, il viso ancora velato di dolore. «Bene, adesso ti metto giù per prendere le chiavi e ti riprendo in braccio, ok?» la informo e lei annuisce nuovamente. Noto che ha la mascella serrata e delle lacrime le scendono dagli occhi; lacrime che vanno a confondersi con le gocce di pioggia. Fanculo. Non mi piace per niente vederla in queste condizioni e sapere che è in questo stato a causa mia non fa altro che peggiorare la situazione. Merda. Inspiro rumorosamente e la poggio delicatamente per terra e la sento emettere un verso di dolore.

«Camille...»

«Evan, porca troia muoviti ad aprire quella cazzo di porta» sbotta mentre si aggrappa al mio braccio. Infilo in fretta e furia la mano libera nella tasca del cappotto in cui so esserci le chiavi e ne tiro immediatamente fuori le chiavi. Le infilo nella serratura e una volta girate, spalanco la porta riprendendo in braccio Camille che non esita un secondo a circondarmi nuovamente il collo con le braccia.

«Forza bello» intimo a Bronx che ci sta seguendo, il muso e gli occhi preoccupati.

Non appena entriamo tutti e tre, con un colpo di piede richiudo la porta e mi avvicino ad una delle sedie del tavolo che c'è nell'angolo cottura per poggiarci sopra Camille.

«Sei un'idiota ragazzina» sbotto mentre cerco di toglierle di dosso il cappotto e lei, con una mano, cerca di levarsi gli ultimi residui di fango dal viso.

«Aspetta un attimo» le dico dopo che le scosto il cappotto di dosso e lo getto per terra: pesa un quintale! Mi alzo vado in bagno e una volta varcata la soglia, apro l'armadio dove tengo tutti gli asciugamani e ne prendo uno a caso, poi torno da lei e mi chino verso il suo viso iniziando a tamponarlo con l'asciugamano e tolgo tutto il fango.

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